I quattro morti di Torre del Greco e quel cambio di marcia a Pontecagnano: «Perché non andiamo a Nizza?»

I quattro morti di Torre del Greco e quel cambio di marcia a Pontecagnano: «Perché non andiamo a Nizza?»
di Francesca Raspavolo
Giovedì 16 Agosto 2018, 22:58 - Ultimo agg. 17 Agosto, 11:54
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TORRE DEL GRECO - Erano diretti al mare in Calabria ma lungo la strada un improvviso cambio di programma che si è poi rivelato fatale: «Ragazzi, ma perché non ce ne andiamo a Nizza e poi a Barcellona? Forza! È estate. Ci divertiremo tantissimo». La beffa del destino: Matteo Bertonati, Giovanni Battiloro, Gerardo Esposito e Antonio Stanzione - i 4 ragazzi di Torre del Greco morti nel crollo del viadotto Morandi - non dovevano trovarsi su quel ponte. Non secondo i loro piani iniziali: erano a Pontecagnano diretti verso il sud Italia, ma l’idea di trascorrere il Ferragosto in Costa Azzurra li ha convinti a un maledetto cambio di marcia. Uniti nella vita come nella morte, partiti insieme per le vacanze da Torre del Greco, torneranno insieme questo pomeriggio per il loro ultimo viaggio. 
 
Matteo era il rampollo di una delle dinastie di corallari più antica, nobile e ricca della città, i Donadio: nel suo futuro c’erano il bed and breakfast aperto pochi mesi fa a Ercolano insieme al fratello Salvatore e, ovviamente, l’azienda di famiglia, con la tradizione dell’oro rosso da rinnovare. Un predestinato, chi lo conosceva lo ricorda come pura gioia, un inno alla vita: appassionato di viaggi, mare, calcio e musica rock, girava il mondo ma poi tornava sempre a casa, dalla famiglia che era la sua bussola. Dopo la morte del padre, gli erano rimasti la mamma Alina, il fratello Salvatore, la sorella Leri. Matteo stava andando proprio da lei, a Nizza. Tra le lamiere della Volkswagen Polo dove è rimasto ucciso i soccorritori hanno ritrovato la sua chitarra: avrebbe suonato e cantato in compagnia dei suoi più cari amici, sicuro che insieme si sarebbero divertiti, ancora una volta. 

La musica era la passione anche di Antonio Stanzione, 29 anni: gli occhiali da sole perfino di sera, il ciuffo castano scompigliato sulla fronte spaziosa e il viso da modello, Antonio era un promettente deejay, oltre a essere un portatore del carro dell’Immacolata, la santa protettrice di Torre del Greco.

Il 7 agosto, la settimana scorsa, aveva suonato in un locale: l’ultima volta dietro la consolle prima di partire per la vacanza nella quale ha trovato la morte. Sulla sua bacheca Facebook l’immagine di un party in una discoteca spagnola, in programma domenica prossima. «Domani sera sarò a Barcellona», aveva scritto agli amici virtuali, contando le ore che lo separavano dal divertimento. Una festa alla quale Antonio non potrà partecipare. 

Doveva andarci insieme a Gerardo Esposito, detto Gerry, un soprannome che i compagni gli avevano assegnato in virtù del suo amore per Londra, la city inglese dove aveva lavorato come cameriere e dove sognava di vivere: 26 anni, la faccia pulita, sempre in giacca e papillon, Gerardo si dedicava alla famiglia e agli amici, ma poi si ritagliava del tempo per i suoi hobby, le barche, i motori, i viaggi. Era un tecnico manutentore e stava cercando lavoro: il suo quartiere d’origine - Cappella Bianchini - si era mobilitato in massa per trovargli un’occupazione. «Aveva tanta voglia di fare, voleva diventare un uomo importante, non meritava questo destino». 

Lo stesso toccato in sorte a Giovanni Battiloro, 30 anni, brillante video-operatore della Sicomunicazione: la chioma brizzolata con capelli lunghi e prematuramente argentati era il suo tratto distintivo. Il cinema era la sua ragione di vita, aveva studiato alla scuola di Roma e rubato il mestiere ai colleghi. Gli amici lo chiamavano Zamorano, lavorava come montatore freelance: ormai da anni la macchina fotografica lo guidava in lunghi e avventurosi viaggi in sella alla moto, altro suo grande hobby, per realizzare reportage e video-inchieste. Dall’ultima emergenza rifiuti a Torre del Greco raccontata via Facebook ai roghi sul Vesuvio nel 2017 seguiti in qualità di volontario ambientalista, dalle spiagge spagnole ai paesaggi di mare, dai tramonti ai grandi fatti di cronaca documentati da Napoli per il tg di La7, Giovanni aveva emozionato tutti con i suoi scatti incantati. A luglio aveva seguito il suo Napoli in ritiro a Dimaro per Calcio Napoli24 TV. Anche il Napoli ha voluto ricordarlo, stringendosi commosso alla famiglia: «Attraverso i suoi video e le sue immagini Giovanni ha saputo raccontarci con passione e professionalità». Per lui il cordoglio della Federazione nazionale della Stampa: tra qualche mese Giovanni avrebbe ottenuto il tesserino da giornalista, un sogno che riempiva d’orgoglio la sorella Laura, mamma Carmela, ma soprattutto papà Roberto, segretario di redazione del Tgr Rai Campania.

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