Gridas: 40 anni di attività a Napoli con l'incubo dello sgombero

Gridas: 40 anni di attività a Napoli con l'incubo dello sgombero
di Rossella Grasso
Domenica 16 Settembre 2018, 13:32 - Ultimo agg. 13:58
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Il logo è una faccia metà teschio e metà pagliaccio. Lo ha disegnato Felice Pignataro che insieme a sua moglie Mirella, a Franco Vicario e ad altri giovani del quartiere, 40 anni fa fondò a Scampia il Gridas, acronimo di «Gruppo Risveglio dal Sonno». Un centro sociale che negli anni è diventato un punto di riferimento per il quartiere, ma anche per le periferie e per il centro storico, con una serie di attività dedicate ad adulti e bambini. Il logo ne racchiude la sua filosofia del riscatto e della cittadinanza attiva perché «Il sonno della ragione genera mostri», come diceva Goya. Così la metà teschio del faccione colorato del Gridas ha lunghe ciglia perché «anche quelli che ci sembrano morti, che giudichiamo incapaci di sentire e di capire possono risvegliarsi dal sonno», spiega Mirella Pignataro. Una volta risvegliati si diventa pagliacci, simbolo della gioia di vivere. Ed è proprio questo l’intento del Gridas da quando è stato fondato nel 1981: risvegliare coscienze. L’importanza del lavoro svolto dal Gridas è riconosciuto da cittadini e istituzioni, ma, quasi 40 anni dopo, rischia ancora una volta di essere sgomberato e si attende la sentenza per il 1 ottobre.

La storia del Gridas ha radici lontane nel tempo. Felice e Mirella Pignataro arrivarono a Scampia nel 1968 seguendo i baraccati di Poggioreale. «Quelle persone vivevano nelle baracche dal dopoguerra – racconta Mirella – poi gli furono assegnate le case popolari a Scampia, all’Ina Casa. Con i bambini dei baraccati facevamo una contro scuola. Li aiutavamo a fare i compiti e cercavamo di fargli capire che solo con la conoscenza si poteva essere davvero liberi». All’epoca non tutti avevano la tv in casa, così i Pignataro offrivano gratuitamente proiezioni di film come quelli di Stanlio e Ollio. Lo facevano nella stessa sala colorata del centro sociale di via Monte Rosa, dove ancora oggi si svolgono le attività. «Questa struttura nasceva come centro sociale – continua Mirella – qui si tenevano le riunioni di condominio dei nuovi palazzi costruiti nei dintorni. Era un luogo dove si parlava di cose di tutti. Noi chiedemmo di poterlo utilizzare due pomeriggi a settimana e il permesso ci fu accordato».

Felice, prolifico muralista scomparso nel 2004, capì che le persone, per sentirsi a proprio agio in quel nuovo rione grigio e anonimo, avevano bisogno di colorarlo. Iniziò a farlo con i bambini, poi con chiunque si volesse aggregare. Enormi fiori colorati, bambini che corrono, lune e soli con grandi occhi e sorrisi prorompenti comparvero in ogni angolo. Poi si passò a prendersi cura di giardini e spazi pubblici, con grandi feste che coinvolgevano tutti i residenti. Il lavoro del Gridas continua ancora oggi con lo stesso spirito. Al suo interno sono proliferate numerose realtà come i giovani «Magma», ragazzi che organizzano attività per riqualificare il quartiere. Anche «Chi Rom e…chi no», associazione che si occupa dei rom di Scampia nasce proprio all’interno del Gridas, dalla sua filosofia di inclusione e giustizia per tutti. 

Poi c’è la Bandabaleno, la banda del quartiere che con i suoi tamburi attira l’attenzione e scuote le coscienze. «A Scampia ci sono palazzi alti anche 16 piani – racconta Monica Riccio della banda – c’è bisogno di grandi tamburi per farci sentire». Apoteosi di colori e musica è il Carnevale sociale che si festeggia tutti gli anni. Giunti alla 36esima edizione ogni anno si sceglie un tema sociale e si realizzano carri allegorici e maschere per far sì che anche la festa diventi occasione per riflettere. «Quando arrivò a Scampia Felice capì che le persone si sentivano disgregate e spaesate – spiega Monica – c’era bisogno di creare l’occasione per stare insieme e fare gruppo. Così nasce il Carnevale di Scampia che negli anni ha coinvolto tutta la città. Ogni quartiere organizza il suo carnevale e poi tutti insieme si sfila in vari luoghi. Io partecipo da quando ero bambina, mia mamma mi ci portava nel passeggino. Da allora non ho mai smesso di prendere parte alle iniziative del Gridas».
 


Cineforum, recupero di spazi pubblici, eventi culturali, laboratori per grandi e piccoli, il Gridas propone ogni settimana una miriade di attività. Felice Pignataro e la sua opera filosofica e artistica continua ad accompagnare l’opera del Gridas a partire dalla metropolitana di Scampia, stazione d’arte di periferia. Nei corridoi c’è lo stesso murales dipinto nella stanza del Centro sociale che racchiude tutta la filosofia del Gridas. Tanti piccoli omini costruiscono l’uomo nuovo. Lo fanno armati di buona volontà, con pochi mezzi e ponteggi rudimentali. «Sono gli uomini che si sono risvegliati dal sonno – spiega Mirella - significa che anche dal basso si può costruire l’Uomo nuovo. Un uomo che ha come testa un sole, sia in riferimento all’importanza delle energie alternative sia come simbolo di uguaglianza: il sole illumina tutti, senza distinzione». L’uomo nuovo, nella stessa posizione di quello di Michelangelo, offre un dono: non è un fiore ma una zolla di terra, qualcosa di cui prendersi cura». Al posto del cuore ha il segno della pace – aggiunge Mirella – ma non è pacifico, non se ne sta lì tranquillo senza far nulla. Vuole la pace e si impegna per realizzarla».

Gli abitanti apprezzano molto l’attività del colorato gruppo. «Il Gridas è un’associazione culturale – spiega Franco Vicario, uno dei co-fondatori – È essenzialmente un presidio anticamorra. All’interno di questa struttura si decide insieme di non far diventare la cultura egemone del quartiere la cultura camorristica». Il Gridas rischia lo sgombero. «La struttura è dello IACP, Istituto Autonomo Case Popolari che gestisce il patrimonio immobiliare della Regione – spiega Mirella Pignataro, figlia di Felice – ma in tutti questi anni non si è mai visto da queste parti. Nemmeno quando sono andati via i terremotati nell’87 lasciando la struttura divelta o quando c’è stato l’incendio nell’ ‘88». Martina ripercorre gli anni indietro nel tempo e ricorda tutte le volte che gli attivisti del Gridas hanno ricostruito o fatto manutenzione allo stabile, senza mai aver chiesto niente a nessuno. Nel 2005 parte l’ordinanza di sgombero a cui la cittadinanza reagì con una sentita mobilitazione. Il Comune di Napoli con la giunta Iervolino si propose come mediatore per rilevare la struttura dallo Iacp e procedere con il Gridas a un comodato d’uso. «Con le carte alla mano ci si fermò perché venne fuori che l’immobile non era accatastato e che lo Iacp non aveva idea del valore dell’immobile, quindi di cosa chiedere in cambio al Comune», continua Martina. Dopo diversi anni di processo nel 2013 arriva l’assoluzione per il Gridas. Neanche il tempo di gioire per la sentenza che arriva una nuova ingiunzione di sgombero e ancora non c’è un accordo tra Comune e Iacp sul valore dell’immobile. 

Negli ultimi giorni si è insediato un Tavolo Tecnico tra Comune di Napoli e Regione Campania. «Sono stati modificati i termini della permuta: non più solo una parte, bensì l’intero stabile, ma il valore dell’immobile sarà calcolato a ‘prezzo di costruzione’ e nella permuta scomparirebbe la nostra presunta morosità. È stata ribadita la destinazione d’uso sociale dello stabile, cosa su cui premiamo da tempo», raccontano dal Gridas.
Il Tavolo Tecnico è stato aggiornato a Giovedì 20 settembre 2018, in tale data sarà redatto il verbale che il 1 ottobre al processo potrebbe essere determinante per le sorti del Gridas. E intanto la statua di San Ghetto Martire, protettore delle periferie, la statua di cartapesta che ogni anno apre il corteo del Carnevale brandisce il cartello con su scritto:  «Il Gridas non si tocca». Tocca aspettare quella data per scoprire come andrà a finire.

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