Napoli, la morte di Anna a 36 anni: nomina dei periti e autopsia

Anna Siena, la donna napoletana di 36 anni morta al Pellegrini
Anna Siena, la donna napoletana di 36 anni morta al Pellegrini
di Ettore Mautone
Lunedì 21 Gennaio 2019, 13:09 - Ultimo agg. 17:53
4 Minuti di Lettura
Come è morta Anna Siena lo chiarirà l’autopsia. Tra poche ore, il magistrato inquirente che leggerà il primo rapporto della Polizia di Stato dovrà nominare il Ctu (il consulente tecnico di ufficio incaricato di eseguire l’autopsia sul corpo della donna che si trova presso l’obitorio al Policlinico Federico II. L’esame necroscopico, dirimente per comprendere la cause della morte, sarà effettuato in presenza dei consulenti medici nominati dai legali della famiglia Siena e da quelli nominati dagli indagati e dall’Asl Napoli 1 da cui questi dipendono.  

Secondo quanto emerge dalle prime indagini e ricostruzioni Anna Siena, giunta in Pronto soccorso martedì scorso, era prostata e dolorante. La giovane donna era piegata in due e fu sistemata su una sedia. Lì è rimasta per due ore in attesa per essere visitata e poi poco dopo dimessa senza aver praticato idonee indagini cliniche. Possibile che nessuno abbia capito la gravità della situazione? Al primo accesso in ospedale alla giovane Anna è fatta una diagnosi iniziale di “colica renale con probabile sabbiolina”. Poi visitata da una seconda dottoressa, in quanto il primo medico era impegnato con altri casi clinici, è stata liquidata in maniera sbrigativa con un foglio di dimissioni senza praticare alcun esame clinico e la sola indicazione di una “lombosciatagia” con la prescrizione di farmaci antalgici (per lenire un dolore di cui non si conosceva la causa). 

La madre, da giorni senza pace e senza voce, è ancora incredula torna a raccontare gli ultimi giorni di sua figlia per tramite dell’avvocato Pisani. 

Dal racconto di mamma Rosa e del padre della vittima, emerge dunque un particolare drammatico: quando Anna Siena il 15 gennaio viene rimandata a casa con due diagnosi “colica renale” e “lombosciatalgia”, viene curata con farmaci antalgici prescritti dalla dottoressa che l’ha dimessa “senza che sia stata sottoposta ad alcuna indagine strumentale” 

Era il 15 gennaio, mattina presto, quando Anna Siena arrivava  in ospedale a bordo di un taxi. Al pronto soccorso Anna ci rimane due ore, in attesa di essere visitata. Poi le due visite di due diversi medici e due diagnosi diverse e quella di uscita di lombociatalgia da trattare con terapia antinfiammatoria. Per due giorni Anna Siena rimane a letto. Non si muove. È pallida. Inappetente. Dopo due giorni di antidolorifici assunti come da prescrizione medica del pronto soccorso la mattina del 18 gennaio, la povera Anna viene trovata a letto dai familiari in condizioni pietose. “Era gonfia e ghiacciata all’addome e alle gambe” racconta la mamma. Alle 5 del mattino con un taxi viene riportata all’ospedale Vecchio Pellegrini e subito condotta in sala di rianimazione. “Alle 7,15 alla presenza della polizia giunta sul posto si riferiva che Anna era morta per cause sconosciute”. I genitori che hanno visto la figlia di 36 anni spegnersi in tre giorni, senza alcun apparente motivo, senza che in ospedale le facessero esami strumentali, chiedono ora di sapere, di capire cosa sia accaduto . “Vogliono giustizia, non cercano vendetta» sottolinea l’avvocato Pisani. La ragazza stava bene secondo il racconto di amici e parenti. «Era in ottima salute. Era felice. Non c’è più. E quello che è successo a lei non deve accadere a nessun altra persona. Nessun’altra mamma deve soffrire come stanno soffrendo i familiari di Anna».

Difficile riuscire a descrivere in parole i sentimenti ed il dolore dei genitori e della sorella di Anna che ancora non hanno metabolizzato la tragedia che li ha investiti. « Ci chiediamo come sia possibile - aggiunge Pisani - che una ragazza di 35 anni, in perfetto stato di salute, accompagnata in taxi al pronto soccorso dell’ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli, in preda a dolori lancinanti all’addome, alla schiena e alle gambe, tanto da non essere in grado di camminare sia rimandata a casa senza praticare alcuna indagine strumentale (ecografia, radiografia. 

Chiederò per i miei assistiti anche un percorso di sostegno e assistenza psicologica per cercare di contenere questo dolore così devastante. Poi ci aspettiamo dalle autorità tante spiegazioni in merito alle condizione disumane cui sono sottoposti pazienti e familiari negli ospedali e soprattutto nei pronto soccorso. Tutto quello che accade nel mondo della sanità ha nomi e cognomi, non si parla di calamità naturali inevitabili o criminali che si nascondono dietro un portone. Tutto è chiaro e visibile a tutti, chi minimizza o considera normale amministrazione tutto ciò non potrà mai risolvere il problema. E alla fine la povera gente muore di malasanità nell’indifferenza di chi governa, di portaborse e politicanti di turno». 

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA