Bagarre Pd, missione di Martina contro i veleni napoletani

Bagarre Pd, missione di Martina contro i veleni napoletani
di Carlo Porcaro
Domenica 18 Marzo 2018, 11:01 - Ultimo agg. 15:20
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Per cominciare la traversata nel deserto del post-Renzi il segretario reggente del Pd Maurizio Martina non poteva che partire da Napoli, per la precisione da un quartiere storicamente rosso come Fuorigrotta che negli ultimi due anni ha voltato le spalle ai dem premiando de Magistris alle Comunali e il M5S alle Politiche. Domani pomeriggio sarà al dopo lavoro ferroviario di piazzale Tecchio per incontrare dirigenti e militanti.

Martina troverà un partito lacerato, con una comunità da ricostruire innanzitutto sotto il profilo umano prima ancora che politico. Presupposto essenziale per rinnovarsi e riconnettersi con un popolo che non c'è più. «Siamo antipatici - è infatti la tesi di Giovanni Iacone, tesoriere provinciale del Pd - Lo è diventato il segretario nazionale e il suo gruppo di amici, lo siamo diventati tutti con un atteggiamento spocchioso e arrogante che la stragrande maggioranza del popolo italiano ha voluto punire e che non vorrei venisse accentuato dagli analisti. Facciamoci la nostra brava e bella opposizione e recuperiamo il rapporto di empatia con la gente» il suo appello.
 
Umiltà è anche la parola d'ordine dei compagni del circolo Pd dell'Arenella che «sarebbe il vero segnale di serietà che l'intero gruppo dirigente del Pd dovrebbe dare, non solo attraverso le sole dimissioni del segretario, ma attraverso l'avvio di un aperto confronto congressuale che investa gli iscritti e tutto l'elettorato per arrivare alla celebrazione delle primarie per l'elezione del segretario, della nuova assemblea nazionale e del nuovo gruppo dirigente nazionale».

Insomma, via le vecchie teste considerate corresponsabili dell'ultimo tonfo. Una posizione affine a quella assunta da Nicola Oddati che ha annunciato il ritiro del ricorso contro il segretario Massimo Costa in cambio di una gestione collegiale. «Il bisogno di umiltà - hanno specificato i dem dell'Arenella - è quello di dare il segnale ai cittadini italiani che le scelte del Pd saranno prese con trasparenza nelle sedi opportune e non più in stanze ristrette o meglio nei caminetti o davanti ai caminetti».

Anche se i governi targati Pd hanno lavorato bene, secondo molti militanti delusi «non si è dialogato con la base del partito che, raccogliendo gli umori dei cittadini, avrebbe fatto capire cosa è perfettibile e cosa invece da cancellare». Ecco perché da queste premesse ne deriva da più parti l'invito a farsi da parte agli organismi provinciali, mentre quelli regionali almeno sulla carta lo hanno fatto: Assunta Tartaglione ha annunciato le dimissioni e martedì se ne discuterà nella direzione regionale alla presenza del governatore Vincenzo De Luca, che sicuramente cercherà di assumere un ruolo centrale. «Abbiamo ragionato con la logica delle spartizioni dei voti e dei posti con i capibastone, anche ultimamente, senza trovarci pronti sui territori vicino alla gente che giustamente ha solo visto e letto un Pd napoletano e campano vuoto, senza idee e programmi, senza uomini validi e con lotte intestine solo per le poltrone», ha proseguito la lettera del circolo. Che cosa si salva? «L'unico risultato positivo è stata la candidatura ed il risultato di Paolo Siani. Ma ciò è stato possibile grazie allo stesso Siani, al suo profilo personale ed alla sua popolarità».

Con una lunga ed accorata nota su facebook, ha provato a fare da pontiere Marco Rossi Doria cogliendo l'interesse di tantissimi compreso Antonio Bassolino: «Non trovo chi, anche se non lo ha votato, vuole oggi la fine del Pd. Tanti lo vogliono cambiare in meglio, incalzare, rendere più credibile e, perciò, salvaguardare dalle scadenze imposte dall'altro da sé o dall'esercizio diretto del governo e perciò all'opposizione.

Ma al di là della questione opposizione, vi è una domanda molto larga di avere uno spazio di riflessione e azione politica che aiuti a ripensare una sinistra guardando con nuovo sguardo l'Italia, l'Europa, il mondo, e tornando in mezzo alla società. Il tema è: serve un posto e un tempo altro dal Pd», è la premessa del maestro di strada. «Serve un tempo-luogo che sia a distanza di sicurezza dalle vicende interne e anche dal decadimento e dalle degenerazioni del Pd ma che voglia parlare, confliggere, confrontarsi con il Pd in modo aperto, leale, possibile. Tra dentro e fuori. Non un luogo fisico ma tanti e diversi luoghi. Nelle prossime settimane mi occuperò di rappresentare, a Napoli ma anche oltre, soprattutto nel Sud questa necessità impellente di uno spazio-tempo intermedio».

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