Raffaele La Capria torna a Palazzo Donn'Anna e canta «Palomma 'e notte»

Raffaele La Capria torna a Palazzo Donn'Anna e canta «Palomma 'e notte»
di Ugo Cundari
Lunedì 12 Novembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 10:31
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Il reading collettivo dai libri di Raffale La Capria coinvolge dieci tra gli scrittori e i critici letterari più noti del nostro panorama, portandoli nella splendida cornice del teatrino di Palazzo Donn'Anna dove il grande vecchio della letteratura italiana, 96 anni, ha ricordato che «qui sono stato abbracciato dal sole e oggi dai ricordi». È una mattinata all'insegna dell'emozione, che conclude la rassegna «Il suono della parola» organizzata dall'associazione MiNa Vagante insieme alla Pietà dei Turchini. Quando il grande scrittore prende la parola, è subito un one man show. Legge una pagina di Ferito a morte: «Da questo passo si dovrebbe riconoscere il ritmo della mia prosa. Cercherò di far avvertire il movimento». Davanti a lui più di cento persone, ognuna ha portato una copia di un libro di La Capria e fa la fila per un autografo, i più coraggiosi per un selfie sul terrazzo affacciato sul golfo. Lui non si sottrae mai poi, accompagnato sotto braccio dal fotografo Mimmo Jodice e la moglie Angela, siede al posto d'onore.
 
Quando legge il brano sulla pesca della spigola ha la voce emozionata: «Quell'ombra grigia profilata nell'azzurro, avanza verso di lui e pare immobile, è vicina, vicinissima, a tiro. La Grande Occasione. L'aletta dell'arpione fa da mirino sulla linea smagliante del fucile, lo sguardo segue un punto tra le branchie e le pinne dorsali. Sta per tirare e la Cosa Temuta si ripete: una pigrizia maledetta che costringe il corpo a disobbedire, la vita che nel momento decisivo ti abbandona. Luccica lì, sul fondo di sabbia, la freccia inutile». Ogni tanto La Capria si interrompe, sistema il bastone in precario equilibrio sulla parte bassa del leggio, si rivolge al pubblico: «Avrete capito che è una metafora di un fallimento sessuale, descritto attraverso termini di pesca subacquea. Insomma è andata male per l'uomo. La spigola è come una bella donna, poi scompare in una zona d'ombra. La grande occasione è la grande occasione mancata. Lui non ce l'ha fatta».

Mentre tutti applaudono, una persona dell'organizzazione gli mette un foglio sul leggio. Lui ci mette poco a capire che è il testo di «Palomma e notte». Gli amici confidano che il giorno prima l'ha sentita cantare al ristorante e si è commosso. La Capria si schiarisce la voce. La canta tutta, dal primo all'ultimo verso. Un altro lunghissimo applauso, di entusiasmo affettuoso.

Prima della sua esibizione letterario-canora, hanno letto pagine sue Lorenzo Pavolini, Silvio Perrella, Edoardo Albinati, Elisabetta Rasy, Emanuele Trevi, Alessio Forgione, Ruggero Cappuccio. Per la Rasy, che legge al pubblico Guappo e altri animali, «La Capria è un maestro del Novecento che per fortuna si è affacciato in questo millennio, riesce a farsi amare anche dalla nuove generazioni. È un pezzo di tradizione che si avvia felicemente verso un nuovo radioso futuro». Pavolini, che sotto al braccio ha Di terra e di mare, afferma che «La Capria è uno scrittore rimasto sempre fedele alle sue parole, è quello che ha rappresentato meglio il rapporto di un uomo con la propria città e con il mare». Legge La neve del Vesuvio Perrella, che ha curato il volume dei Meridiani sulle opere di La Capria e che con lui ha stretto un forte sodalizio, anche letterario. Perrella parla di una filosofia lacapriana, «che esalta l'abbandono attivo, la capacità di stare al mondo sapendo che i venti ti sono contrari ma inclinando la propria vela esistenziale perché quei venti contrari ti siano d'aiuto». Ruggero Cappuccio porge Ferito a morte al suo autore e gli fa scegliere la pagina da leggere: «La Capria è un saggio che riassume l'essenza di Napoli. La sua è una strana saggezza, che si fonda sulla giovinezza, intesa nel suo caso come pura e continua curiosità. Lui e Roberto De Simone sono gli ultimi bravi ragazzi di Napoli».

Per Trevi «La Capria è uno strano e singolarissimo anfibio. È il decano delle lettere italiane e un perenne esordiente.

Ha l'atteggiamento di chi ha ancora molto da imparare. Ho scelto una pagina da Il sentimento della letteratura, dove spiega a un adolescente il fascino della scrittura». Il più giovane dei lettori è Forgione, 32 anni, che ha esordito qualche mese fa con il romanzo Napoli mon amour. Di La Capria legge le pagine di Un giorno di impazienza, quella del rapporto sessuale con Mira. «Una descrizione molto dolce, molto tenera. La Capria dà molto spazio ai sentimenti, quelli più delicati. Ha una visione leggera dei legami tra le persone. Leggerlo istiga a scrivere».

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