Uomo gettato tra i rifiuti, identificato
il branco: «Un gioco contro la noia»

Uomo gettato tra i rifiuti, identificato il branco: «Un gioco contro la noia»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 14 Agosto 2018, 00:00 - Ultimo agg. 15:00
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Lo hanno fatto un po’ per noia un po’ per scherzo, tanto per ingannare il tempo, anche perché - a sentirli ragionare - in fondo in fondo, a Napoli non c’è niente di buono da fare. Ma guai a chiamarli babygang, guai ad indicarli come «branco», che alla fine si offendono pure. Eccoli gli «eroi» di via Leopardi - siamo a Fuorigrotta - sono quelli che hanno preso un uomo e lo hanno scaraventato in un contenitore della spazzatura, chiudendo anche il coperchio per impedirgli di tornare fuori facilmente. Sono in quattro, sono stati denunciati. Tre maggiorenni e un minore, tutti e quattro incensurati, che sono stati individuati dal commissariato di Fuorigrotta e convocati in Questura. Rispondono di violenza privata, potrebbero essere denunciati anche per lesioni se emergessero delle ferite ai danni dell’uomo scaraventato nei rifiuti. Ricordate quel video di Fuorigrotta? Il solito gruppetto dinanzi al cellulare: se la prendono con un uomo, peraltro una persona con evidenti disturbi psichici, e lo gettano nel contenitore dell’immondizia. 

Urla e risate di autoesaltazione, una bella scritta «chi non salta è juventino» e una serata passata come tante altre. Ma cosa era successo qualche sera fa nei pressi di via Leopardi al punto tale da giustificare un’azione del genere? Cosa spinge un gruppetto di ragazzi a gettare un uomo nel cassonetto della spazzatura? «Uno scherzo dettato dalla noia», sembra di capire. Poi, quando la notizia è stata pubblicata (il primo a postare il video è stato il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli), quelli di Fuorigrotta hanno tentato anche di mischiare un poco le carte. E hanno fatto circolare un altro video, nel quale hanno intervistato l’uomo del cassonetto dei rifiuti, facendogli confermare la versione dello scherzo: «Nessuna ferita, nessun danno, era solo un modo di scherzare tra amici», ha spiegato l’uomo dinanzi al telefonino cellulare. Una contromossa, una sorta di pezza a colori da postare per chiudere i conti con quelle immagini diventate virali (tratte dal profilo «vrenzolandia») e che sono finite in un fascicolo giudiziario.
 
Ma torniamo alla strana difesa d’ufficio della vittima nei confronti dei suoi aggressori. Una persona da sempre alle prese con disturbi della personalità, reduce da cinque anni di trattamento sanitario obbligatorio per una triste vicenda familiare, che si è improvvisato difensore del gruppo che lo aveva gettato nel cassonetto dei rifiuti. Materiale da approfondire, sul quale è al lavoro la Mobile del primo dirigente Luigi Rinella, anche alla luce di quanto sta venendo fuori sulle serate del gruppetto di Fuorigrotta. «Non siamo teppisti, non siamo una babygang - scrive sul suo profilo facebook il più giovane del gruppo -, tra di noi ci sono anche ragazzi che lavorano e comunque siamo tutti appartenenti a famiglie di persone oneste, persone perbene».

Già, ma allora perché gettare una persona tra i rifiuti? «È un nostro modo di giocare, poteva accadere anche a me una cosa del genere, lo facciamo perché a Napoli non c’è niente da fare, si tratta di cose che avvengono anche se non sempre le immagini finiscono sui social e sui giornali». Insomma, il tentativo di gettare acqua sul fuoco e di smarcarsi dall’accusa di rappresentare l’ultimo esempio di branco metropolitano, fenomeno da mesi al centro della cronaca cittadina. Ma qual è ora la posizione del quartetto agli occhi dell’autorità giudiziaria? Inchiesta per violenza privata, si muovono la Procura ordinaria e quella dei minori, battendo lo stesso copione seguito per altri episodi avvenuti nell’area metropolitana. Indagini in corso anche sull’altro video di gang in azione, quello registrato all’interno di un vagone della metropolitana collinare. Una decina di minori, anche in questo caso ad avere la peggio sono persone incapaci di difendersi: un uomo che prova a reagire ma che ha problemi anche ad articolare il proprio ragionamento e una donna immigrata. Musica ad alto volume, smartphone sempre pronto, connessione sui social in tempo reale. E una donna circondata e immobilizzata, passeggeri costretti a lasciare la carrozza, nessuno che chiede aiuto. Indagini affidate ai carabinieri, una parte del branco è stata identificata, vengono da Scampia e Secondigliano. Tra loro c’è anche chi vanta solidi contatti con soggetti in odore di camorra.
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