Rifiuti a Napoli, l'impegno dei rom dove fallisce la raccolta differenziata

Rifiuti a Napoli, l'impegno dei rom dove fallisce la raccolta differenziata
Domenica 20 Gennaio 2019, 13:13
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Nel centro antico di Napoli, dove la raccolta differenziata arranca a causa della scarsa collaborazione dei cittadini, piccoli gruppi di etnia rom sopravvivono recuperando e riciclando i rifiuti gettati nei cassonetti indiscriminatamente. A notare questi rom riciclatori sono stati gli attivisti dell'associazione No Comment che da anni studia i cambiamenti sociali che avvengono nel cuore di Partenope. Scarpe con qualche difetto, vestiti vecchi ma non logori, tv e piccoli elettrodomestici obsoleti ma ancora funzionanti, che diventano pane per chi non ha un lavoro. Una differenziata alternativa praticata dalle 10 alle 24, tutti i giorni, 365 giorni l'anno.

«Gli uomini vanno al lavoro la sera, intorno alle 21,30, - dice Antonio Alfano, che da anni è parte integrante di questa associazione - armati di guanti, carrellini di cartone e attrezzi fatti in casa. Sono perlopiù giovani di età tra 16 e 18 anni, ragazzi e talvolta anche ragazze, che iniziano a perlustrare i cassonetti dal cosiddetto cavone di piazza Dante per poi percorrere via Foria, corso Garibaldi, Forcella e i vicoli del quartiere Sanità, ravanando con perizia nell'indifferenziata».

Lungo il cammino «pescano», con dei ganci, tutto quello che hanno adocchiato e che per loro ha un valore. I ragazzi sono specializzati nel riciclare vecchie pezzi di ricambio di elettrodomestici e il rame che poi rivendono per qualche decina di euro. La donne, invece, recuperano vestiti, scarpe, giocattoli e altro materiale, come bomboniere e altri oggettini simili, che finiscono sulle bancarelle dei mercatini delle pulci. «Abbiamo scoperto - spiega Alfano - che gli anziani tramandano il mestiere ai più giovani, una specie di scuola di formazione, e anche di sopravvivenza, grazie alla quale si impara come far fruttare l'immondizia».

Le famigliole che vivono grazie a questa attività, secondo una stima fatta dall'associazione, sono circa 150. Stranieri che vivono nel centro storico, riciclando al posto dei napoletani di quella stessa zona di Napoli che invece non riciclano. Gente una volta nomade ed ora stanziale, che esiste e che vive, anzi sopravvive, grazie al fallimento della raccolta differenziata. «Non li troverai al Vomero, nei quartieri alti, laddove la differenziata invece funziona», sottolinea Alfano. «Questa realtà di sopravvivenza urbana mette in evidenza non solo le criticità rapportate alla raccolta differenziata che nel centro storico è bassa rispetto ad altre aree urbane (forse tocca il 25%) ma soprattutto rende visibile un indotto umano che sopravvive proprio grazie a queste criticità», conclude Alfano.
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