Al Madre gli scatti di Mapplethorpe tra ritratti, eccessi e performance

Al Madre gli scatti di Mapplethorpe tra ritratti, eccessi e performance
di Rossella Grasso
Venerdì 14 Dicembre 2018, 17:29
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Ci sono i ritratti di Andy Warhol, Debbie Harry, Patti Smith e Arnold Schwarzenegger oltre a statuari corpi nudi, sguardi e dettagli che trasmettono il senso della forza e dell'energia. Tutto questo è l'opera di Robert Mapplethorpe in esposizione al Madre per «Coreografia per una mostra» fino all'8 aprile. Non solo arte ma anche performance per unire naturalmente l'opera dell'artista alla performatività e domostrare che l'arte non finisce nel momento dell'opera è in continua evoluzione. Un viaggio attraverso il XX secolo, tra gli anni '70 e '80, tra eccessi, erotismo, lotte per i diritti, la musica e la danza. 
 


La mostra è a cura di Laura Valente e Andrea Viliani in collaborazione con la Robert Mapplethorpe Foundation di New York e coincide con il trentennale della personale itinerante «The perfect moment», pochi mesi prima della scomparsa dell'artista il 9 marzo 1989 a soli 43 anni. Un ipotetico dialogo tra antichità e modernità, fotografia e danza, va in scena al Madre non solo nell'esposizione ma anche attraverso un ricco programma di performance dal vivo commissionate ad hoc ad alcuni dei più importanti coreografi della scena internazionale. Apre il cartellone performativo Olivier Dubois, Direttore della Compagnie Olivier Dubois, uno dei migliori 25 ballerini del mondo, che per l'occasione ha creato la coreografia «In dialogue with Bob». Una performance che prevede la partecipazione di performer scelti in audizioni pubbliche a Napoli. 

La coreografia espositiva si articola in tre sezioni tra loro connesse. Si parte da un'Ouverture nella sala di ingresso e nelle due sale attigue, che ridisegnano lo spazio-tempo del museo infondendogli un'ispirazione teatrale, tesa nel gioco di sguardi tra le due muse del fotografo, Patti Smith e Samuel Wagstaff Jr. A seguire nelle cinque sale iniziali e nelle sei finali, il pubblico è introdotto direttamente sul palcoscenico di questo «allestimento per immagini» - fra ballerini, atleti, bodybuilders, modelle e modelli - esplorando la performatività del soggetto fotografato, che Mapplethorpe riprendeva con un'accurata preparazione nel suo studio. Poi c'è la grande sala che porta il pubblico in una potenziale platea, analizzando il ruolo del visitatore e il suo desiderio ritrovato nello sguardo di decine di ritratti che, nel loro complesso, restituiscono una sorta di diario personale della vita, degli affetti, amicizie, incontri, collaborazioni e commissioni dell'artista e costituiscono anche, tra sfera privata e pubblica, un affrsco della società newyorkese e del jet-set internazionale fra gli anni '70 e '80 del XX secolo. 

Un tappeto rosso fa da palcoscenico ai danzatori con gli autoritratti del fotografo che fanno da scenografia. Alle spalle l' (Un)Dressing Room, un camerino allestito e la X(Dark) Room in cui sono esposte le opere più segrete ed estreme a soggetto erotico fra cui una selezione del famoso «Portfolio X». All'interno della mostra ci sono anche le opere in prestito da altri musei campani come Capodimonte, il Museo Archeologico Nazionale e la Reggia di Caserta. Le performance si susseguiranno nei prossimi mesi e saranno a cura di ballerini e coreografi di fama tra cui l'ucraino Vadim Stein. Più che una mostra un'esperienza che pervade il visitatore a 360°, toccando con mano l'opera di Robert Mapplethorpe.
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