Ed è questo il motivo che ha spinto gli inquirenti a delegare accertamenti ad hoc anche ai finanzieri del nucleo di polizia tributaria guidati dal colonnello Giovanni Salerno; una delega anche per il comando provinciale dei carabinieri che affiancheranno i colleghi della polizia. Strategia di ampio profilo, che va raccontata da una premessa: la decisione di mettere in campo altre forze di polizia giudiziaria nella caccia all’uomo di viale Maria Cristina di Savoia non rappresenta un atto di sfiducia nei confronti della Mobile, che in questa storia ha avuto comunque il merito di aver chiuso il caso in tempi record, raccogliendo in poche settimane elementi di prova forti e concreti a carico di Luca Materazzo. Un delitto, un colpevole, la caccia all’uomo.
C’è una pista economica che prende corpo, un filone investigativo fatto soprattutto di accertamenti su conti correnti e su questioni patrimoniali. Si parte da una possibilità al momento solo ipotetica: Luca Materazzo potrebbe essere foraggiato da qualcuno che gli sta pagando la latitanza, sembra di capire. Potrebbe esserci in giro uno o più benefattori che gli stanno assicurando il minimo indispensabile per sopravvivere, in attesa che l’attenzione scemi nei suoi confronti o che arrivi qualche sviluppo investigativo in grado di scagionarlo. Un buon motivo per mettere in piedi una sorta di network di inquirenti, in grado di sfruttare al massimo i talenti presenti sul territorio: polizia, carabinieri e guardia di finanza, dunque.
Soldi, seguire i soldi, è la mission.
Difeso dai penalisti Gaetano e Maria Luigia Inserra, Luca Materazzo ha cominciato a meditare un piano b - la fuga - i primi giorni dello scorso dicembre, quando ebbe modo di visionare i reperti trovati dalla Mobile non lontano dal luogo del delitto. Erano in una sorta di discarica, lì tra i giardini Mercadante e vicoletto Santa Maria della Neve, nel punto in cui l’assassino di Vittorio si è spogliato e ha provato a scrollarsi di dosso le tracce del duello ingaggiato con l’ingegnere. Una fuga provocata dalla percezione nitida che il Dna avrebbe chiuso il caso spalancando le porte del carcere.
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