Policlinico Vanvitelli, intervista al rettore Nicoletti: «Specializzandi segretari? Pronto a fare chiarezza»

L'università Vanvitelli nel ciclone: convocati direttore e consiglio devono spiegarmi il lavoro in Accettazione

Il Vecchio Policlinico
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di ​Maria Chiara Aulisio
Domenica 12 Novembre 2023, 23:00 - Ultimo agg. 13 Novembre, 18:18
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Gianfranco Nicoletti, rettore dell’Università Vanvitelli, scende in campo ancora una volta. Dopo l’autosospensione dei due direttori al vertice delle scuole di specializzazione in Chirurgia plastica e Geriatria - a finire nell’occhio del ciclone ora è quella in Radiodiagnostica. Stavolta non si tratta di un messaggio whatsapp un po’ troppo azzardato, e nemmeno di questionari di valutazione ai quali i docenti consigliano di rispondere nel giusto modo perché, “badate bene, sappiamo chi siete”. No, niente di tutto ciò: il caso adesso gira intorno ai turni che i medici in formazione sono chiamati a coprire al desk dell’Accettazione dove - assicurano - sbrigano pratiche burocratiche e amministrative di vario genere. Una mansione - secondo loro - assai lontana da quelle che invece dovrebbero svolgere per diventare specialisti radiologi a tutti gli effetti. 

Rettore, gli specializzandi hanno detto basta. Basta a messaggi che sanno di avvertimento e basta pure a incombenze che definiscono inappropriate se non dequalificanti.
«Convocherò il direttore insieme con tutto il Consiglio della Scuola.

Ho bisogno di capire come stanno le cose. A questo punto serve chiarezza: le notizie di cui sono a conoscenza le ho apprese dal giornale e ora voglio saperne di più».

Il professore Cappabianca, direttore dell’Unità operativa di radiologia, ha dichiarato che il servizio prestato in Accettazione fa parte del percorso formativo. È così?
«Verificherò. Devono spiegarmi qual è il beneficio per gli specializzandi e soprattutto in che cosa consiste precisamente il lavoro che svolgono al desk. Mi piacerebbe anche capire meglio in che modo quella mansione rientri nel percorso di formazione previsto dal ministero della Salute».

Anche sui tempi di assegnazione al servizio c’è discordanza. Sempre secondo il direttore Cappabianca si tratterebbe di un incarico di non oltre trenta giorni, i neo medici non la pensano così.
«Faremo chiarezza pure su questo, potete stare tranquilli. Per quel che mi riguarda ho un solo obiettivo: la formazione dei nostri medici. Anzi, ben vengano le segnalazioni, siamo pronti a intervenire per migliorare il buon andamento dell’Università».

Va detto che in poche settimane la Vanvitelli è finita più volte nella bufera. Che cosa sta succedendo?
«Sono davvero molto dispiaciuto per gli episodi che hanno visto coinvolte le nostre scuole. È chiaro che quando si tratta di comportamenti, eventualmente sbagliati, che attengono ai singoli, oltre ai provvedimenti previsti dobbiamo solo augurarci che non si ripetano più. Da questo punto di vista mi sento abbastanza ottimista».

C’è chi ritiene che ben presto saranno coinvolti anche altri atenei. La Vanvitelli avrebbe solo sollevato il coperchio su anomalie e irregolarità piuttosto diffuse nel mondo accademico.
«La mia filosofia non è mai stata “mal comune mezzo gaudio”, anzi, spero davvero che non succeda più nulla da nessuna parte altrimenti vi assicuro che sarebbe una sconfitta per tutti. L’Università Vanvitelli è da sempre - e con forza - accanto a studenti e specializzandi: mi auguro davvero che i fatti accaduti possano rappresentare un monito e non solo in questo ateneo».

Che cosa intende per “monito”?
«Più che monito direi cautela, cautela e rigore. Ho già invitato tutti a riconsiderare rapporti e atteggiamenti nel segno di una maggiore attenzione e minore superficialità. Il rischio potrebbe essere quello di vedere compromessa la gestione di alta qualità che stiamo portando avanti non senza fatica e francamente mi sembrerebbe ingiusto».

A che cosa fa riferimento precisamente?
«Agli sforzi che compiamo ogni giorno - dal potenziamento delle residenze studentesche ai migliori strumenti di ricerca fino alle più moderne apparecchiature - per raggiungere l’eccellenza della nostra offerta formativa. Le critiche che ci vengono mosse, se posso permettermi di dare un consiglio, non vanno interpretate come un affronto personale, ma devono stimolarci a fare di più e meglio per spingere il nostro ateneo in vetta alle classifiche di valutazione». 

Ha più volte invitato studenti e specializzandi a fare riferimento alle autorità accademiche per segnalare anomalie o risolvere problemi.
«L’ho detto e lo ribadisco. Il nostro lavoro è anche questo, sollecito tutti, di nuovo, a contattarci con grande serenità, senza alcuna preoccupazione e, soprattutto, senza temere ritorsioni: non mi appartengono, ve lo garantisco».

Invece tra gli specializzandi c’è tanta paura. Temono la reazione dei docenti, vedono a rischio il loro percorso di studio se qualcuno dovesse scoprire che sono loro a protestare.
«Sono sempre stato convinto che chi sta seguendo un indirizzo di formazione deve poterlo fare in assoluta serenità e nelle migliori condizioni possibili. Oggi più che mai voglio che il messaggio arrivi forte e chiaro ai nostri giovani medici. Io ci sono, anzi: noi ci siamo, più di così francamente non so come dirlo». 

Dovrebbe dire qualcosa anche ai docenti. O no?
«Certo. Ai professori suggerirei di agire con maggiore attenzione e non soltanto per la preoccupazione che se poi scoppia il caso potrebbero pagare le conseguenze. Non è questo il punto». 

Allora qual è il punto?
«La grande responsabilità che hanno nei confronti di tanti giovani camici bianchi destinati a formare la classe medica del futuro. Se vi sembra poco».

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