Napoli, Verdoliva lascia i domiciliari:
può tornare a fare dg del Cardarelli

Napoli, Verdoliva lascia i domiciliari: può tornare a fare dg del Cardarelli
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 24 Novembre 2017, 13:21 - Ultimo agg. 19:01
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Lascia gli arresti domiciliari, può fare ritorno al Cardarelli, anche se non potrà svolgere il ruolo di provveditore o di direttore tecnico per almeno quattro mesi. È questo il dispositivo del Tribunale del Riesame, in favore del manager Ciro Verdoliva, finito al centro della stessa inchiesta nella quale è stato coinvolto (anche se per altre vicende) Alfredo Romeo.
 
 

Difeso dal penalista Giuseppe Fusco, Verdoliva può dunque fare ritorno al Cardarelli, a riprendere possesso del suo posto di lavoro come direttore generale.
 

I nuovi elementi emersi dall'interrogatorio «inducono a ritenere più circoscritte le esigenze cautelari, arginabili con una misura meno afflittiva». Così scrive il gip Mario Morra nella ordinanza che sostituisce gli arresti domiciliari emessi nei giorni scorsi nei confronti del manager del Cardarelli Ciro Verdoliva con la interdizione per quattro mesi dai ruoli di direttore tecnico e di provveditore, incarichi rivestiti all'epoca dei fatti contestati. Gli addebiti a carico di Verdoliva consistono soprattutto in lavori di ristrutturazione in un appartamento privato del manager eseguiti a titolo gratuito da operai di una ditta che si era aggiudicata un appalto al Cardarelli nonché dalla attività professionale svolta da un architetto, sempre nell'ambito della ristrutturazione della abitazione privata, che aveva ottenuto una consulenza presso il Cardarelli.

Nel provvedimento il giudice sintetizza le spiegazioni offerte durante l'interrogatorio da Verdoliva - difeso dall'avvocato Giuseppe Fusco - che aveva, tra l'altro, ammesso di non aver pagato i lavori (quantificati in 6-8000 euro) precisando però che «per la modesta entità dell'importo la somma sarebbe stata saldata a lavori ultimati». Il giudice ricorda che Verdoliva. per quanto riguarda l'appalto in questione «rivestiva una posizione di assoluto rilievo per la gestione della commessa, la verifica della regolare esecuzione del contratto, il controllo sull'elevazione di eventuali contestazioni, la richiesta di interventi ulteriori e straordinari, l'affidamento di eventuali incarichi sotto soglia ecc.». Per il gip «che un dirigente dell'esperienza e della competenza di Verdoliva abbia potuto essere così sprovveduto da rivolgersi in buona fede, per l'esecuzione di lavori su immobili di sua proprietà, a società o maestranze affidatarie di un servizio di appalto del valore di 60 milioni di euro presso la struttura pubblica che egli dirigeva, per di più senza la stipula di alcun contratto (anche redigendone uno mendace postumo, dopo il controllo dei carabinieri), senza alcun anticipo e senza versare alcuna somma a distanza di oltre 18 mesi dalla realizzazione di gran parte dei lavori, è oggettivamente privo di qualsiasi verosimiglianza».

Il giudice sottolinea comunque che «nonostante la sussistenza del quadro indiziario, l'interrogatorio di Verdoliva e la documentazione prodotta assumono indubbiamente rilievo ai fini della valutazione delle esigenze cautelari». Ed evidenzia inoltre che il manager ha «fornito una giustificazione del tutto attendibile» sui motivi dei suoi rapporti «estremamente confidenziali se non di cointeressenza instaurati con appartenenti alle forse dell'ordine». Ed ha sottolineato che Verdoliva nell'interrogatorio ha parlato degli esposti e delle denunce su fatti anche «di estrema gravità», fornendo nomi e circostanze e subendo ritorsioni «sostanziatesi in aggressioni e minacce».
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