Decreto sicurezza, no di De Luca al ricorso: «Un regalo alla Lega»

Decreto sicurezza, no di De Luca al ricorso: «Un regalo alla Lega»
di Adolfo Pappalardo
Giovedì 10 Gennaio 2019, 10:30
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No, nessun ricorso alla Consulta contro il decreto sicurezza di Salvini: il governatore della Campania esce così dalla metà campo dei suoi colleghi di sinistra delle altre regioni. E anzi ne prende le distanze. «Non vogliamo fare nessun piacere alla Lega. Più si ideologizza il problema, più si regalano voti alla Lega», dice Vincenzo De Luca. E, quando gli si fa notare che i colleghi del Pd l'hanno preparato aggiunge: «La sinistra non ha capito niente». Ma, è bene notarlo, anche lui bolla il dl caro a Salvini come «un disastro».

Nei giorni scorsi, una alla volta, le Regioni a guida centrosinistra, hanno avviato l'iter. Umbria, Toscana ed Emilia Romagna hanno già deliberato il ricorso alla Consulta e da ieri si è aggiunta anche la Basilicata. Mentre Sardegna e Lazio l'hanno per ora annunciato.
 
A tirarsi fuori è invece l'ex sindaco di Salerno. Non ne vuole sapere e, anzi, sostiene che quest'iniziativa diventi solo benzina nel motore della macchina della propaganda leghista. Ma sul dl Salvini è totalmente in disaccordo. «Il decreto Salvini è un disastro: noi crediamo che - spiega il governatore - si debba andare ad una trattativa stretta e immediata con la Presidenza del Consiglio per attutirne gli effetti negativi che avrà sui Comuni, in termini di aumento del numero di clandestini senza la possibilità di rimpatrio». Una via diversa, magari da mettere sul tavolo d'incontro che, l'altro giorno, De Luca ha chiesto direttamente al premier Giuseppe Conte. Ma solo riguardo al procedimento instaurato dalle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, finalizzato a forme e condizioni particolari di autonomia. Che poi, su questo invece, il governatore della Campania invece farà ricorso alla Corte Costituzionale.

«Per quanto ci riguarda - dice sempre De Luca come a prendere le distanze dai colleghi - ci apprestiamo a fare ricorso alla Corte Costituzionale sul federalismo differenziato, una questione vitale per noi: se Veneto e Lombardia trattengono tutte le entrate fiscali, il Sud è condannato a morte».

Ma ad oggi la questione vira tutto sul decreto Salvini. E non procedere con il ricorso sulla scia delle altre regioni scatena più di un mugugno all'interno del centrosinistra campano. Mugugni, imbarazzi rotti da un appello pubblico di tre consiglieri regionali per convincere l'ex sindaco di Salerno alla via della Consulta. E si tratta di tre consiglieri della maggioranza deluchiana. Ma dopo qualche ora, ecco, la risposta secca del governatore che chiude la partita.

Ma a pesare, sulla sinistra napoletana, in queste ore presa dal congresso che deve scegliere il nuovo segretario regionale, è non tanto il no di De Luca al ricorso quanto la totale assenza del Pd su questo argomento. Un quadro che tratteggia Peppe Russo, ex capogruppo Pd in Regione: «Le dichiarazioni di De Luca confermano il deserto ideale e culturale in cui è precipitata la sinistra. Dietro la maschera del buonsenso in realtà si cela una subalternità culturale alla destra ed ai suoi interpreti più radicali». Ma il ragionamento valle per tutto il partito. «A questo proposito il silenzio del Pd - aggiunge Russo - non è solo il sintomo di un consolidato conformismo ma evidenzia una deriva culturale». Ma non tutti la pensano allo stesso modo. «Il problema non è giuridico - dice il consigliere regionale democrat Gianluca Daniele riferendosi al no di De Luca al ricorso - ma la mancanza di una posizione chiara e netta del partito, a livello nazionale e locale. Ed è un grosso limite per chi deve fare opposizione».
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