Corruzione, arrestato alto dirigente
dell'ispettorato del lavoro di Napoli

Corruzione, arrestato alto dirigente dell'ispettorato del lavoro di Napoli
Venerdì 9 Novembre 2018, 09:06 - Ultimo agg. 10 Novembre, 11:31
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«Proteggeva» le aziende sottoposte ai controlli dei suoi ispettori esercitando nei loro confronti continui condizionamenti e ingerenze e, in una delle società tutelate, un'importante spa con sede in Avellino attiva su tutto il territorio nazionale, avrebbe poi fatto assumere il figlio ingegnere, per chiudere un occhio su un appalto per la fornitura di servizi con un'altra società. Con l'accusa di corruzione, è stato arrestato Renato Pingue, capo dell'Ispettorato interregionale del lavoro di Napoli a conclusione di un'attività investigativa dei carabinieri del Comando provinciale di Avellino, coordinata dalla Procura del capoluogo irpino. Gli inquirenti hanno anche ottenuto il sequestro di beni per circa due milioni di euro incassati da due aziende attraverso condotte estorsive ai danni dei lavoratori sottoposti, secondo gli investigatori, a forti pressioni e minacce di licenziamento per costringerli a firmare verbali di conciliazione a condizione estremamente svantaggiose.

I fatti al centro dell'attività investigativa risalgono a due anni fa, quando Pingue ricopriva la responsabilità di direttore provinciale del lavoro facente funzioni di Avellino. Il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso dal Gip del Tribunale di Avellino che ha concesso all'indagato gli arresti domiciliari. Insieme a Pingue sono indagati l'amministratore delegato e il legale rappresentante di due società per azioni, nei confronti dei quali è stato disposto il sequestro preventivo da 2 milioni di euro.
 

L'appalto finito nel mirino degli investigatori, che sarebbe al centro dell'episodio di corruzione, riguarda una fornitura di servizi tra le due società, una in qualità di committente, la seconda in qualità di appaltatrice. Dai controlli degli ispettori del lavoro erano emerse diverse irregolarità nel rapporto tra le due società, operanti nel settore della logistica e dei servizi, con le cooperative nelle quali operavano i lavoratori. In particolare, con l'intervento diretto del dirigente dell'Ispettorato, ai lavoratori venivano omesse quelle informazioni che avrebbero invece consentito di esercitare pienamente i loro diritti, soprattutto per spettanze e contributi mai percepiti. 

Questo sarebbe accaduto a numerosi lavoratori della Cooperativa Sva di Pontecagnano, ai quali sarebbe stato imposto di firmare la conciliazione per rinunciare ad ogni azioni di recupero su Tfr, tredicesime, detrazioni sul nucleo familiare, contributi e ferie. Il provvedimento di sequestro preventivo per 2 milioni ha interessato 30 conti correnti riconducibili alle due società. 

​La gestione dell'Ispettorato del lavoro di Avellino da parte di Pingue era stato anche oggetto nel 2016 di una interrogazione parlamentare al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che denunciava le pressioni e i condizionamenti a cui sarebbero stati sottoposti gli ispettori dal capo dell'ufficio relativamente agli accertamenti sulle due aziende finite nell'inchiesta.
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