Angelika Hutter: l’arte, le banche e la follia. Tutti i demoni della killer di Cadore che «viveva in auto da ottobre»

Ecco il passato della donna tedesca che ha investito e ucciso tre persone a Santo Stefano di Cadore

Angelika Hutter: l’arte, le banche e la follia. Tutti i demoni della killer di Cadore che «viveva in auto da ottobre»
Angelika Hutter: l’arte, le banche e la follia. Tutti i demoni della killer di Cadore che «viveva in auto da ottobre»
di Angela Pederiva
Domenica 9 Luglio 2023, 08:23 - Ultimo agg. 18:20
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VENEZIA - Gli occhi sono coperti da una fascetta nera e il cognome ha l’iniziale puntata. Ma sulla Bild il titolo a caratteri cubitali svela un particolare inquietante su Angelika Hutter: «L’autista della morte viveva da ottobre nella sua Audi». Nove mesi trascorsi in quella macchina nera in giro per l’Europa del Sud, racconta il popolare quotidiano tedesco, forse per sfuggire ai demoni che proprio dall’autunno sembravano inseguirla: «Voleva viaggiare, vedere Paesi diversi, conoscere persone. Ma il suo sogno di libertà giovedì è finito in una catastrofe».

SPORT, STUDI E LAVORO

Non erano certo queste le notizie sulla giovane, quando aveva 15 anni ed era una promessa dell’atletica, allieva del Comenius Gymnasium di Deggendorf. Ai campionati indoor della Baviera meridionale, nel febbraio del 2007, la ragazzina gareggiava nella corsa: 8,43 secondi sui 60 metri. «A causa delle numerose false partenze in questa prima manche intermedia – riportavano le cronache dall’Olympiapark di Monaco, che traduciamo dal tedesco – tutti i concorrenti rimasti erano molto inquieti. Purtroppo anche Angelika Hütter non è partita bene e quindi non è riuscita ad arrivare in finale. Tuttavia, si potrebbe dire che si era presentata in modo eccellente a questa competizione. Si è dovuta accontentare del 18° posto su 63 partecipanti». Tuttavia più dello sport, era l’arte la sua vera passione. Dopo il liceo, la ragazza si era iscritta al corso di Design alla Fachhochschule di Salisburgo in Austria, per la laurea e il master nel settore multimediale, trascorrendo anche un semestre di studio alla University of Technology di Auckland in Nuova Zelanda. Da lì l’ingresso nel mondo del lavoro, sempre nel campo della creatività ma ogni volta da precaria: stagista per sei mesi ciascuna in due agenzie di Monaco fra il 2011 e il 2015, grafica per cinque mesi in uno studio di Grafenau e per altri tre in un laboratorio di Passau nel 2018, web designer per due mesi a Deggendorf nel 2019. Infine da gennaio del 2020 libera professionista con la sua società Birkenweiss Designs: media, comunicazione, grafica, brand design, artigianato, illustrazione. «Per me, l’arte significa il coraggio di essere diversi», spiegava nel proprio sito, in cui mostrava i lavori che in parallelo rilanciava anche sui relativi canali social.

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CREAZIONI E RABBIA

Ecco allora i bozzetti industriali e le installazioni animate, i disegni sui libri per bambini e le partecipazioni nuziali sia cartacee che digitali, le nature morte in acrilico e gli acquerelli variopinti su tela («Sto migliorando», si compiaceva su Facebook), ma pure la creazione dei gioielli d’argento e il riciclo degli oggetti d’arredo, tipo il cesto che diventava un divano e gli schienali delle sedie lavorati a maglia, «in vendita» su Instagram. Con il Covid, tempo di lockdown e di lievito («Qui c’è il mio pane per il mondo», era la descrizione di due pagnotte fatte in casa), qualcosa dev’essere cambiato, a rileggere adesso le annotazioni di quel periodo. Confidenze sulla difficoltà di farsi capire, data la sua propensione all’uso delle metafore: «Alcune persone hanno un problema con me perché comunico poco verbalmente - o in modo errato - o per niente. A volte (non sempre!) nessuna risposta è una risposta. Oppure, nel caso della comunicazione non verbale, anche nessuno sguardo è uno sguardo». Riflessioni a proposito del segno lasciato dalla pandemia sulle sue stesse elaborazioni: «Invece di immagini stock non creative preferisco foto artistiche e illustrazioni fantastiche che sono diverse e attirano l’attenzione! Il coronavirus ha già tolto molto alla nostra cultura...». L’ultimo intervento sui temi dell’arte risale a ottobre del 2022, cioè quando Angelika Hütter ha cominciato a vivere in macchina. A quella decisione è seguito un lungo silenzio, fino ai post sconclusionati del febbraio scorso. Per esempio in quel momento è bastata la foto di un corriere espresso vestito di marrone, che gira per la città su un triciclo in modo da contenere l’inquinamento atmosferico, per scatenare la sua rabbia: «Questi signori purtroppo non sono così ben sviluppati. Qui i camion vengono posizionati in sala e poi davvero spinti sul gas!! Cosa dico? Anche i nazisti sono marroni. E anche i nazisti hanno gasato le persone».

Pensieri sconnessi, tanto da lasciare perplesso un suo amico: «Eh... cosa?». Oppure le frasi scoordinate sugli istituti di credito: «Attenti voi nazisti. Purtroppo, le banche in Germania non sono sicure!! Vogliono tutti i tuoi dati, numero di cellulare, indirizzo, e-mail. Ma attenzione se i dati devono essere modificati o si dice che il luogo di residenza non esiste più perché sei in viaggio all’estero?! Oh, facciamo solo finta che la password sia improvvisamente diversa!!! Nessun taccuino può tenere il passo!».

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SANITÀ MENTALE

Parole almeno in apparenza prive di un filo logico. Il che peraltro poteva anche non avere un grande significato per la 31enne, a giudicare dalla domanda che lei stessa poneva pubblicamente un paio di anni fa: «Dov’è il confine tra sanità mentale e follia e chi lo definisce?». A chiudere la galleria delle sue immagini, è uno scatto del 27 febbraio 2023, che immortala tre aquiloni che volteggiano nel cielo sopra una palma, accompagnati da una didascalia piuttosto criptica: «La madre dei draghi». Dopo di allora, solo una raffica di insulti da parte degli utenti del web, postati in queste ultime ore in un crescendo di indignazione: «Sei stata tu a commettere il triplo omicidio in Italia? Assassina!».

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