Finte nozze alla IV Municipalità, condannato solo falso sposo. La vittima: «Scriverò alla Corte europea»

Finte nozze alla IV Municipalità, condannato solo falso sposo. La vittima: «Scriverò alla Corte europea»
di Giuliana Covella
Domenica 22 Aprile 2018, 19:37
2 Minuti di Lettura
Si era ritrovata sposata a sua insaputa a un egiziano e oggi, dopo quasi tre anni, Patrizia ha ottenuto una sentenza del Tribunale che si limita a condannare il finto sposo. «E il Comune di Napoli e la quarta Municipalità dove si era svolto il falso matrimonio?», si chiede Vincenzo Arino, papà della vittima e suo legale, che annuncia: «Scriverò alla Corte europea dei diritti dell’uomo per avere giustizia per mia figlia». Vittima di truffa, la giovane donna che aveva scoperto di essere sposata a un immigrato nell’ambito di una vera e propria holding che organizzava finte nozze tra ignari cittadini e extracomunitari per far ottenere il permesso di soggiorno a questi ultimi, dopo un calvario durato circa tre anni è riuscita ad ottenere soltanto la condanna del finto coniuge, «che ovviamente è irreperibile e non pagherà alcun danno», aggiunge il genitore della ragazza.

L’odissea di Patrizia era cominciata nel luglio 2015 quando, dopo aver scoperto che la sua carta di identità era stata contraffatta, si era ritrovata ammogliata a un cittadino egiziano. Lo scandalo dei falsi matrimoni celebrati nella sede della quarta Municipalità in via Gianturco aveva scoperchiato un affare da centinaia di migliaia di euro, coinvolgendo ben 92 ignare vittime della truffa. Ma dopo che per un periodo le indagini della Procura partenopea si erano arenate, era stato proprio il caso di Patrizia a far riaccendere i riflettori. Ora però che per la trentenne è arrivata la sentenza dei giudici della prima sezione civile del Tribunale di Napoli chi la assiste non sembra soddisfatto: «È una sentenza beffa, che conferma come la vicenda di chi resta vittima di truffa e prigioniera della burocrazia per tre anni senza poter compiere atti di un libero cittadino, si concluda con una condanna nei confronti del convenuto che, allo stato irreperibile, non avrà risorse e non pagherà mai le somme inflitte - tuona Arino - Che giustizia è questa? Resto basito e invierò la sentenza alla Corte europea al fine di comprendere quale sia il vero responsabile di una truffa che si estende a centinaia di napoletani, oltre a tutte le ripercussioni subite da mia figlia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA