Napoli, la beffa dell’ultimo boss
in fuga al sole e al caldo di Dubai

Napoli, la beffa dell’ultimo boss in fuga al sole e al caldo di Dubai
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 19 Novembre 2018, 23:01 - Ultimo agg. 20 Novembre, 09:52
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Stavano sempre a parlare del clima, sembravano conversazioni innocue, magari di gente un po’ fissata, tipiche di chi non sa come ingannare il proprio tempo libero. Poi, a rileggere quelle frasi o magari solo ad ascoltare quelle parole che rimandano al caldo estivo, a qualcuno è scattato un campanello d’allarme. Come un segnale spia. No, non poteva essere una frase come un’altra, quella roba lì era buona e andava trascritta. 

Tipo: «Ha detto che fa caldo, che stava pariando, che si stava divertendo»; oppure: «Ha trovato un grande caldo; anche oggi fa più caldo del solito, per il resto tutto ok». 

Parole dette a mezze frasi, captate in ambientale tra mamma e figlia, o al colloquio con un parente detenuto, parole che in un modo e nell’altro sono entrate in misure cautelari e atti processuali depositati in questi giorni nei vari processi sulla camorra di Secondigliano.
 
La suocera e la nuora si confidano e si fanno forza a vicenda, «lì dove fa caldo, di sicuro si sta organizzando...».

Espressioni sibilline, piene di doppi sensi. Codici improvvisati, che sono diventati importanti come le convenzioni. 

Già perché dietro la storia del clima - riflettono ora gli inquirenti - si nasconderebbero parole studiate nei mesi e utilizzate per indicare l’ultimo buen retiro dei latitanti napoletani: Dubai, Emirati Arabi. 

È qui «che fa caldo», almeno a voler riportare le riflessioni tratte da un interno domestico di Arzano. Ed è grazie a queste riflessioni, che ora la caccia all’uomo di uno dei latitanti dell’area scissionista entra decisamente nel vivo. Parliamo di Raffaele Mauriello, figlio di uno dei boss della prima ora nella guerra sanguinaria ai Di Lauro, attualmente ricercato per un duplice tentato omicidio.  In fuga da mesi, ora c’è una convinzione, alla luce di quella frase che è stata pronunciata dal diretto interessato, che rimanda a paesaggi o climi esotici: «Fa caldo, tutto ok, ma fa caldo...». Dubai, Emirati, grattacieli. Un muro di gomma, almeno a giudicare dalle rogatorie firmate in Italia che rimbalzano sistematicamente senza alcun effetto, che restano lettera morta, che diventano materia per giuristi. Come nella storia della cattura di Raffaele Imperiale, quello che custodiva due quadri di Van Gogh ritrovate in una casa nel Napoletano; come per il suo braccio destro, che a Dubai ha atteso che il provvedimento cautelare venisse annullato al Riesame e per chissà quanti altri irreperibili. 

GLI INVESTIMENTI
Eccellenti e no. Dubai, vero e proprio «eldorado» per chi ha problemi con la giustizia, facile da raggiungere, difficile da approcciare. Impermeabile il contesto, da queste parti è quasi impossibile essere stanati. 

Non esistono precedenti in materia di arresti, a differenza di quanto avvenuto di recente in Sudamerica dove le carte degli arresti alla fine vengono notificate e le manette scattano realmente ai polsi dei latitanti, grazie alla collaborazione con le autorità italiane. Ma torniamo alle frasi intercettate, con quel refrain che parla di clima e di caldo esotico, anche quando dalle nostre parti non ci sono picchi di emergenza. Indagine del pool anticamorra, al lavoro i pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra (sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli), riflettori puntati sul nuovo paradiso del riciclaggio internazionale per boss e colletti bianchi. Non è solo roba per latitanti, non è solo una storia di fuggitivi capaci di dribblare le richieste di arresto della Dda di Napoli. Ci sono anche molti affari in ballo, come emerge dall’analisi del traffico aereo Roma-Dubai, a ridosso dei fine settimana. Via vai di famiglie apparentemente alla ricerca di qualche giorno di relax, non sono sfuggiti alcuni cenni anagrafici. Secondigliano, ma anche Casavatore, Arzano, Melito, insomma la zona controllata dagli scissionisti o dalle famiglie che un tempo appartenevano alla stessa holding criminale. Una realtà sopravvissuta a una recente scissione interna, poi ricucita grazie all’intervento di Rosaria Pagano, sorella del boss Cesare Pagano, una donna che qualche mese fa ha incassato una condanna a venti anni di reclusione.

GLI ORDINI
È stata lei a mettere pace, a ripristinare la calma. Ed è grazie al suo intervento - secondo gli inquirenti - che la situazione in casa Mauriello si è tranquillizzata. C’è stato un matrimonio in famiglia, tanti invitati, solita festa, poi tutti a casa. Nel frattempo è scattato un mandato di cattura a carico di Mauriello, che è andato a vuoto. Niente manette, inizia la caccia per un soggetto che sembra irrimediabilmente sparito dal territorio. Poi quelle frasi e quella storia del clima, con la convinzione che il covo scelto dal latitante sia in una terra al riparo dalle manovre delle Procure italiane. Una zona decisamente centrale nei traffici internazionali, grazie alla possibilità di investire i proventi di droga e di altre attività illecite. Immobili, complessi residenziali sarebbero nati in questa zona anche grazie a investimenti sospetti, in uno scenario in cui arrivare a mettere sigilli è al momento ritenuto impossibile. Ma gli interessi della camorra negli Emirati sono svariati. Boom di società che fanno intermediazione commerciale (specie nel settore della compravendita di prodotti ittici), nascono aziende o imprese commerciali con soggetti che parlano napoletano. Indagini in corso, verifiche sul fronte antiriciclaggio su un territorio indicato appena qualche tempo fa come il possibile buen retiro del wanted storico della camorra napoletana: parliamo di Marco Di Lauro, da tredici anni fuggitivo per un ordine di arresto che, se venisse eseguito, suonerebbe addirittura come un’arma spuntata. Scagionato dall’accusa di omicidio, Marco Di Lauro ora deve rispondere per un definitivo per fatti di camorra. Inchieste in corso, inutile dire che anche in questo caso la caccia punta dritto nei luoghi dove «si sente sempre caldo».
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