Nonna camorra: vedova di 72 anni
a capo del clan del Vesuviano

Nonna camorra: vedova di 72 anni a capo del clan del Vesuviano
di Dario Sautto
Venerdì 21 Settembre 2018, 22:46 - Ultimo agg. 22 Settembre, 10:14
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Spaccio in strada e consegne di droga a domicilio. Appuntamenti via sms e chat, con utilizzo di parole in codice. Droga e armi a portata di mano e custodite dalle donne. Vari nuclei familiari impegnati nella gestione delle singole piazze nel rione Provolera. Il blitz della scorsa notte ha portato i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 22 indagati, accusati di detenzione e spaccio di cocaina, crack e marijuana e detenzione illegale di armi. 
L’inchiesta, chiusa a giugno, è partita a gennaio dello scorso anno, subito dopo l’agguato che quasi costò la vita al giovane incensurato Vittorio Nappi. Una delle ipotesi portava al mondo dello spaccio del rione Provolera, uno dei quartieri più caldi, stretto tra nuove leve e gruppi storici legati alla famiglia dei «bicchierini», il soprannome affibbiato ai Venditto.  
Nove persone sono finite in carcere, altrettante ai domiciliari (manca un uomo che non era in casa al momento del blitz) e altre quattro sono state sottoposte all’obbligo di firma, come disposto dal gip del tribunale di Torre Annunziata, Giovanni de Angelis, su richiesta del sostituto procuratore Emilio Prisco. 

Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Torre Annunziata, hanno permesso di ricostruire un centinaio di episodi di spaccio avvenuti a vico Stretto, vico Luna e vico Sorte, con consegne in strada o a domicilio anche a Pompei e Torre del Greco. Durante le attività sono stati due i sequestri di armi: il primo effettuato dai poliziotti del commissariato oplontino, che scovarono nel muro perimetrale della chiesa del Carmine di Torre Annunziata un vero e proprio arsenale; il secondo sul terrazzo di un edificio della Provolera, dove accedevano due coniugi e il loro bambino di 10 anni. 

A coordinare tutte le operazioni del gruppo di pusher era Anna Gallo, 72 anni, detta «ninnacchera», vedova di Ernesto Vendito, il capo dei «bicchierini» ucciso nel 1999 dai killer dei Chierchia-Fransuà su richiesta dei Gionta. Era lei, dall’alto del suo carisma, a fare da broker della droga e, dalla sua finestra, a controllare il covo delle armi in via Collinetta, alle spalle del corso principale di Torre Annunziata. È finita in carcere insieme con la cognata Elena Albergatore, 58 anni, accusata di gestire la piazza di spaccio di famiglia con il fratello Giovanni e al nipote Antonio. I nipoti Andrea Gallo e Antonio Venditto sono accusati di essere i veri proprietari dell’arsenale scovato nella piccionaia della chiesa. In carcere anche Ida Dinamico, 50enne moglie di Giovanni Albergatore e madre di Antonio. E i due «esterni» Giuseppe Battaglia, 38enne, e Vincenzo Ruggiero, 33enne, che curava i clienti di Torre del Greco. 

Tra le donne più attive c’era Caterina Izzi, 47enne, nuora di Anna Gallo: il suo ruolo era quello di trasportare la droga. Un ruolo importante era ricoperto anche da Luigi Guida, 20enne, arrestato pochi mesi fa in compagnia di un minorenne legato ai Gallo-Cavalieri. Il giovane guidava lo scooter, mentre il 17enne impugnava una pistola carica alla ricerca di chi aveva effettuato una stesa contro la sua abitazione. 

Singolare, poi, è il ruolo che avrebbe avuto anche Rosa Anna Venditto, 22enne nipote sempre di «ninnacchera». Era lei a prendere le ordinazioni degli stupefacenti da fornire alle singole piazze di spaccio. E chi non passava a ritirare, veniva anche richiamato: «La nonna – diceva, intercettata al telefono – ha detto che ha le sfogliatelle calde calde. Vieni a prenderle». Il gruppo faceva molto ricorso al linguaggio in codice: nei messaggi c’era chi chiedeva un «nipotino» o un «bambino piccolo» per prenotare singole dosi di crack e cocaina, o ancora ordinava una «pizza» di varie grandezze, o ancora una «mezza giornata di lavoro» per indicare la dose da 50 euro. E le pistole erano i «parenti».
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