Pena dimezzata a chi uccise Davide Bifolco. La famiglia: «Il nostro bambino ucciso dalla giustizia»

Pena dimezzata a chi uccise Davide Bifolco. La famiglia: «Il nostro bambino ucciso dalla giustizia»
di Paola Marano
Martedì 16 Ottobre 2018, 15:38 - Ultimo agg. 17 Ottobre, 06:43
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«Il nostro bambino è stato ammazzato dalla giustizia». C’è amarezza nelle parole di Emilia, zia di Davide Bifolco, dopo la sentenza di Appello che prevede uno sconto da 4 anni e 4 mesi a 2 anni per il carabiniere Gianni Macchiarolo, imputato per l’omicidio del diciassettenne ucciso raggiunto da un colpo di pistola durante un inseguimente la notte del 5 settembre 2014.

L'esito dell'udienza in Appello è arrivato in tarda mattinata e ed è stato accolto con grande dolore dalla famiglia del ragazzo. Insieme a loro un gruppo di attivisti dell’associaizone nata in memoria del giovane, che stamattina ha sfilato in corteo da Piazza Garibaldi e ha atteso la decisione dei giudici a Piazza Cenni, sede del tribunale, in segno di solidarietà ai familiari.
 
 

«La giustizia italiana è una vergogna perché non si può concedere un concordato a una persona che ha ucciso un bambino – ha commentato con rabbia Giovanni Bifolco, padre di Davide – avevamo la speranza che la Corte d’Appello potesse essere più determinata, invece abbiamo capito che questo è un processo politico, manovrato e farsato». Anche il fratello di Davide, Alberto Bifolco, punta il dito contro la magistratura con rabbia: «Se avessimo commesso noi un reato del genere avremmo ottenuto un fine pena mai, perché si tratta di un carabiniere allora bastano due anni. Lo Stato italiano si dovrebbe vergognare». La madre di Davide, visibilmente provata, quando ha appreso l'esito della sentenza e' stata colta da un malore.
 

Due anni con pena sospesa: la condanna della seconda sezione della Corte di Appello di Napoli riduce di 2 anni e quattro mesi quella disposta in primo grado. La notte del 5 settembre Macchiarolo si lanciò all'inseguimento di tre ragazzi che in sella allo stesso scooter e senza casco non si fermarono all'alt. Una volta raggiunti, dalla pistola d'ordinanza del carabiniere partì il proiettile che uccise Davide. Già in primo grado era stato stabilito che il colpo parti' per errore e che il proiettile fu esploso perché il militare stava inciampando e non aveva inserito la sicura.

«È stato un omicidio volontario e invece lo hanno giudicato colposo, gli hanno dato il massimo della pena e adesso in Appello solo due anni. È tutto falsato, se questa è la giustizia italiana allora siamo rovinati: Davide è stato trattato così perchè è figlio delle periferie» dice con rabbia il padre di Davide, Gianni Bifolco. «Ho perso un figlio di 16 anni senza un perché», dice ancora e poi, rivolgendosi al militare, aggiunge: «vorrei sapere mio figlio cosa ti ha fatto, non sei neanche venuto a chiedere scusa».
Quello che Gianni Bifolco non riesce proprio a digerire, però, e che la sentenza di oggi sia frutto di un concordato tra le parti: «Non andrà in carcere perché è un carabiniere, ma ha commesso un omicidio», sottolinea. Per il padre di Davide «le prove sono state inquinate», «Non hanno fatto le indagini come si deve - sottolinea - il nostro è stato un processo falsato». Poi la rabbia cede il passo al dolore: «Davide mi manca tutti giorni, - dice con un filo di voce - e quella notte è morta anche mia moglie, da quattro anni è nelle mani dei psicologi ma non riesce a superare questo grave lutto».

 
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