Napoli, la «tazzulella 'e cafè» patrimonio Unesco: parte la raccolta firme

Napoli, la «tazzulella 'e cafè» patrimonio Unesco: parte la raccolta firme
di Pietro Treccagnoli
Lunedì 11 Dicembre 2017, 08:47 - Ultimo agg. 19:04
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Dopo la pizza, il caffè. È la sequenza naturale. Poi magari pure l'ammazzacaffé. Nocillo o limoncello, a piacere. Comunque sia e scherzi a parte, è partita ieri, in coincidenza con la giornata nazionale del caffè sospeso (appuntamento autopromosso, ma male non fa), la raccolta firme per sostenere la candidatura del caffè tipico napoletano a patrimonio Unesco. Non abbiamo ancora finito di brindare per la vittoria dell'arte dei pizzaioli, che l'instancabile consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli s'è messo al lavoro per allungare la tavola imbandita.
L'appuntamento era al Gambrinus, ovviamente, che ieri mattina era già pieno di suo, con napoletani e turisti in fila alla cassa e al banco. Nella apposita sala erano stati allestiti un paio di tavolini con i fogli da firmare. Su un altro caffettiere napoletane e due torte: una con la riproduzione della scena della «Banda degli onesti» con Totò e Peppino pronti a sorbire l'oro nero e un'altra, più sobria, con il semplice logo dell'organizzazione culturale dell'Onu. Con Borrelli a officiare uno dei padroni di casa, Michele Sergio, Massimiliano Rosati del caffè omonimo (entrambi promotori ufficiali dell'iniziativa) e il consigliere comunale Marco Gaudini. A metà serata, Borrelli ha annunciato che era stato raggiunto il traguardo delle prime mille firme. Ad aprire la lista i nomi di due clochard che hanno approfittato dell'occasione per concedersi un caffè sospeso.

«Invieremo subito al presidente della Regione, Vincenzo De Luca, e al sindaco Luigi de Magistris le note per avviare le procedure» ha spiegato Borrelli. Ma non è un po' presto? «Occorre molto tempo per ottenere un risultato così importante, bisogna muoversi con celerità. Per preparare questa nuova importantissima candidatura abbiamo già parlato con Pier Luigi Petrillo, capo delegazione che ha portato in Italia il riconoscimento dell'arte della pizza». Battere il chicco finché è caldo, insomma. «Così come già avvenuto per il caffè turco e per quello viennese, chiediamo che venga riconosciuto il caffè tipico napoletano» hanno incalzato Sergio e Rosati «la cui storia e tradizione sono tutt'uno con il nostro popolo e ci fa piacere aver avuto qui Toto Sorbillo, in rappresentanza dei pizzaioli napoletani che sono riusciti a ottenere il prestigioso riconoscimento, un segno tangibile della fratellanza che ci unisce e ci aiuterà a tagliare questo traguardo».

 

Incuranti del rischio di inflazionare il marchio Unesco (tutti Patrimonio, nessuno Patrimonio) il gruppo della tazzina bollente vuole marciare a tappe forzate. Fanno sul serio. Del resto a Napoli, in campo gastronomico, c'è solo l'imbarazzo della scelta nel lancio delle tipicità, anche quando non ce ne sarebbe nessun bisogno, vista la diffusione e l'eccellenza. In clima natalizio, potrebbe andare bene persino la richiesta per l'insalata di rinforzo. Ma tant'è. Buona fortuna e pigliammoce nu cafè.
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