«Zes Campania, occasione unica per lo sviluppo», ma è rebus nomine

«Zes Campania, occasione unica per lo sviluppo», ma è rebus nomine
di Nando Santonastaso
Martedì 18 Settembre 2018, 12:00
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Con i tempi che corrono, soprattutto quando di mezzo c'è la politica, azzardare una scadenza per l'avvio vero e proprio della Zona economica speciale della Campania è un esercizio a dir poco inutile. Intanto perché l'iter burocratico non si è ancora concluso e poi anche perché non sarà facile armonizzare obiettivi e regole in un territorio abituato a litigare su tutto. Figurarsi adesso che sono state gettate le basi per una svolta significativa sul piano economico.

Eppure, come dice Amedeo Lepore «in qualità di docente all'università Vanvitelli e di membro del comitato direttivo della Svimez», ma da tutti riconosciuto come il papà della Zes da lui istruita quand'era assessore regionale alle Attività produttive, «sarà determinante il coordinamento tra gli attori in campo».

Non un problema tout court di governance o di risorse, insomma, com'è accaduto per Bagnoli ma di strategie e di sinergie. Le prime restano quelle contenute nel Piano di sviluppo strategico approvato dalla giunta di Vincenzo de Luca, capofila in Italia per le Zes, nel quale si ribadisce la volontà di «attrarre grandi investimenti industriali e logistici» e di puntare «all'incremento dell'occupazione produttiva in un ambito innovativo e strategico» la cui centralità è il sistema dei porti, da Napoli a Castellammare di Stabia, a Salerno.

Le altre, le sinergie, riguarderanno soprattutto il rapporto tra la Regione e il governo che non solo mette i soldi (250 milioni in tre anni di credito d'imposta, destinato a chi vuole investire nella Zes campana) ma che sembra voler seguire molto da vicino l'intero dossier, come annunciato dal vicepremier Di Maio. La partita, come si intuisce, finirà per assumere anche una connotazione politica anche perché la Regione ha previsto all'interno del suo Piano una cabina di regia che punta a coinvolgere anche Invitalia per realizzare, specie sotto il profilo infrastrutturale, gli interventi di sviluppo necessari ai territori della Zes. Non è un caso che in questi giorni il deputato Pd Piero De Luca abbia interrogato il governo sui ritardi nelle nomine di sua competenza nel Comitato di indirizzo segnalando le ripercussioni negative sugli atti della Regione.
 
In settimana, stando alle parole di Di Maio, il governo nominerà i due suoi rappresentanti nel Comitato di indirizzo, che sovraintenderà all'attuazione del bando di gara per il credito d'imposta, snodo decisivo per l'attrazione dei nuovi investimenti. Uno rappresenterà il presidente del Consiglio, l'altro il ministro delle Infrastrutture. Del Comitato fanno già parte il presidente dell'Autorità portuale Pietro Spirito e l'imprenditore casertano Gianluigi Traettino, presidente della locale associazione degli Industriali, in rappresentanza della Regione. Al bando potranno partecipare non solo imprenditori esterni all'area della Zes ma anche già insediati al suo interno e questo conferma l'indiscutibile potenzialità dell'iniziativa. Il meccanismo potrebbe essere simile a quello del Credito d'imposta che premia chi vuole investire al Sud, con automatismi cioè in grado di sveltire enormemente i tempi di erogazione delle risorse.

Il Dpcm semplificazione è l'altra gamba su cui poggiano i destini della Zes. Il governo, attraverso il decreto del presidente del Consiglio la cui firma era stata annunciata come imminente già a fine agosto, garantisce una sostanziale sburocratizzazione degli adempimenti necessari alle imprese per mettere in atto i loro investimenti. Chi sceglie la Zes o già ne fa parte godrà di una corsia preferenziale per autorizzazioni, incentivi, certificazioni amministrative e doganali e forse anche di un esonero dall'Irap per 5 anni. Inoltre potrà contare su un patto imprese-sindacati che disegna una cornice di riferimento nella quale sarà agevole gestire il capitolo delle assunzioni e non solo.

«Il vantaggio per gli investitori dice Giovanni Sgambati, segretario regionale della Uil - non sono tanto le risorse a disposizione ma la rapidità garantita per la parte burocratica. Noi sindacati e Confindustria mettiamo sul tavolo una prassi di accordo già sottoscritto in materia di formazione e sicurezza al lavoro. Mi auguro a questo punto che le nomine del governo arrivino nei tempi annunciati». Di sicuro, sottolinea Doriana Buonavita, segretaria della Cisl campana, «bisognerà stare attenti a evitare motivi di speculazione e il fenomeno della transumanza industriale della Campania. Bisogna passare dalle emergenze a un progetto organico per l'industria regionale che punti a proposte di qualità. Noi ci impegniamo a stare ai tavoli finché non si deciderà la programmazione delle opere, gli investimenti, la loro realizzazione».

Per un settore così strategico ma ancora in parte sottoutilizzato potrebbe essere arrivata la svolta. E i due Interporti affilano già le loro armi. «Vogliamo sperare che non si tratterà di un'occasione perduta. Oggi l'Interporto Campano dice l'ad Claudio Ricci rientra a pieno titolo nella Zes ma stiamo lavando con tutti gli attori rilevanti per sfruttare appieno queste potenzialità. Ma la Zes ha ragione di esistere se agli Interporti si affida, come dice la legge, il ruolo centrale come sintesi delle funzioni retroportuali, della logistica integrata e la localizzazione selettiva di attività manifatturiere e semi-manifatturiere. L'Interporto di Nola, con la sua dotazione all'avanguardia di infrastrutture e servizi, costituisce un perno fondamentale della Zes».

Stessa fiducia anche dall'Interporto Sud Europa Maddaloni-Marcianise che punta a sfruttare il vantaggio competitivo della sua dotazione ferroviaria: «Siamo in grado già oggi di sviluppare oltre 2.300 treni/anno lungo relazioni internazionali dice Giancarlo Cangiano, direttore marketing - in un momento in cui il mercato immobiliare logistico italiano sta vivendo un periodo di effervescenza. L'implementazione della Zes consentirà un ulteriore salto di qualità e di quantità rispetto ai quasi 3.000 addetti che tra diretto ed indotto già operano in Interporto perché migliorerà l'appetibilità della localizzazione per lo svolgimento di funzioni logistiche a valore aggiunto e, dunque, anche la possibilità di intercettare e rilanciare flussi di merci diretti verso il nord».
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