Catacombe San Gennaro: la lettera
con gli encomi di Ravasi a Loffredo

Le catacombe di San Gennaro
Le catacombe di San Gennaro
di Maria Chiara Aulisio
Mercoledì 21 Novembre 2018, 08:54 - Ultimo agg. 15:31
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La lettera è dell'8 febbraio 2016. La firma del mittente è quella del cardinale Gianfranco Ravasi, nella sua veste di presidente della Pontificia commisione di archeologia sacra; il destinario si chiama Antonio Loffredo, parroco della Sanità e gestore, con i ragazzi della cooperativa la Paranza, delle famose catacombe che portano il nome del patrono della città, insieme con quelle di San Gaudioso. A tirar fuori dal cassetto la missiva, timbrata e protocollata dal Vaticano, è proprio Loffredo che, in poche righe di accompagnamento, spiega anche il perché: «Il clamore mediatico registrato in questi giorni evidenzia un clima di confusione e disorientamento che - scrive il parroco - mortifica il volto e il successo che, legittimamente, le Catacombe hanno saputo conquistare, sul piano nazionale e internazionale». E poi aggiunge: «Forse c'è, non poca, disinformazione sull'operato e sulle intese intercorse in questi anni che non giova alla causa delle catacombe per le quali il cardinale Ravasi ha avuto sempre parole di benevolenza e apprezzamento, come si può evincere dalla lettera che mi inviò l'8 febbraio 2016».

 
Secondo Loffredo il contenuto di quella lettera mette in evidenza il «dialogo ininterrotto con la Pontificia commissione di archeologia sacra e il riconoscimento da parte della stessa della nuova modalità di lavoro, che vedeva il nostro territorio responsabile del finanziamento degli affreschi, e la Pontificia commissione nel ruolo di alta sorveglianza e sovrintendenza». Non solo «apprezzamento» nei confronti dell'operato della Paranza - secondo Loffredo - ma, da parte del cardinal Ravasi, anche l'affermazione che «non si voleva e mai si sarebbe voluto riscuotere il 50% dei proventi dei biglietti d'ingresso». Da qui la speranza del parroco che «la questione si risolva quanto prima» e il suggerimento di mettere intorno a un tavolo tutti i protagonisti di questa esperienza.
LA LETTERA
Ma vediamo che cosa scriveva Ravasi l'8 febbraio 2016 in risposta a una «nota» che padre Loffredo aveva inviato al segretario della Commissione di archeologia sacra, monsignor Giovanni Carrù che - scrive il cardinale - «ha sentito il desiderio di sottoporre alla mia attenzione il dossier relativo alla valorizzazione delle catacombe cristiane di Napoli che, come tutti i cimiteri e gli ipogei d'Italia, ricadono sotto la tutela della Commissione che ho l'onore di presiedere». Ravasi parla di «prezioso lavoro svolto per far risorgere il rione Sanità dove si incastonano le catacombe» e aggiunge che «proprio a questa ricchezza monumentale i responsabili della Commissione hanno dedicato estrema attenzione quando - con un chirurgico intervento conservativo - è stato frenato il degrado della cripta dei vescovi nelle catacombe di San Gennaro». Poi il plauso per i lavori di restauro promossi dalla parrocchia e il ringraziamento per «la gestione delle visite affidate alla Paranza che svolge tale attività con estremo impegno».
GLI INCASSI
Ed eccoci al punto: «Tale apprezzamento - si legge ancora nella lettera - è testimoniato concretamente dal fatto che questa Commissione non ha mai preteso la metà degli incassi provenienti dai biglietti di ingresso, comprendendo la criticità della situazione sociale del quartiere». Una decisione che però avrebbe costretto la Commissione - come scrive il cardinale - «a ricorrere alle sostanze provenienti dagli ingressi alle catacombe romane e del resto d'Italia» per sostenere le spese degli interventi conservativi napoletani.
I FINANZIAMENTI
Parole di encomio anche per la capacità di don Antonio di reperire «fondi utili ai restauri degli affreschi delle catacombe», anche se - aggiunge Ravasi - «sarà fondamentale conoscere la provenienza dei fondi reperiti anche per rendere conto alla Segreteria per l'economia». I restauri poi «saranno seguiti in ogni fase dal sovrintendente archeologico Fabrizio Bisconti a cui spetta, non solo l'alta sorveglianza, ma la scelta della tipologia del restauro». Dunque, conclude Ravasi, «le sarei grato se si mettesse in contatto con lui per concordare la dinamica degli interventi e per decidere i tempi e i modi del lavoro da lei promosso».
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