Ma a dire «no» è stato Antonio Pepe, segretario dell'Unsa, sindacato al quale aderisce la maggioranza del personale del Parco Archeologico. In un documento, Pepe ha spiegato la posizione del sindacato che rappresenta: «Il lavoro va dato prima agli italiani, ai tanti giovani che non possono formarsi una famiglia perché non trovano un'occupazione».
E sui social questa opinione ha trovato tanti consensi. C'è la mamma di un disabile, un testimone di giustizia, uomini e donne che reclamano maggiore attenzione verso le esigenze occupazionali del territorio. Proteste che non ricevono il plauso del primo cittadino di Pompei che in una lettera letta durante il Consiglio comunale, ha detto di volere rispettare in pieno il protocollo di accoglienza firmato con il ministro Minniti, ricordando che proprio Pompei ha una tradizione di accoglienza degli emarginati, grazie all'opera del Beato Bartolo Longo che offrì formazione e lavoro ai figli dei carcerati e di famiglie disagiate. «Noi siamo quello che la storia ha deciso che dovessimo essere: uomini e donne capaci di accogliere chi soffre come fratelli. Alla nostra stessa tavola, senza distinzioni e senza paletti - spiega Amitrano -. Mi vergogno per quello che in queste ore nostri concittadini stanno scrivendo sui social».