Napoli, psicologo in carcere ma la madre si oppone: «Lasciate che mio figlio si disintossichi»

Napoli, psicologo in carcere ma la madre si oppone: «Lasciate che mio figlio si disintossichi»
Lunedì 21 Marzo 2022, 13:32 - Ultimo agg. 16:30
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«Lasciate che mio figlio si disintossichi, ha bisogno di idonee cure: la droga, il crack, ha devastato lui e noi. Ha commesso gravi errori, ma privarlo della comunità lo sta allontanando dalla salvezza». È l'accorato appello che una mamma, già colpita al cuore dalle gravi azioni commesse dal figlio, rivolge all'autorità giudiziaria la quale recentemente ha disposto il suo trasferimento da una comunità al carcere, mettendo contestualmente fine al suo percorso di recupero. L'uomo, G.G., è uno psicologo, ha 45 anni ed ha lavorato anche per il Tribunale per i Minorenni di Napoli. Per procurarsi la sostanza stupefacente si è reso protagonista di un orribile episodio, uno scippo, nel quale ha perso la vita un'anziana donna.

Lo psicologo 45enne è stato ritenuto dal giudice un rapinatore seriale: fu lui, lo scorso 21 ottobre, l'uomo a provocare la morte di un' 80enne a seguito di uno scippo. La donna, ex docente di educazione fisica, era la vedova del noto skipper Beppe Panada. L'80enne fu colta da un malore fatale, tre giorni dopo lo scippo subito dalla figlia con la quale era in compagnia. In quelle ore l'uomo commise altre rapine aggravate e per questo motivo il giudice decise di trasferirlo in carcere, ritenendolo un rapinatore seriale. Al momento è accusato, tra l'altro, del reato di morte come conseguenza di un altro reato.

Prima che la Giustizia lo togliesse dalla retta via sulla quale l'aveva messo disponendo per lui la comunità terapeutica, si stava liberando da quel mostro, la droga, che da stimato professionista l'aveva trasformato in un criminale. Un percorso interrottosi due mesi dopo l'inizio delle terapie, a seguito della decisione adottata dal Gip del Tribunale di Napoli il quale, a causa di altri scippi emersi a suo carico ha deciso di spedirlo in carcere interrompendo però il programma di recupero intrapreso presso la comunità dove era ristretto in ottemperanza a una misura cautelare emessa da un altro giudice.

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«Quello che mi mette maggiormente angoscia - dice la mamma di G.G., - è la delusione che sento nelle sue parole, durante i pochi minuti che mi concedono per parlargli. Il primo giudice gli aveva concesso di rinascere, il secondo adesso invece gli sta negando il diritto alla salute. E quell'accenno di sorriso che da tanti anni non vedevo sulle sue labbra ora si è di nuovo spento». La mamma del 45enne ha scritto una lettera aperta al garante dei detenuti della Campania per chiedere il suo intervento. «Non vogliamo sconti di pena - conclude la donna - ma solo che un tossicodipendente che nessuno più vuole ascoltare non venga abbandonato a se stesso».

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