«Negli ultimi venti anni - ricorda Eugenio Bennato - abbiamo vissuto e viaggiato al ritmo della taranta, portando il linguaggio del Sud Italia in ogni città del pianeta. Basti pensare al tour primavera-estate appena terminato: dal Portogallo al Maghreb fino all'Opera House del Cairo, capitale suo malgrado protagonista del drammatico omicidio del giovane dottorando Giulio Regeni. In seguito alla sua enigmatica morte, le relazioni istituzionali fra Egitto e Italia si sono assai impoverite. Al contrario per una irripetibile epifania al Cairo la gente ha scelto la nostra musica quale momento intimo di disgelo». Bennato ricorda l'evento che segnò la nascita ufficiale del movimento Taranta Power.
«Eravamo a Lecce, era il 3 ottobre del 1998.
Accanto a me in palcoscenico c'erano i massimi esponenti della musica di taranta di tutte le regioni del Sud: per il Gargano, i Cantori di Carpino guidati dal mitico Sacco Andrea e da Antonio Maccarone e Antonio Piccininno, e poi l'insuperato Matteo Salvatore; per il Salento, i maestri della pizzica Alla Bua e Aramirè; per la Sicilia, Alfio Antico; Antonio Infantino e i Tarantolati di Tricarico per la Basilicata, e il gruppo Tactus per la Calabria. A quel debutto, seguì un tour che coinvolse con grande successo i più importanti centri sociali del Nord: il Leoncavallo a Milano, la Flog a Firenze, il Pedro a Padova, il Livello 57 a Bologna, il Faro a Roma. Un'arte questa - la definisce - che fa a duello con l'universo passivo-omologato-globalizzato».