Napoli, emergenza barelle ovunque: l'appello dei manager e di De Luca

Napoli, emergenza barelle ovunque: l'appello dei manager e di De Luca
di Ettore Mautone
Giovedì 10 Gennaio 2019, 11:00
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Non solo barelle esaurite in pronto soccorso con la distesa dei malati in osservazione breve e le decine di lettighe in medicina e chirurgia d'urgenza, in neurochirurgia, cardiologia e gastroenterologia, tutte piene. Per il Cardarelli è ancora critica la situazione e il pienone di malati ha saturato anche la terapia intensiva e la rianimazione. Al punto che il manager Ciro Vedoliva, insieme con il direttore generale del Santobono, Annamaria Minicucci, lancia «un appello»: non rivolgersi al pronto soccorso se non in caso di reale necessità. Perché i dati ci dicono che nella maggior parte dei casi si tratta di accessi impropri».

Interviene il presidente della Regione Vincenzo De Luca: «Nessuno scandalo, siamo a gennaio - dice e - abbiamo picchi di influenza, 500 accessi in un pronto soccorso anche di bambini. C'è affollamento al Cardarelli, al Monaldi, a Salerno, ad Avellino, all'Umberto I a Roma, come a Milano, a Torino, a Stoccolma e a Parigi».
 
A pensare che si possa fare di più, sul piano organizzativo interno, nei grandi ospedali che dispongono di centinaia di posti letto alle spalle del pronto soccorso del Cardarelli, è la Cgil medici Campania e la Federazione regionale del sindacato funzione pubblica. «Nell'aprile 2018 - scrive il sindacato - furono messe a punto misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza e raggiungere l'integrazione tra le diverse unità dell'ospedale». Tra le proposte, l'operatività della diagnostica degli ambulatori nell'arco di 12 ore (8-20), l'avvio delle dimissione protette, la rivisitazione della settimana corta del personale per evitare che nei reparti di degenza, nel fine settimana, siano presenti solo guardie padiglionali con blocco delle attività di reparto e quindi del turn-over dei pazienti, l'allungamento fino alle 20 del trasporto infermi interno, il via alla nuova struttura di medicina e chirurgia di accettazione e d'urgenza. Misure che, secondo la Cgil, sono state solo in parte attuate creando «difficoltà e migrazione, in altri presidi, di personale medico qualificato ed esperto con carenza nella copertura dei turni di pronto soccorso, laddove il picco influenzale di questi giorni (1.453 accessi dal Capodanno per una media giornaliera di 242) è in linea con un afflusso medio-alto. «Tutto ciò che si può fare viene fatto - replica Ciro Coppola bed manager del Cardarelli - nel picco influenzale si verifica sempre questa crisi. L'ospedale è tutto affollato e le procedure pianificate per migliorare lo smistamento dei pazienti sono tutte attive, in automatico». Sulla questione sono intervenuti anche altri sindacati come la Cimo e l'Anaao puntando però il dito sulle carenze del Cardarelli. «Il personale è insufficiente», dice il leader Anaao, Vincenzo Bencivenga. Intanto, dei 113 posti letto che i due policlinici e il Monaldi mettono a disposizione del Cardarelli in base a un'intesa del 2015, nel 2018 sono venuti meno i 44 del Monaldi passati al Cto. I residui 69 (44 del Policlinico Federico II e 25 del Policlinico Vanvitelli sono quasi perennemente occupati riducendo al minimo le residue disponibilità giornaliere.

Ieri mattina al policlinico Vanvitelli risultava gremita anche la pediatria con la comparsa di posti aggiuntivi in terapia intensiva neonatale. Così anche le medicine e la pneumologia. Oggi in base a disposizioni di servizio del manager, saranno accelerate le dimissioni per garantire alcuni posti aggiuntivi. «Dal 2015 a oggi sono stati inviati dal Cardarelli e ricoverati nei nostri reparti - chiarisce Vincenzo Viggiani, manager del Policlinico Federico II - 2964 pazienti divisi tra 12 posti di medicina generale, 7 di neurologia, 4 di gastroenterologia, 6 di nefrologia, 1 di cardiologia, 3 di geriatria, 4 di oncologia, 5 di chirurgia generale, 2 di chirurgia vascolare».
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