Delitto di San Pietro a Patierno
il movente della pista passionale

Delitto di San Pietro a Patierno il movente della pista passionale
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 15 Dicembre 2018, 22:54 - Ultimo agg. 16 Dicembre, 08:43
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Corna e camorra. Per quel poco che resta, nel codice della criminalità organizzata napoletana regge ancora il principio per il quale desiderare la donna d’altri - soprattutto quando è la donna di un pezzo da novanta - e peggio ancora riuscire a sedurla è peccato mortale. Ed è per questo che motivo che martedì sera un commando di killer armato fino ai denti è partito da chissà quale covo per punire Giuseppe Santangelo e Fabio De Luca.
Non c’entra la droga. E nemmeno il racket. Non c’è stato sgarro in affari loschi. Nulla di tutto questo. Gli investigatori che sulle prime si erano trovati di fronte a un fittissimo giallo, dopo poco sono riusciti a imboccare la pista giusta arrivando al movente che avrebbe scatenato la furia dei sicari entrati in azione proprio mentre iniziava la partita di Champions League tra Liverpool e Napoli, cinque sere fa. Ed è quella passionale.
 
Un lavoro certosino, quello svolto dagli agenti della Squadra mobile di Napoli guidata dal primo dirigente Luigi Rinella. Inquadrato l’ambito nel quale è maturato l’omicidio di Santangelo e il grave ferimento del suo amico De Luca. Entrambi considerati dagli inquirenti «mazzarelliani». E proprio agli ambienti del clan Mazzarella bisogna scavare per trovare la soluzione di quel che appariva un mistero indecifrabile.
Facciamo un passo indietro. Una decina di giorni fa Santangelo e De Luca vengono incaricati da «gente di rispetto» che vive nel centro cittadino di avvicinare una terza persona, un loro amico, considerato l’uomo che sta infangando l’onorabilità di un noto pregiudicato; il loro incarico è preciso: devono convincerlo a non «frequentare» più la moglie di uno dei ras del centro storico. Ne va della sua dignità, ma soprattutto degli stessi codici d’onore del clan. 
Santangelo e De Luca accettano la missione, forse sottovalutandone la delicatezza. Ma, a quanto pare, anziché ottenere il risultato sperato combinano un pasticcio. Al punto che i due si ritrovano nel bel mezzo di un violento litigio che avviene in strada, e che si conclude addirittura con schiaffi e minacce. La circostanza, anziché mettere la sordina al presunto inaccettabile tradimento, amplifica il pettegolezzo, facendolo diventare virale. Quel tam tam finirà per diventare un boomerang: rendendo di dominio pubblico ciò che sarebbe dovuto restare segreto.

Il tradimento - vero o presunto che fosse - diventa un peso insostenibile, ma soprattutto un’onta da lavare col sangue. E a quel punto qualcuno prende la più terribile delle decisioni: i due «intermediari» vanno puniti. Condanna senza appello. Ora le indagini cercano di stringere il cerchio intorno a mandanti ed esecutori materiali. A Napoli, oggi, si muore anche per questo
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