Forcella, il parroco: «La camorra
di oggi? Cani sciolti senza codici»

Forcella, il parroco: «La camorra di oggi? Cani sciolti senza codici»
Giovedì 20 Settembre 2018, 15:54 - Ultimo agg. 15:56
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Due volanti della polizia presidiano l'agenzia di scommesse di piazza Calenda dove ieri sera a Napoli due sconosciuti in sella a scooter hanno giocato al tiro al bersaglio contro i monitor del locale a quell'ora frequentato dagli scommettitori in un mercoledì di Champions League. Ne ha fatto le spese un ragazzino di 13 anni, ferito di striscio al volto dai frammenti dei vetri andati in frantumi. Ricoverato, è stato dimesso dopo poco e sta bene. Mentre gli inquirenti vanno avanti con le indagini non tralasciando nessuna pista investigativa (dall'intimidazione a scopo di racket fino all'ipotesi della 'stesà fine a se stessa per affermare la supremazia sul territorio), il giorno dopo lo spavento, Napoli fa i conti con un nuovo episodio di criminalità, due settimane dopo l'ultima "stesa" che, a pochi passi da piazza Calenda, in via Vicaria Vecchia, comportò il ferimento alle gambe di una 52enne affacciata al balcone.

Anche stavolta solo una fortunata coincidenza ha fatto sì che - quattordici anni dopo il sacrificio di Annalisa Durante, vittima innocente di un raid di camorra - Forcella non debba piangere un'altra giovane vittima. Nel quartiere poca voglia di parlare. Nessuno scommettitore nel negozio. Un uomo dai capelli brizzolati - che dice di essere il nonno del ragazzino - tranquillizza sulle condizioni del 13 enne. Poi, poco dopo le 13, cala la saracinesca. All'interno ci sono ancora le tracce dei proiettili (sei quelli trovati, che si sono andati a infrangere contro monitor, vetri e mura).

«Non è normale uscire per un caffè e trovarsi con una pallottola addosso - scuote la testa don Angelo Berselli, da dodici anni parroco di San Giorgio ai Mannesi - purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che normale non è. Il problema non è il singolo episodio, il punto è capire che siamo all'emergenza e invece non ci si meraviglia più di niente perchè si considera normale qualcosa che normale non è». Eppure, a distanza di quattordici anni dalla morte di Annalisa Durante, qualcosa è cambiato: «Sicuramente - spiega il sacerdote - c'è stata una involuzione della cosiddetta vecchia camorra. Una volta c'erano boss che avevano principi discutibili ma che venivano rispettati. Avevano un consenso, e in qualche modo era una camorra benedetta dal popolo. Che ai bambini non sparava. Oggi - sottolinea don Angelo - quei »principi« sono saltati ed è un azzardo parlare di criminalità organizzata. Sono cani sciolti, senza controllo, che però qualche accalappiacani alle spalle forse ce l'hanno. Per loro fare le stese è come andare alla scuola calcio. Cercano di mettersi in mostra per scalare posizioni e diventare titolari in serie A». Poi ci sono le responsabilità delle istituzioni: «Non bastano gli interventi a spot - è l'auspicio del sacerdote - serve continuità. E soprattutto serve un maggiore controllo del territorio. Siamo di fronte a una realtà che se non si affronta in maniera sinergica, ma facendo ognuno il proprio dovere, nessuno escluso. Ma soprattutto senza dover chiedere a nessuno di fare da eroe e senza tacciare nessuno di omertà». (

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