Laura Valente camba il museo: «A giugno grande omaggio a Pina Bausch»

Laura Valente camba il museo: «A giugno grande omaggio a Pina Bausch»
di Davide Cerbone
Domenica 20 Gennaio 2019, 18:00
4 Minuti di Lettura
Mutare pelle per adattarsi al mondo - meglio, all'Europa - che cambia. Con lo sguardo, però, sempre rivolto alla città, al quartiere, al vicolo. Con queste idee in mente Laura Valente, giornalista specializzata nel settore delle imprese culturali e delle arti performative, nonché direttore artistico per la danza al Festival di Ravello, si appresta a festeggiare il suo primo anno da presidente del Madre, il museo di arte contemporanea voluto nel 2005 da Bassolino. «Da allora, il finanziamento ordinario per il Madre è passato da 4 milioni a 390.000 euro», riferisce la presidente. Numeri che fotografano meglio di qualsiasi discorso il salto di ere geologiche che la politica ha attraversato in meno di tre lustri. Dopo la stagione d'oro bassoliniana, il Madre ha vissuto anni bui in cui è stato un museo sottovalutato, se non addirittura invisibile. Le cose sono cambiate? «In questi 11 mesi abbiamo fatto progressi significativi. Nel 2017 avevamo chiuso a 65.000 ingressi, dei quali solo 16.156 paganti. Nel 2018 abbiamo tagliato il traguardo dei 100.000 visitatori: per la precisione, sono entrati in 101.217 con una percentuale di aumento dei paganti pari al 70,9 per cento. E la profilazione del pubblico ci dice che nell'ultimo anno sono più che triplicati i campani che vengono al Madre».

Perché prima in tanti entravano gratis?
«Questo non lo so. Ma so che per i nostri partner ho introdotto un courtesy di due euro. Significa trasformare le ospitalità in progetti condivisi con teatri, istituzioni nazionali, associazioni, agenzie educative e culturali con cui condividiamo progetti che hanno un'attinenza con la nostra vocazione, che è l'arte contemporanea. Un esempio è la mostra del grande fotografo Robert Mapplethorpe, alla quale abbiamo associato le creazioni di Oliver Dubois e Vadim Stein, che vanno ad incrementare il patrimonio del museo. Lo stesso hanno fatto Mario Martone con il suo film-flusso, Cécile B. Evans, che ha realizzato un lavoro alle Vele, Laura Favaretto e Mimmo Iodice, lasciando opere che fanno sentire la loro presenza anche quando le mostre sono finite».

Una recente ricerca sull'autonomia gestionale dei musei italiani, però, relega il Madre agli ultimi posti, sostenendo che incassate appena 120.000 euro l'anno, il che rende il vostro bilancio dipendente dai fondi pubblici al 97%. È un campanello d'allarme?
«Ma no: per l'apertura della mostra di Mapplethorpe c'erano due chilometri di fila e 2.000 persone, tante delle quali entravano qui per la prima volta. Quei dati fanno parte di una ricerca condotta per il rapporto annuale di Federculture, e racconta un tempo che mi preesiste. Io credo che la redditività dei musei non si possa misurare solo con il numero dei visitatori e dei biglietti. I musei hanno un altro obiettivo, che è l'impatto sociale. Noi siamo orgogliosi di aver introdotto il Madre per il sociale e di aver avviato il progetto didattico Io sono Felice, dedicato a Felice Pignataro, che l'estate scorsa ha portato qui più di 500 bambini. E poi il paragone con gli Uffizi, Pompei e il Mann è ingiusto anche per chi mi ha preceduto: il Madre non è una multinazionale e non deve sentirsi in gara con le multinazionali».

Ci anticipa qualcuna delle prossime iniziative?
«Il 12 maggio inaugureremo Painting as butterfly, la prima mostra interamente dedicata alla ricerca pittorica di Paolo Calzolari dal 1965 ad oggi, curata da Achille Bonito Oliva e dal nostro direttore Andrea Viliani. A giugno, poi, avremo in contemporanea un grande omaggio a Pina Bausch, un progetto multitasking a dieci anni dalla sua morte, e un nostro straordinario lavoro con Liam Gillick».

Intanto, come «Il Mattino» ha anticipato qualche settimana fa, state per approvare un nuovo statuto che cambierà volto alla Fondazione Donnaregina, spingendola nella direzione della ricerca.
«Naturalmente restiamo un luogo dell'arte contemporanea, ma diventare un ente di ricerca e formazione ci permette di aggredire sempre di più i fondi pubblici e di incassare il 5 per mille. Le maglie strette dell'Europa, in questo senso, sono una sfida che stiamo vivendo fino in fondo».

Come cambierà il Madre?
«Alcune cose sono già cambiate: abbiamo portato il bookshop all'entrata e ora c'è il wi-fi in tutti i nostri spazi. A fine febbraio, però, presenteremo il piano strategico per il triennio 2019-2021: un modo nuovo per garantire la trasparenza, individuando con chiarezza gli obiettivi. Insomma, un'assunzione di responsabilità. Vogliamo traghettare questo museo verso un modello di gestione internazionale. Tanto per cominciare, vogliamo realizzare una digitalizzazione performativa, un archivio in movimento. In questo modo, la collezione avrà un incremento anche dal punto di vista digitale. E a dicembre, con il catalogo di Mapplethorpe, abbiamo debuttato con le Edizioni del Madre. Ma stiamo anche lavorando ad un lavoro di internazionalizzazione del Madre, con diverse mostre all'estero».

Un impegno che il presidente De Luca le aveva chiesto espressamente.
«Esatto. Per questo stiamo dando vita al comparto degli Amici del Madre, con ambassadors di rilievo: da Nicoletta Fiorucci da Londra a Uli Sigg, grande collezionista svizzero di arte cinese, fino ai nostri imprenditori Gianfranco D'Amato (Seda Group, ndr) e Michele Pontecorvo (Ferrarelle, ndr). Sono le cose per cui sono stata scelta, e la Regione mi sta dando un grande sostegno».

Quando verrà approvato il nuovo statuto?
«Ne stiamo parlando con gli uffici regionali, vedremo. Il cda si riunirà tra la fine di gennaio e la prima metà di febbraio, ma intanto entro il 31 gennaio dovremo mettere online il bando internazionale per il direttore. Quando sono arrivata, ho avuto la fortuna di trovarmi già in casa uno straordinario direttore come Viliani, che ha fatto un gran lavoro, ereditando una situazione difficile. A fine dicembre per lui è stata fatta una seconda proroga di altri sei mesi e non era possibile farne altre ma in ogni caso mi sono assicurata la sua permanenza  al museo per tutto il 2019».
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