Ospedali senza medici: rinviate
quattromila operazioni al giorno

Ospedali senza medici: rinviate quattromila operazioni al giorno
di Maria Pirro
Martedì 19 Giugno 2018, 08:38 - Ultimo agg. 22 Giugno, 09:35
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Vietato ammalarsi d’estate. L’assistenza è ridotta, i reparti vengono accorpati. E le liste di attesa, finite nel mirino del ministro Giulia Grillo, si allungano ancora. «A causa della carenza di anestesisti in ospedale, non possono essere effettuati almeno quattromila interventi chirurgici al giorno», dice Alessandro Vergallo, presidente nazionale del sindacato Aaroi Emac, che aggiunge: con l’ulteriore contrazione delle attività, tra luglio e agosto, il tempo che si aspetta tra la prenotazione e la prestazione aumenterà del 30 per cento nelle strutture più in sofferenza. «A meno di non far saltare ferie e riposi, o di miracoli». In pratica, al paziente sarà fissato un appuntamento dopo quattro mesi anziché tre o tredici mesi invece di dieci, ma il dato varierà in ogni struttura, in base alle patologie e all’urgenza, come agli Incurabili di Napoli.

«Una donna, affetta da cancro, ha denunciato sui social l’impossibilità di essere operata nel presidio della Asl di Napoli», riepiloga Giuseppe Galano, direttore del 118 che rappresenta l’Aaroi nella regione. «Al di là del caso specifico (risolto con l’immediata presa in carico all’istituto tumori Pascale, ndr), è una testimonianza della realtà. In diversi presidi si effettuano gli interventi solo una volta alla settimana perché manca il personale sanitario. E questo dato di fatto non è solo il risultato di anni di cattiva programmazione». Per il sindacalista, le motivazioni sono diverse: «Da una parte, tutte le forze stanno convergendo verso l’Ospedale del Mare, senza che questa struttura sia in grado di erogare servizi di un grande polo. Dall’altra, si preferisce evitare la chiusura di presidi, pur se funzionano in maniera parziale e anche se, talvolta, non sono in grado di garantire la sicurezza degli stessi pazienti».

Il caso Campania è emblematico, ma disagi e proteste si verificano ovunque. «In certi ospedali, per sopperire alle carenze di anestesisti, le amministrazioni continuano pericolosamente a sostituirli con giovani medici in formazione specialistica, ma queste furberie non bastano neanche più a nascondere una situazione drammatica e insostenibile», aggiunge Vergallo. Giovanni Leoni, vicepresidente della Federazione nazionale dei medici mostra una lettera scritta da un gruppo di colleghi del Veneto, a proposito dei turni massacranti, dove è difficile tenere aperti tutti i punti nascita. «Questa volta, più degli altri anni, le ferie si inseriscono in un contesto più complesso, perché l’ordinario è già garantito con prestazioni extra. Trapianti, trattamenti oncologici e attività di emergenza non possono infatti essere rinviati a settembre. E, per chi resta in servizio, l’estate diventa un incubo». Spiega: «Occorre rivedere il numero dei posti nelle scuole per poter assumere giovani». Ogni anno il numero di medici formati è inferiore alle effettive esigenze. Un appello rilanciato in questi giorni da Gilberto Fiore, presidente Aaroi Emac in Piemonte. Lui stima che negli ospedali di questa regione non si trovano 250 anestesisti, solo per coprire le esigenze immediate, «ma ne servono 400 per completare le dotazioni organiche».

Mancano 14mila medici negli ospedali italiani, di cui 4mila anestesisti. E anche 60mila infermieri. Colpa del blocco del turn over, della disorganizzazione, della riduzione dei finanziamenti alla sanità (11,5 miliardi in meno). «Ma il diritto alla salute non può andare in ferie. È inaccettabile un rinvio delle cure», interviene Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato, appena nominato nella commissione del ministero che sta lavorando al Piano per il triennio 2018-2020 finalizzato ad affrontare la questione delle liste di attesa. La sua associazione ha effettuato una ricognizione con risultati preoccupanti. Gli interventi sono dimezzati, ad esempio, a Rieti, proprio perché scarseggiano anestesisti e infermieri. Qui dieci medici, tra cui i primari di chirurgia e riabilitazione, sono pronti a trasferirsi: si profilano, insomma, altre ripercussioni.

Francesco Notarcola, di Cittadinanzattiva, segnala che a Frosinone due sale operatorie sono inutilizzate e cinque in funzione a scartamento ridotto. «A Palestina servono 10 medici, 17 infermieri e tre tecnici radiologici», avverte un altro volontario, Stefano Fabroni. Va peggio in Abruzzo. «A Lanciano saltano gli esami in Radiologia anche per i pazienti oncologici»: la onlus qui ha raccolto la denuncia di una ammalata di Castel Frentano, sottoposta a mastectomia che, «dopo otto mesi di attesa per l’ecografia di controllo, si è vista cancellare l’esame due giorni prima della data fissata, senza ottenere un nuovo appuntamento». Non bastasse, le mammografie si fanno in trasferta: a Chieti. E la risonanza funziona otto giorni al mese. Ancora, segnala l’associazione: in Val di Susa un’anziana di 92 anni ha dovuto aspettare una settimana in pronto soccorso prima del ricovero nel reparto di medicina, a causa delle carenze di posti letto. Data per imminente a Voghera la chiusura degli ambulatori di fisioterapia. Altro sos da La Spezia, dove i posti letto sono 200 in meno di quelli previsti, fa notare Rino Tortorelli, del Tribunale per i diritti del malato. Criticità segnalate anche al Gaslini di Genova e carenza di anestesisti si hanno anche in Toscana.

Emanuele Scarpuzza (Aaroi) conclude descrivendo il dramma Sicilia, al centro di una audizione in regione: «Addirittura negli ospedali a Sant’Agata di Militello, Mussumeli, Licata, Lipari manca l’anestesista di turno: non è possibile effettuare la guardia attiva, prevista per legge, il rischio è alto.

E, per una gestione irresponsabile del turn over, anche molte sale operatorie sono inutilizzate».

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