NaDir, a Soccavo torna il festival «in direzione opposta»

I Sula Ventrebianco
I Sula Ventrebianco
di Veronica Bencivenga
Martedì 17 Luglio 2018, 17:56
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Anche quest'anno torna il NaDir, Napoli Direzione Opposta Festival, un festival indipendente completamente autofinanziato. È il festival degli attivisti della rete NDO, in collaborazione con tante realtà sociali attive sul territorio di Napoli e di Soccavo.
Per la prima volta, due giorni di attività per il quartiere precederanno i consueti tre giorni di concerti, sulpalco saliranno artisti della scena sia italiana che napoletana e artisti emergenti del nostro territorio. Si inizia domani 18 luglio dalle 18.30 con la musica popolare della Compagnia d’ ‘o tammurro, suoni e canti dell’area flegrea, si prosegue giovedì 19 luglio con giochi e attività per i bambini e le bambine con la rete Strummolo- Carnevale Centro Storico, il Mammutbus del Centro Territoriale Mammut Napoli e gli attivisti e le attiviste dell’Associazione Davide Bifolco – Il dolore non ci ferma ONLUS . Dal venerdì si entra nel vivo con la musica hip hop degli Ultima Haine, Gheto&Ruocco, Oyoshe e Peppoh e La Famiglia. Sabato salgono sul palco i Soviet Soviet, i Sula Ventrebianco e A Toys Orchestra. E infine, chiudono in bellezza, gli artisti napoletani Enzo Gragnaniello e Vale Lambo. Musica ma anche arte, cultura e dibattiti, il NaDir quest’anno più che mai vuole concentrarsi su Soccavo, sul quartiere in cui prende forma, dimenticato da istituzioni e circuiti culturali tradizionali.
«Il NaDir è una realtà molto importante, non può essere considerato un semplice festival – dichiarano i Sula Ventrebianco, gruppo rock napoletano – è un collettivo a cui bisognerebbe ispirarsi visto che favorisce l’aggregazione sociale attraverso la musica. Noi al NaDir ci sentiamo come a casa, è la quarta volta che saliamo su quel palco e siamo contenti di continuare a farne parte». Soddisfazione espressa anche da Alessandro dei Soviet Soviet, gruppo post punk italiano: «Pensiamo sia importantissimo supportare queste realtà autofinanziate, messe su da persone che puntano alla rivalutazione dei luoghi abbandonati, che si attivano per il territorio creando cultura e spazi di aggregazione sociale».
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