Fico visita il carcere di Poggioreale
«Restituire dignità e un futuro»

Fico visita il carcere di Poggioreale «Restituire dignità e un futuro»
di Rossella Grasso
Lunedì 16 Luglio 2018, 15:22 - Ultimo agg. 19:55
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È arrivato verso le 9.30 di questa mattina al carcere di Poggioreale e ha iniziato una visita durata più di due ore. Roberto Fico, Presidente della Camera, ha approfittato della presentazione del libro di Antonio Mattone, storico volontario della Comunità di Sant'Egidio dal titolo «E adesso la palla passa a me», per vedere di persona le condizioni dei detenuti di uno dei carceri più grandi d'Italia. «Fa molto caldo in cella», ha detto. Ma del carcere c’è bisogno o è possibile ipotizzare un paese senza, come ipotizzato giorni fa da Beppe Grillo? «Sono in un carcere», ha risposto perentorio. «Beppe nei suoi post fornisce una visione del mondo e crea dibattito - dice - è un po’ come è nata l’esperienza civica tramite i suoi spettacoli e, dopo il 2005, con il Movimento. Si danno delle visioni dei punti di vista di dibattimento che secondo me, in assoluto è in generale sono molto importanti».
 


Dopo la visita ha commentato insieme ai cronisti quanto visto. «Un istituto di detenzione deve garantire la dignità delle persone», ha detto, sottolineando più volte come garantire la dignità serve per «un percorso formativo, riabilitativo, senza dimenticare che le persone che sono fermate per qualsiasi tipo di pena sono in ogni caso delle persone e vanno trattate come tali, nel pieno della loro dignità. Dobbiamo comprendere sempre che tipo di persona riconsegniamo alla società - aggiunge - perché se pensiamo che sono rinchiusi per 10 anni e dopo escono senza una progetto, scollegati dalla società senza formazione, è chiaro che abbiamo fatto più un danno alla persona che è un vero servizio».
 
 

«Dobbiamo riuscire a trovare dei collegamenti profondi e forti tra ciò che avviene dentro e fuori - sottolinea - in un processo di vasi comunicanti in modo tale che quando si esce ci sia una persona rinnovata già collegata con la società. Occorre dunque lavorare a formazione e misure alternative, ma anche su altre questioni e come la certezza della pena perché Stato e cittadini devono essere sicuri che ci sia una certezza della pena, se qualcuno commette un reato». Non bisogna però, per Fico, perdere di vista l’importanza della formazione e della dignità delle persone.
«Non vi è dubbio che in alcuni padiglioni le cose funzionano meglio, rispettano gli standard garantiti dall’Europa e in altri luoghi ci sono invece troppe persone per cella e non va bene». Ad oggi, ha fatto sapere, nelle celle dell’istituto di pena ci sono 2200 detenuti, dovrebbero essere circa 1690, ne erano 3000.

«Ho visto un carcere che sta cercando di rinnovarsi, di ristrutturarsi, sta cercando di fare dei percorsi importanti rieducativi e di lavoro - ha affermato - É chiaro che ancora molte criticità. In breve tempo, verso novembre, dovrebbe partire anche la ristrutturazione di altre ale». Fico ha ringraziato le tantissime associazioni che interagiscono insieme con il carcere e riescono a fare dei percorsi formativi molto importante, ci sarà una pizzeria all’interno del carcere, sarà costruita una pizzeria dove si fa la formazione e piano piano si potrà fare anche la chiesa con una formazione e dei corsi all’esterno nel centro storico di Napoli.

Antonio Mattone è uno di quelli che il carcere lo frequenta spesso come volontario. Offre compagnia o semplicemente un'orecchio che ascolta storie tormentate e riflessioni che chi è costretto in carcere gli affida. «E adesso la palla passa a me» è il suo libro che racchiude tutti questi racconti, per descrivere una fetta della società molto spesso dimenticata e che in tanti credono irrecuperabile. «Questo libro racconta il dramma dei carcerati ma anche la loro grandissima voglia di riscatto - ha detto Mattone - Il carcere deve tendere a creare opportunità per tutti i detenuti, affinchè una volta usciti possano riprendersi in mano la loro vita».

Maria Luisa Palma, direttrice del penitenziario di Poggioreale, ha accompagnato Fico nella stuttura. «La visita di Fico, in concomitanza con la presentazione del libro di Antonio Mattone, ha dato risalto a questo istituto e al problema del carcere. È stata una visita molto attenta, siamo andati a visitare non soltanto il nuovo padiglione, ma anche il più antico che il padiglione Roma.
Fico ha parlato con i detenuti, con alcuni stranieri, ha voluto chiedere loro cosa avessero fatto, perché fossero in carcere e quali fossero le loro prospettive. Abbiamo cercato di dargli la consapevolezza del problema del carcere. La questione che la società nega il problema del carcere nel senso che quelli che hanno commesso un reato devono stare in carcere e la risposta deve essere questa e le condizioni se sono buone ok, diversamente non fa niente. L’attenzione in questo senso delle istituzioni nei confronti del problema carcere induce la società ad avere contezza che il carcere non è solo un problema degli operatori penitenziari, ma della società».

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