Omicidio a Mergellina, nomi dei testi secretati: «Troppe pressioni»

Denunciato titolare di uno degli chalet: «Troppe amnesie, finisce sotto indagine»

Napoli, delitto dello chalet, nomi dei testi secretati, i pm: «Troppe pressioni»
Napoli, delitto dello chalet, nomi dei testi secretati, i pm: «Troppe pressioni»
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Giovedì 28 Marzo 2024, 23:09 - Ultimo agg. 30 Marzo, 09:06
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Pochi giorni fa le minacce a mezzo social nei confronti dell’amico della vittima, il ragazzo che quella maledetta notte di un anno fa era assieme al pizzaiolo ucciso per errore a Mergellina. Ieri mattina, invece, una catena “di non so e non ricordo”, da parte del titolare di uno degli chalet teatro del delitto di un 19enne estraneo alle bande criminali. Quanto basta a spingere il pm a compiere un atto abbastanza raro, anche in un tribunale dove sono diversi i processi per fatti di camorra: il pm Antonella Fratello ha infatti deciso di secretare la lista di testimoni che di volta in volta saranno chiamati in aula a confermare le accuse e le ricostruzioni messe nero su bianco nella fase preliminare delle indagini.

Prima Corte di Assise del Tribunale di Napoli (presidente Cristiano), clima pesante nel corso del processo a carico di Francesco Pio Valda, presunto assassino di Francesco Pio Maimone.

Si capisce sin dalle prime battute dell’udienza di ieri mattina, che l’atmosfera è tesa, in particolare quando il presidente del collegio ha deciso di denunciare il titolare dello chalet. Troppi silenzi, troppi non so, troppi non ricordo. Anche di fronte a quei volti e a quelle sagome che gli sono state mostrate nel corso dell’udienza di ieri mattina, c’è stato il buio completo. Assenza di ricordi, nessun contributo. È così che il processo si interrompe più volte, fino a quando il giudice ha invitato il commerciante a nominare un difensore (mentre gli veniva accordato un avvocato di ufficio). In sintesi, il commerciante passa da testimone a indagato, potendo a questo punto avvalersi della facoltà di non rispondere, ma subendo una probabile accusa per il silenzio e le mezze frasi messe agli atti ieri mattina. Non un teste qualunque, quello denunciato nel corso del dibattimento. 

Si tratta dello stesso commerciante che appena una settimana fa era stato raggiunto da un provvedimento di accompagnamento coatto dei carabinieri da parte della stessa Corte di Assise. Assente la prima volta, poco incisivo nel corso dell’udienza di ieri, per lui gli atti finiscono in Procura. Clima pesante, quello che si sta registrando dinanzi ai giudici della prima assise. In aula, gli imputati sono tutti collegati in videoconferenza, a partire da Francesco Pio Valda, il presunto assassino. Storia drammaticamente nota. Maimone viene centrato al petto da un colpo di pistola esploso nel corso di una rissa tra due gruppi di malviventi, provocata da un pestone sulle scarpe griffate di uno dei contendenti. A sparare, secondo l’accusa è stato Francesco Pio Valda, che ieri era collegato via monitor. Agli atti, le verifiche condotte dalla squadra mobile di Napoli, che hanno ricostruito traiettoria e tipologia di armi usata.

Ieri, è stata ascoltata polizia scientifica: gli agenti-testi hanno confermato che il proiettile calibro 38 special che ha ucciso Maimone è stato esploso da una distanza di circa 15 metri e che il colpo non è stato sparato in aria. Un passaggio non secondario, quest’ultimo, dal momento che una delle possibili versioni difensive da parte dell’imputato fa leva proprio sulla traiettoria dei colpi. Difeso dal penalista Antonio Iavarone, Valda non ha mai formalizzato agli atti la sua versione dei fatti di quella notte, anche se - nel corso di un colloquio con il garante dei detenuti, quando era a Secondigliano - fece trapelare una versione mai smentita. Quale? Valda avrebbe usato una pistola a salve - spiegò al garante - sparando colpi in aria per allentare la pressione che si era creata nel corso della rissa. Una ricostruzione dei fatti che non trova riscontri, al momento. Ieri, la conferma che i colpi esplosi dallo sparatore (chiunque sia) era ad altezza d’uomo, mentre c’è un altro aspetto su cui conviene prestare fede agli atti: nella disponibilità di Francesco Pio Valda, pochi giorni prima il delitto, erano stati trovati proiettili compatibili con quelli esplosi a Mergellina la notte tra il 19 e il 20 marzo.

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Acquisiti anche i riconoscimenti fotografici e il verbale relativo al ritrovamento di residui di scarpe bruciate. Fissato infine un calendario delle prossime udienze: 17 aprile, e 8 e 14 maggio. Un calendario blindato da quanto accaduto in questi mesi, in un continuo rimando tra social e realtà giudiziaria. Basti pensare che appena una settimana fa, erano arrivate minacce all’amico di infanzia della vittima, testimone oculare dello sparo assassino: «Farai la fine di Francesco Pio...», scriveva un anonimo nei confronti del teste chiave, come ha denunciato l’avvocato Sergio Pisani, che assiste la famiglia della vittima.

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