Torna il Newroz, festival indipendente​ a Mezzocannone Occupato

Torna il Newroz, festival indipendente a Mezzocannone Occupato
di Veronica Bencivenga
Sabato 30 Giugno 2018, 19:15
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Dal 3 luglio, a Mezzocannone Occupato, torna il Newroz, festival indipendente di musica e cultura indipendente che prende il nome dal capodanno curdo. Per una settimana, dal 3 al 7 luglio (e poi il 13 e 14) si alterneranno a Via Mezzocannone 14 musicisti napoletani e non (da Valerio Jovine a Ivan Granatino, da The André a Enzo Savastano), mostre fotografiche, proiezioni (vedremo il corto 'La chimera' il 4 luglio, giornata tutta dedicata a Scampia). Non mancheranno dibattiti e approfondimenti politici (il 3 luglio a parlare di democrazia e opposizione al governo dei populismi di destra ci saranno Luigi De Magistris, Mimmo Lucano sindaco di Riace, attivisti dei comitati ambientalisti da tutta Italia e altri esponenti di esperienze civiche di amministrazione). Alla sua quarta edizione, il Newroz continua a proporsi come spazio liberato in cui socialità, arte, cultura e politica possono viaggiare assieme nel cuore del centro storico di Napoli.

«Il 6 luglio suonerò anche io dal palco del Newroz Festival - dichiara Valerio Jovine -, come già per la prima edizione. In questi 4 anni mi sembra l'appuntamento sia cresciuto, ma conservando quello spirito di fondo che mi fece subito affezionare al progetto: buona musica, prezzi popolari e un reale impegno per trasmettere dal cuore della città di Napoli valori, idee, battaglie per i quali è giusto metterci la faccia. Non potevo mancare e non potete nemmeno voi».

«Quest'anno abbiamo scelto di tenere il Newroz a Mezzocannone Occupato perché crediamo abbia senso provare a sviluppare un'idea di cultura e socialità diversa in quel centro storico che rischia di essere trasformato irreversibilmente dal turismo di massa - dicono gli organizzatori. Napoli può e deve essere un punto di riferimento per l'arte, la cultura, senza perdere la sua connotazione di città popolare, dunque accessibile e non vittima di concezioni elitarie dell'industria culturale».
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