Plebiscito, i sei «niet» di Famiglietti come gli stop dei cinquestelle

Plebiscito, i sei «niet» di Famiglietti come gli stop dei cinquestelle
di Pierluigi Frattasi
Lunedì 10 Dicembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 22 Dicembre, 07:59
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Sono sei i cantieri bloccati dal ministero dei Beni Culturali negli ultimi due mesi, tra i quali quello delle griglie a piazza del Plebiscito per la camera di ventilazione della Linea 6. Da quando è arrivato il nuovo direttore generale Gino Famiglietti, ha impresso un cambio di passo al Mibac, riaprendo istruttorie già fatte dalle Sovrintendenze. Revoche di pareri e altri atti che hanno bloccato negli ultimi due mesi opere già avviate, in alcuni casi con tutte le autorizzazioni, innescando una raffica di ricorsi al Tar con i Comuni. E che spesso coincidono con le battaglie dei parlamentari grillini.
 
Tra i più emblematici c'è quello del deposito di Gpl di Chioggia, comune di 50mila abitanti nell'area vincolata di Venezia. Un investimento di circa 25 milioni di euro, osteggiato però dal comitato No Gpl Chioggia, e che vede uniti nella battaglia schieramenti politici trasversali, tra cui il sindaco M5S Alessandro Ferro, eletto a giugno 2016, e il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia. A sostegno di Ferro all'epoca scese in campo anche l'attuale vicepremier Luigi di Maio, che, raccontano i comitati, assicurò che «avrebbe impegnato tutti i parlamentari 5 stelle a sostenere il primo cittadino per fermare l'opera». Il Comune di Chioggia ha fatto ricorso al Tar Veneto, che a giugno, però, ha dato ragione alla ditta. Ma l'Avvocatura di Stato, che difende i ministeri dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture, ha deciso di opporsi in appello al Comune. Mentre il Mibac il 9 novembre ha inviato una memoria ai giudici sostenendo che il progetto sarebbe «illegittimo, perché non avrebbe mai ottenuto l'autorizzazione paesaggistica».

Bloccata la realizzazione del Museo di Alarico nella sede dell'ex Hotel Jolly, un vecchio palazzo in prossimità del centro storico, che il Comune, guidato dal sindaco-architetto Mario Occhiuto (Fi) avrebbe voluto demolire per fare spazio all'area espositiva. Il 29 novembre la direzione generale del Mibac ha sospeso in autotutela l'autorizzazione rilasciata ad agosto dal Sovrintendente. Tra le motivazioni, «vizi logici e rappresentazione falsata della realtà». La decisione del Mibac è stata accolta dal plauso dei parlamentari M5S, Margherita Corrado, Nicola Morra, Anna Laura Orrico e Laura Ferrara, che avevano sollevato critiche sull'iter autorizzatorio.

È scontro sulla realizzazione del deposito di Gpl della Energas, che vede contrari gli esponenti del M5S, tra cui la deputata del Movimento 5 Stelle, Francesca Troiano e la consigliera regionale Rosa Barone, ma anche il Comune, guidato dal sindaco Pd Angelo Riccardi. Il 7 dicembre il Mibac ha sospeso in autotutela l'autorizzazione precedentemente rilasciata dalla Sovrintendenza.

Braccio di ferro tra Sovrintendenza e Comune sul Pontile di Otranto. Il progetto del Municipio prevedeva il mantenimento dei pontili per tutto l'anno solare, con contestuale riduzione dell'altezza della parte emersa di 20 centimetri per ridurre l'impatto paesaggistico. Nella conferenza dei servizi del 26 ottobre erano arrivati tutti pareri positivi, eccetto quello del Mibac, che aveva bloccato l'opera. Atto impugnato al Tar dal Comune, che il 29 novembre ha accolto il ricorso, sospendendo il parere della Sovrintendenza.

È fermo dal 30 ottobre il progetto per la realizzazione del parco urbano dei Campi Diomedei di Foggia, che vale 7 milioni di euro. Il Mibac ha sospeso l'autorizzazione della Sovrintendenza del 25 gennaio scorso. Gli alberi, infatti, andrebbero a «modificare da più punti di vista la percezione visiva» del Complesso Deposito Cavalli Stalloni tutelato. Contro il dietrofront si è scagliato il sindaco di Foggia Franco Landella (Fi) che ha annunciato ricorso al Tar Puglia, parlando di «procedura anomala che blocca lavori già appaltati e partiti con tutte le autorizzazioni», e minacciando anche denuncia in Procura per presunto «abuso di potere». Landella aveva puntato il dito contro il M5S, che però hanno negato ogni coinvolgimento.
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