Arturo, la Procura: prove evidenti. Sì al processo sprint per la baby gang

Arturo, la Procura: prove evidenti. Sì al processo sprint per la baby gang
di Leandro Del Gaudio
Sabato 21 Aprile 2018, 08:59 - Ultimo agg. 09:00
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Ha chiesto e ottenuto il processo immediato a carico dei presunti aggressori di Arturo. Quattro mesi dopo il ferimento dello studente in via Foria, la Procura dei minori di Napoli mette la freccia e ottiene la fissazione della prima udienza a carico della presunta gang che entrò in azione lo scorso 18 dicembre. Tentato omicidio e tentata rapina, sono queste le accuse mosse a carico dei tre minori finiti in cella in questi mesi, indicati come i presunti responsabili di quelle coltellate inferte ai danni di un ragazzino accerchiato e immobilizzato. Agli atti anche il nome di un quarto presunto componente della gang, per il quale non è stato possibile esercitare l’azione penale, per la sua giovanissima età. Non ha ancora 14 anni, non è imputabile, avrebbe svolto un ruolo attivo in quell’azione di puro teppismo metropolitano. Per lui niente carcere, niente processo, anche se la Procura dei minori ha già attivato l’intervento dei servizi sociali, in vista di un progetto di recupero. 
Ma torniamo alla richiesta di processo immediato a carico dei tre presunti aggressori. Una svolta che porta la firma del pm Ettore La Ragione, sotto il coordinamento della procuratrice Maria de Luzenberger, che hanno valorizzato in questi mesi il lavoro della Mobile del primo dirigente Luigi Rinella. 
Sono stati passati al setaccio i profili social di un intero gruppo di minori nella zona di via San Carlo all’Arena, nel tentativo di individuare la «paranza» del 18 dicembre scorso. Agli atti anche le testimonianze rese da due parti offese (oltre ad Arturo, anche quella di un altro minore che era scampato ad una prima tentata rapina), mentre hanno avuto un’importanza decisiva intercettazioni e indagini tecniche condotte dalla Mobile in questi mesi.
Tre gli arrestati, dunque, tre i soggetti destinati a finire sotto processo. 
In cella, dallo scorso 24 dicembre c’è F.P.C., detto «‘o nano», mentre due mesi fa è stato arrestato G.P., detto «tic tac»; quindici giorni fa è invece toccato a A.R. Storie simili quelle dei tre ragazzi in cella, legati a un contesto ambientale (e in alcuni casi anche familiare) profondamente segnato dalla violenza e dall’interruzione di un percorso di studi. Difeso dal penalista Emireno Valteroni, il «nano» ha sempre negato di aver fatto parte della banda che rischiò di uccidere Arturo. Eppure in cella non sono sfuggiti alcuni dialoghi con i parenti, nel corso dei quali il ragazzino sembrava rassicurare qualcuno rimasto libero sulla sua condotta in cella: «Diglielo di non preoccuparsi - è il ragionamento che sarebbe stato fatto - che io qui dentro faccio l’uomo», a proposito delle raccomandazioni circolate via social da parte degli stessi esponenti del gruppo. 
Stessa versione da parte di «tic tac», altro minore indicato come uno della gang. Il timbro della voce, gli occhi azzurri, ma anche la testimonianza resa da altri componenti del gruppo al momento lo tengono in cella. Difeso dalla penalista Giulia Esposito, anche quest’ultimo indagato nega di aver svolto un ruolo nel raid che avrebbe potuto uccidere Arturo. Anzi: ha anche offerto una versione alternativa, una sorta di pista da battere, alla luce di un video indicato nel corso dell’interrogatorio di garanzia. 
Sofferto anche il caso del terzo minore sotto processo. È parente di un uomo morto suicida in cella nel lontano 2005, dopo essere stato indicato come responsabile dell’omicidio dello studente Claudio Taglialatela. Storie dannate, che ora toccherà a un giudice elaborare e approfondire nel corso di un processo che avrà inizio nei prossimi mesi. Sei luglio, prima udienza, in un procedimento che non prevede la possibilità della parte offesa di costituirsi parte civile (siccome tutti e tre gli imputati sono minori). 
Un processo sprint, per una vicenda che ha scosso la sensibilità collettiva. Arturo quel giorno venne colpito da una ventina di coltellate, anche alla gola, violenza gratuita, abnorme rispetto al movente. Stando alla ricostruzione di quanto avvenuto in via Foria in quel lunedì pre-natalizio, Arturo provò a difendere il telefonino cellulare, venendo bloccato alle spalle da due malviventi, mentre gli altri due lo colpivano con decine di fendenti. Escono invece dal processo, altri due minori: si tratta di F.L. (difeso dall’avvocato Luca Mottola), la cui stazza fisica è risultata incompatibile con quella dei quattro minori immortalati da una telecamera in zona; e L.P., che quel 18 dicembre scorso era al lavoro in un negozio di pastori a San Gregorio Armeno. Quattro mesi, cento e passa giorni dopo il tentato omicidio di Arturo, la parola passa ai giudici dei Colli Aminei. 
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