Napoli, licenziata D'Ambrosio: «Ma il mio assessorato era vuoto»

Napoli, licenziata D'Ambrosio: «Ma il mio assessorato era vuoto»
di Luigi Roano
Lunedì 22 Ottobre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 13:59
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Una domenica di passione e di tensione quella che si è consumata a Palazzo San Giacomo. A metà mattinata il sindaco Luigi de Magistris ha incontrato l'assessora Maria D'Ambrosio dei Verdi e l'ha licenziata dicendole che verrà tagliata dalla giunta. Non felice la D'Ambrosio nemmeno del trattamento riservatole, delle modalità con cui si è consumato l'addio: «A lavorare ho lavorato - racconta ormai l'ex assessora - tra pochi giorni si aprirà il parco Camaldoli ma saranno altri a fare la passerella. Ho fatto tutto quello che potevo con i mezzi dati. Il mio assessorato era sostanzialmente vuoto, nemmeno lo staff avevo. L'amarezza passerà presto, tornerò a fare l'avvocato a tempo pieno e dare una mano alla città in un altro modo». Dal quartier generale dei Verdi trapela molto nervosismo e l'annuncio di una mossa politica che mette seriamente a rischio la tenuta della maggioranza che sostiene l'ex pm che in fin dei conti si regge su due o tre voti, e il gruppo dei Verdi conta su due consiglieri comunali: «Daremo un appoggio esterno al sindaco, poi vedremo come si metteranno le cose. Certo, l'avvitamento della maggioranza verso forze estremiste non fa per noi». Lo smarcamento definitivo dagli arancioni non tarderà dunque ad arrivare, così i Verdi saranno al cento per cento alleati del governatore Vincenzo De Luca e non più in condominio. Dalle parti di Santa Lucia - giova ricordarlo - già sia è stabilito David Lebro che a brevissimo - come anticipato da Il Mattino - sarà investito dell'incarico di presidente dell'ex Iacp.
 
L'accelerata domenicale data dal sindaco ai cambi in giunta potrebbe definitivamente concretizzarsi oggi, anche se da Palazzo San Giacomo trapela cautela. Esce la D'Ambrosio - dunque - e con lei un'altra donna, vale a dire Alessandra Sardu. Rimpiazzate a livello numerico da Laura Marmorale in quota Sergio D'Angelo, ex assessore della prima giunta arancione, e Monica Buonanno, vicina alla Sinistra. Sotto il profilo politico la giunta cambia radicalmente segno, di qui l'allusione dei Verdi a presunti estremismi e radicalismi verso i quali de Magistris si sta spostando. La realtà è che la maggioranza - ammesso che ce ne sia ancora una - va letteralmente in frantumi. Perché il gruppo degli «Sfastiriati», sempre sottovalutato da de Magistris il cui fondatore Enzo Caniglia ha molti estimatori nel centrodestra soprattutto alla Regione, sta meditando seriamente di cambiare aria. A questo punto per il sindaco davvero non ci sarebbe più la maggioranza. Tanto che già oggi il Consiglio comunale sui trasporti è molto a rischio.

Il sindaco getta il cuore oltre l'ostacolo? Di certo ha lanciato la sfida smarcandosi dal Consiglio comunale. Un ragionamento rischioso basato sul fatto che in caso di rompete le righe lui si candiderebbe alle Europee con possibilità di essere eletto e gli altri andrebbero a casa e lì rimarrebbero. Tuttavia c'è una via di mezzo, i consiglieri potrebbero aspettarlo al varco e silurarlo a fine novembre sulla manovra di bilancio ovvero la risposta da dare alla Corte dei Conti sul buco rilevato dalla magistratura contabile di svariate decine di milioni. In quel caso de Magistris sarebbe incandidabile in Italia e dovrebbe dire addio di sicuro alle Regionali.

Detto della D'Ambrosio un caso nell'ammuina che c'è a Palazzo San Giacomo è quello della Sardu silurata. L'assessora quasi ex ai Cimiteri entra in giunta in quota Riformisti democratici di Gabriele Mundo. Poi, folgorata sulla via arancione abbraccia demA, il movimento politico del sindaco. La Sardu allora perché esce? I Riformisti lo hanno detto chiaramente a de Magistris: o la Sardu o noi. E ha vinto Mundo che per la seconda volta, la prima fu proprio quando impose la Sardu, dimostra di avere in scacco sindaco e maggioranza.

Il rimpasto di giunta comunque vada sarà un grande fallimento dal punto di vista politico, frutto di compromessi al ribasso e di logiche da vecchia repubblica. Un fallimento che nasce dall'idea del sindaco e del capo di gabinetto Attilio Auricchio di fare un rimpasto atipico, ovvero dare deleghe ai consiglieri comunali che si sarebbero trovati nello scomodo ruolo di essere controllori e controllati allo stesso tempo. Tra i primi a contestare questo metodo Nino Simeone di Agorà. «Non sono all'altezza di fare lo staffista di Auricchio» ha detto il consigliere. Beccandosi un «mi piace» su fb da Paola Lattaro, moglie del fratello del sindaco Claudio.
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