Bomba in pizzeria da Sorbillo, la pista dei due clan rivali: è la guerra per il racket sul food

Bomba in pizzeria da Sorbillo, la pista dei due clan rivali: è la guerra per il racket sul food
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 17 Gennaio 2019, 07:30 - Ultimo agg. 17:07
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Hanno deciso di alzare il tiro, in modo da passare all'incasso con una posta più alta. Hanno assistito in silenzio al volume di affari che si è abbattuto negli ultimi mesi tra i vicoli dei Decumani, alle lunghe attese all'esterno delle pizzerie, ma anche alle file di fronte a qualsiasi buco dove si vendesse cibo. E hanno capito che era venuto il loro momento, quello di farsi avanti, di approfittare del vuoto di boss patentati, ma anche della crisi dei loro capi, quelli del cartello dei Sibillo. Racket sulle pizzerie o meglio, racket sul food, che da queste parti chiamano «'o fud», in uno slang figlio della deriva turistica di questi ultimi anni. È questa la pista battuta dalla Dda di Napoli per ricostruire moventi e responsabilità della bomba carta esplosa la scorsa notte all'esterno della pizzeria Sorbillo.
 
Racket sulle pizzerie, racket sul food venduto ad ogni angolo del centro storico, un vecchio pallino della camorra cittadina. Altro che droga, altro che piazze di spaccio. Aprile del 2012, la retata contro i Del Prete e i Ferraiuolo, i primi legati ai Mazzarella, i secondi con una vocazione di autonomia. Pochi anni dopo, tocca ai Sibillo e alla paranza dei bimbi, proprio durante le vacanze di Natale. Prima gli spari in aria lungo San Gregorio Armeno da parte di un giovane pistolero in sella a uno scooter - siamo nel 2015 - poi un grande summit organizzato a pochi passi dei Decumani. Turisti terrorizzati, non era il set di un film. Era la zona di Emanuele e Pasquale Sibillo, il primo ucciso a giugno del 2015, il secondo in cella, gli stessi presenti all'interno di un appartamento dove c'erano tutti i rappresentanti di una certa camorra: i Bosti-Contini, ma anche gli scissionisti, per arrivare ai Rinaldi, segno evidente che quello spaccato di Napoli - il corpo di Napoli - fa gola ai pezzi da novanta.

Oggi sono tornati. E c'è aria di guerra tra i due più potenti schieramenti che si contendono parti dell'area metropolitana. Parliamo dei Rinaldi (a cui sono storicamente legati i Sibillo) e i Mazzarella, che vantano ramificazioni dal centro alla periferia. Due famiglie di San Giovanni a Teduccio, che si fronteggiano un po' dappetutto con gli stessi mezzi. Ricordate cosa accadde la notte tra il nove e il dieci novembre del 2017? E ancora lo scenario di guerra del 16 giugno del 2018? Stesse dinamiche, stesso esplosivo: le bombe distruggono lo Shabby caffè di via Pessina e lo Shabby caffè di via Toledo. Bombe che per poco non provocarono il coinvolgimento di passanti, in una guerra culminata in omicidi e agguati anche in altri angoli della città. Ne abbiamo parlato nell'edizione di ieri, a proposito della fuga di Ciro Rinaldi («mauè») e dell'arresto di quattro suoi affiliati (tra cui due donne) per l'omicidio di Roberto De Bernardo. Fu ucciso a novembre del 2015, per aver ospitato uno dei killer di Emanuele Sibillo, in uno scenario utile per capire cosa sta accadendo in questi mesi a Napoli: i Rinaldi di Napoli est vendicarono Emanuele Sibillo (ucciso nella zona dei Tribunali) con un agguato a Mariglianella. Un domino impazzito che si gioca sull'intera area metropolitana.

Ma torniamo alle indagini sulla bomba carta contro la pizzeria di Gino Sorbillo. Indagini condotte dal pm anticamorra Celeste Carrano, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, la pista del racket è quella principale. Ieri sono stati ascoltati alcuni commercianti della zona, al lavoro la Mobile del primo dirigente Luigi Rinella, si lavora anche su alcuni precedenti registrati in un recente passato. Come gli spari nella strada dove abitava Emanuele Sibillo e dove ancora oggi viene ricordata la sagoma del boss ventenne che si mise a capo della paranza dei bimbi, seminando il terrore nel cuore del centro storico.

C'è un'ipotesi di partenza, legata sempre e comunque al movente estorsivo: nessuno denuncia, ma in tanti pagano il pizzo, in tanti hanno ricevuto prestiti o locali ad uso commerciale per dare inizio ad una attività, quanto basta a rimanere legati a doppio filo a una camorra sempre più imprenditoriale. Inchiesta sulle nuove leve, sugli ultimi colpi messi a segno dalla paranza dei Sibillo, clan sfilacciato ma sempre più bisognoso di soldi e sempre più protetto dall'alleanza con i Rinaldi e altri clan cittadini: tutti lì in attesa di mettere le mani sul boom turistico anche grazie al food napoletano.

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