Ieri, oggi e domani la voce del Mattino: l'editoriale del direttore Federico Monga

Ieri, oggi e domani la voce del Mattino: l'editoriale del direttore Federico Monga
di Federico Monga
Sabato 15 Settembre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 11:10
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Cari lettori, oggi, raccontandovi un po' di noi, vogliamo parlare del rapporto tra voi e Il Mattino. Dopo 56 anni abbiamo cambiato casa: da via Chiatamone al grattacielo «Francesco» nel cuore del Centro Direzionale. Dal 1892, quando Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao fondarono il giornale in vico Rotto San Carlo, alle spalle della Galleria Umberto, è il secondo trasferimento. Ogni passaggio nella vita si porta dietro, soprattutto per chi come i giornalisti in una redazione trascorre più tempo che a casa propria, ricordi ed emozioni indelebili. È giusto che sia così e non può (e non deve) essere diversamente. Ma sarebbe riduttivo, anzi dequalificante, per il Mattino, i suoi giornalisti, i suoi editori che si sono succeduti in 126 anni, racchiudere tra le pareti di un palazzo i simboli e il peso di un giornale così glorioso e storico.

«Tre sedi, una sola storia», abbiamo titolato ieri l'articolo in prima pagina a firma di Vittorio Del Tufo. Con la sua solita eleganza, ha tratteggiato il mondo dentro, fuori e attorno alle dimore del giornale di Napoli, spiegando anche come, da un luogo all'altro, non si sia mai spezzato il sottile filo rosso del Mattino. Prendiamo allora a prestito le parole del cantautore Francesco De Gregori «la storia siamo noi, e non si ferma davanti a un portone» per spiegare meglio il significato, per il Mattino e per i suoi lettori, di quest'ultimo trasferimento in una redazione più moderna ed efficiente.

Le pagine storiche - due per tutte «La guerra è finita» e il «Fate Presto» del terremoto -, le grandi inchieste, le interviste esclusive, i reportage come la cronaca di tutti i giorni, dal cuore di Napoli fino al più piccolo paesino del Cilento, sono stati ospiti dei muri di Angiporto Galleria prima e di via Chiatamone poi. Ma i protagonisti, chi quelle pagine le ha pensate, realizzate e completate, sono stati i giornalisti, i collaboratori, i commentatori, sostenuti economicamente dall'editore, con la loro esperienza, la loro inventiva, la loro professionalità, la loro passione. Sono le donne e gli uomini che si passano, di giorno in giorno, il testimone di un'impresa culturale. E allora, se proprio si vuole cercare un segno distintivo, occorre, in questi momenti, rivolgere a loro il pensiero. In molti andrebbero citati. Ne ricordiamo due che, purtroppo, non ci sono più. Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra, a cui venerdì prossimo sarà intitolata la redazione alla Torre Francesco, e Salvo Sapio, scomparso davvero troppo presto a causa di un maledetto male. 
 
 

Il Mattino, come è avvenuto fin dalle origini, grazie ai suoi giornalisti resterà la voce di Napoli, della Campania, del Sud. Resterà l'osservatorio privilegiato per guardare (e raccontare) il nostro Paese, l'Europa e il mondo, da Napoli, dalla Campania e dal Sud. Sarà sempre un punto di rifermento che i cittadini, le istituzioni, le imprese, la società potranno raggiungere fisicamente e attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. Garantirà ogni giorno la porta aperta ai vostri problemi, ai vostri suggerimenti, alle vostre iniziative. Rimarrà, attraverso il lavoro, la comprensione e la mediazione dei suoi giornalisti, la vostra voce autorevole. 

Dal trentaduesimo e dal trentatreesimo piano della Torre Francesco cambia il panorama ma non la prospettiva culturale e professionale del Mattino. Abbiamo la fortuna di osservare dall'alto Napoli, il suo Golfo e gran parte della sua provincia. Una vista da ammirare. Ci aiuterà. Sì, perché i giornalisti, per raccontare, capire e criticare, come giusto che sia, devono saper osservare e ascoltare con ammirazione, nel senso etimologico del termine: guardare con stupore, portandosi dietro il proprio bagaglio culturale e storico senza mai lasciarsi influenzare dalla quotidianità, dai retropensieri, dalle abitudini. Il Mattino, tutti i giorni, scenderà dalla redazione, per andare incontro alle richieste, alle denunce, ai suggerimenti dei suoi concittadini, dei suoi lettori e della sua comunità. Con passione, con cura, con attenzione e con lo sguardo critico di chi ama il suo lavoro, la sua città, la sua regione e il suo paese. Come dal 1892.
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