Napoli, Sorbillo riapre con la pizza antiracket ma è fuga di turisti dai B&B dei Decumani

Napoli, Sorbillo riapre con la pizza antiracket ma è fuga di turisti dai B&B dei Decumani
di Paolo Barbuto
Martedì 22 Gennaio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 17:31
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Allo scoppio di una bomba, Napoli risponde con l'esplosione dell'entusiasmo per la riapertura: Sorbillo ha riaperto i battenti in una giornata piena di buoni sentimenti, applausi, entusiasmo, fotografie e pizze. Una maniera per cancellare lo sconforto della settimana passata, dell'ordigno che avrebbe voluto mettere in ginocchio una città tramite uno dei suoi simboli e che, invece, è servito a far risorgere la voglia di combattere contro il male, la malavita, la camorra.

Il locale riaprirà solo intorno a mezzogiorno eppure dentro la pizzeria l'attività è frenetica fin dalle prime ore del mattino. A un certo punto si apre un angolo del portoncino, Gino Sorbillo viene fuori con una scopa tra le mani, apre il rubinetto, inizia a pulire i basoli davanti alla pizzeria, quelli sui quali è stata piazzata la bomba.

Getta acqua e strofina con forza, quasi con rabbia. Vuol cancellare ogni minimo segno dell'ordigno, si concentra sul piccolo fosso che s'è creato dinanzi allo scalino d'ingresso per via dell'esplosione, lo sfrega con insistenza, lo riempie e lo svuota a colpi di ramazza e olio di gomito. Si fermano curiosi e telecamere, lui inizia a parlare a voce alta, ripete quel che sta pensando, dice che tutto va rimosso «non deve restare nulla di quel che è accaduto perché lo cancelleremo con la nostra forza e la nostra testardaggine». Parla tanto, indica ai curiosi i dettagli dello scoppio, poi solleva la pompa e getta acqua pure sul muro di fianco alla pizzeria, che non resti più nulla dell'attentato perché la riapertura è una rinascita e dev'essere senza macchie.


Stavolta Napoli c'è. Il tam tam ha fatto il giro della città, sono in tanti ad accalcarsi di fronte alla pizzeria. Su via Tribunali si crea il consueto muro di persone: abitualmente sono turisti, generalmente in attesa di un tavolo; stavolta sono quasi tutti napoletani, in attesa di vedere finalmente la pizzeria che riapre dopo l'attentato.

Gino Sorbillo, nel frattempo, se n'è tornato dentro. Il momento, a suo modo, è solenne: la prima pizza vuol prepararla lui in persona. Poi spalanca l'uscio e si presenta con una «marinara» fumante tra le mani, finalmente sorridente dopo giorni di cupezza e d'angoscia. Adesso potrete anche pensare che si tratti di una banalità, però in quel momento, in quel luogo, vedere Sorbillo che spalanca le porte e mostra la sua pizza è un'immagine che regala brividi ed emozione. Lo pensano anche le centinaia di napoletani che lo accolgono con grida e applausi prima di andare ad assaggiare uno spicchio di quella pizza.

D'accordo, qualcuno di voi, cattivello, sta pensando che le persone stavolta sono accorse a centinaia perché Sorbillo aveva promesso pizza gratis a tutti; però a origliare i discorsi della gente sembrava che l'emozione fosse tutta concentrata sulla riapertura, sulla sfida al racket, sulla capacità di rinascita, sull'orgoglio di una città che respinge il marchio del pericolo e della paura. Anche se, ovviamente, dopo gli applausi e le parole di sostegno tutti sono andati a prendersi uno spicchio della pizza della rinascita. Ne sono state sfornate a decine, ma questo è un dettaglio.

A far festa con Sorbillo arriva Mario Granieri, collega pizzaiolo di «Terra Mia» pure lui nel mirino del racket a Forcella. È timido ma si schiera al fianco di Gino, davanti al forno per una foto simbolo del riscatto senza paura: «Noi non siamo scoraggiati - Sorbillo parla con intensità - stamattina festeggiamo la città e i napoletani che vogliono la normalità, amano la legalità, e nelle loro strade si sentono sicuri, fatta eccezione per qualche episodio. La pizza marinara la offro a loro, a tutta la città». Poi il pizzaiuolo torna su un tema che gli è caro: «Bisogna denunciare, senza timore, ma bisogna chiedere con forza anche la bonifica dei vicoletti dove occorre più luce, ci vogliono telecamere. Non devono esistere strade di serie A e di serie B, Napoli è una, unica e tutta da tutelare».

Arrivano i vertici dei carabinieri, c'è pure il cavaliere Alfredo Forgione di Fresco che non fa mancare il suo sostegno al collega pizzaiuolo. Il Comune, nel momento della riapertura mattutina, è rappresentato dall'assessore Clemente che è stata la prima ad arrivare il giorno dopo l'esplosione e vuole esserci anche al momento della rinascita: «Questo territorio ha sostituito, da anni, l'idea di rassegnazione con quella di riscatto. Eventi come questo dimostrano che Napoli non è città di malavita e camorra ma luogo dove ogni giorno ci si mette in discussione e si combatte schierandosi dalla parte dello Stato, con grande fiducia nelle forze dell'ordine e nella giustizia».

L'effetto bomba, però, inizia a farsi sentire sul fronte del turismo. Un uomo che gestisce un bed and breakfast nei pressi della pizzeria si lamenta: «Sono già arrivate le prime disdette. Le persone chiamano, scoprono che siamo vicini al luogo dell'esplosione e dicono che non verranno». Ad assistere allo spettacolo gioioso della riapertura ci sono due turisti, vengono dall'Austria, chiedono il significato del grande cartello in cima alla pizzeria che racconta della bomba e della rinascita. Quando lei capisce che non è un modo di dire ma che qui è scoppiata per davvero una bomba, resta atterrita: «No, non è possibile: è un racconto da film, mica succede per davvero?». Il ragazzo non è altrettanto sconvolto, le dice che devono andare a mangiare proprio in quel locale, lei lo strattona, vuole andare via. Gino Sorbillo si accorge di quel che accade, chiama i due turisti al centro della ressa, prende personalmente due spicchi di pizza e li offre alla coppia: «Non abbiate paura, Napoli bella, gioiosa e gustosa. Cancellate ogni timore». Ora sorridono entrambi.

Un commerciante ha seguito tutto, si avvicina e parla sottovoce: «Dal giorno della bomba qui ai tribunali di sera cala il coprifuoco.

Appena scende il buio scompare la gente: da anni non vedevo una situazione così angosciante. Se si diffonde la paura fra i turisti è la fine per tutti».

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