Autonomia, la Campania non riesce a dire né sì né no

Autonomia, la Campania non riesce a dire né sì né no
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 16 Gennaio 2019, 07:00
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Alla fine della lunga discussione non è possibile, per una mera questione di regolamento, votare una risoluzione sul Federalismo fiscale. Se ne riparla alla prossima assise. E della seduta straordinaria, chiesta a fine dicembre dal capogruppo Fi Armando Cesaro, per bloccare l'iniziativa sul federalismo differenziato rimane solo la bagarre dell'Aula. Tra il governatore e i grillini che hanno tirato fuori cartelli contro le amministrazioni Caldoro e De Luca e Saiello che ha poi esposto una bandiera del Regno delle due Sicilie, mettendosela sulle spalle come mantello e contestando la mancata possibilità di poter intervenire di nuovo. Una bagarre. «In questa aula ripetutamente mi è stato impedito di parlare con tentativi e azioni concrete di aggressione personale, atteggiamenti di persone che mi tolgono la parola», attacca il governatore De Luca.
 
«Se le Regioni del Nord si attestano su questa posizione, cioè trasferire per i prossimi 5 anni le competenze a parità di spesa pubblica e dopo i 5 anni cominciamo a ragionare sul residuo fiscale, questo significa imboccare - avverte il governatore Vincenzo De Luca - la strada della rottura dell'unità nazionale, senza tanti giri di parole. Dobbiamo bloccare questa manovra tenendo insieme l'articolo 116 e l'articolo 119 della Costituzione». Poi illustra i cinque punti per una piattaforma programmatica che punti a unire il Nord al Sud nel quadro della coesione nazionale. Dalla verifica oggettiva di quante risorse si spendono per i diversi servizi pubblici sia al Nord che al Sud alla verifica di spesa storica, costi standard sino alla sfida di nuovi criteri per il fondo perequativo. E, in ultimo, «riservare - chiede - il 35% dei fondi nazionali al Sud con verifica puntuale dell'efficienza nell'amministrare i finanziamenti». «Dobbiamo contrastare la tendenza a separare le Regioni ricche dal resto del Paese, ma potremo presentarci a discutere di federalismo solo se ci presentiamo con il Sud a testa alta» avverte De Luca che, infine, annuncia: «L'8 febbraio inaugureremo la sede di Regione Campania e Unioncamere a Milano proprio per collegarci ai flussi finanziari del capoluogo lombardo».

Ma le tre ore di discussione non sono andate avanti tranquillamente. Con i grillini, gli unici a non firmare la richiesta della seduta di ieri, in attacco di centrosinistra e centrodestra. «Un dibattito svilente portato avanti da consiglieri regionali che si accorgono oggi che la Campania è in una posizione di svantaggio, come se il centrodestra e il centrosinistra non governassero la Campania e l'Italia da 30 anni e non fossero i principali artefici di questo disastro», attacca la consigliera M5S Valeria Ciarambino. Fendenti contro tutti e l'ostinata sicurezza che «i miei ministri e i nostri parlamentari non lasceranno il Sud in condizioni disagiate». Poi la sciabolata: «Questa gente oggi si regge a paladina del Sud ma ha portato la Campania al disastro. Noi oggi non solo non siamo in grado di chiedere l'autonomia per la situazione finanziaria, ma non abbiamo neanche la piena titolarità delle funzioni ordinarie». Infine le accuse di «populismo» all'aula che risponde con risate a scena aperta. Insomma la discussione si arena poi così. E si rianima solo quando si scatena la bagarre: perché la presidente del Consiglio D'Amelio non accetta più interventi e i grillini inscenano la protesta.

Prima è stato il turno del capogruppo Fi che ha chiesto la seduta di ieri. «Ci vogliono fottere: i governatori del Nord hanno iniziato un percorso e non vogliono rallentare», attacca Armando Cesaro che cerca di costruire una sponda con la maggioranza. «Forse qualche colpa - spiega il capogruppo azzurro - ce l'ha anche questa giunta perché quando ho chiesto questa seduta un mese fa l'argomento era un tema ancora non iniziato, ma ora è il momento di stare tutti insieme e accelerare questo percorso, perché non siamo contro le autonomie ma dobbiamo partire tutti nello stesso momento». «Al di là dei partiti dobbiamo portare avanti la battaglia con il presidente De Luca, il Pd e tutto il consiglio», sprona Cesaro tagliando fuori i grilini. «Tanto - aggiunge - solo gli ordini da Roma. E lì vogliono tagliare il Sud».
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