Concorsi truccati per l'Esercito,
il teste-coraggio è nella polizia

Concorsi truccati per l'Esercito, il teste-coraggio è nella polizia
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 19 Ottobre 2018, 23:00 - Ultimo agg. 20 Ottobre, 18:22
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Quando mercoledì mattina ha scandito l’urlo che ti cambia la vita - quel «lo giuro» che segna l’inizio di una carriera in divisa al servizio delle persone -, la sua soddisfazione è stata doppia. Chi lo conosce e gli è stato vicino in questi mesi, ha saputo della sua emozione, della sua gioia, per aver chiuso il cerchio di una storia che ha inizio un anno e mezzo fa. Una storia non solo personale: gli arresti nella concorsopoli militare che vengono messi a segno nello stesso giorno in cui lui è lì a giurare con la mano destra alzata. Gli arresti e l’assunzione in polizia, dunque.  Due motivi di vanto nella stessa giornata, per Giacomo Junior Sorato Siddi: classe 1990, da qualche giorno agente in prova, ma anche testimone chiave nell’inchiesta culminata negli arresti in cella di un dipendente del ministero dell’esercito, e negli arresti ai domiciliari di un generale in pensione assieme ad altri 13 soggetti legati alle forze armate e alle scuole di formazione.  Un terremoto, una storia aperta ad altri sviluppi (e ad altri possibili coinvolgimenti) che parte da un gesto più unico che raro da queste parti: la denuncia, il racconto di una pressione subita, di un andazzo che molti tollerano in silenzio. 
 
Eccolo Giacomo Junior bussare un anno e mezzo fa alle porte della guardia di Finanza, per raccontare un’esperienza diretta: la richiesta di 25mila euro che gli sarebbe stata avanzata dal generale Luigi Masiello per vincere il concorso sognato da una vita, quello di maresciallo dei carabinieri.  Soldi in cambio di pandette e algoritmi, secondo lo schema cristallizzato nell’ordine di custodia cautelare firmato dal giudice per le indagini preliminari Lidia Comella, tangenti in cambio di una via privilegiata buona per scavalcare gli altri concorrenti, buona a fottere il prossimo ripulendosi il giorno dopo la faccia e le stellette. Strana situazione quella vissuta da Giacomo. Che fare? Si può violare la legge, fosse anche una sola volta nella vita, pur di avere un lavoro onesto? Si può offendere la giustizia pur di indossare una divisa che poi ti impone di far rispettare quella giustizia che, almeno una volta, ti sei messo sotto ai piedi? Eppure chi lo conosce ripete lo stesso concetto: Giacomo non ha avuto esitazioni, non ha mai avuto dubbi o tentennamenti. E alla fine è stato premiato. Grazie al racconto della richiesta di 25mila euro (vicenda che va comunque accertata nel corso di un probabile processo), sono stati messi sotto controllo alcuni telefoni, che hanno via via coinvolto soggetti impensabili. Una rete fatta da militari, informatici, formatori, presunti faccendieri, a cui la Procura di Napoli arriva grazie al racconto di quel ragazzo che aveva deciso di mettere al centro di tutto la sua storia.

Figlio di due persone oneste, due lavoratori specializzati nel campo dei prodotti caseari, Giacomo non ha esitato. Ha pensato ai genitori, ai valori che gli hanno trasmesso e ha rinunciato al sogno di entrare nell’arma da maresciallo, senza però rinunciare a battere altre vie. Tutte legali, ovviamente. Con la ricerca del concorso giusto, con una meta da raggiungere senza scorciatoie, grazie allo studio, alla preparazione, come fa la maggioranza dei ragazzi del Sud in giro per l’Italia. E allora eccolo dinanzi al maresciallo in forza al nucleo di polizia tributaria a raccontare la storia dei 25mila euro da mettere in una busta e consegnare alla persona giusta. Ha scritto il gip a proposito della denuncia presentata dal neo promosso agente di polizia: «In virtù di tale denuncia, erano state avviate attività di intercettazione telefonica che avevano dato conferma dell’anomalo “interessamento” del Masiello in numerose procedure concorsuali in corso di svolgimento. Ed in particolare, avevano fatto emergere un articolato sistema, ideato da parte di soggetti appartenenti o di ex appartenenti alle forze armate e alle forze di polizia, quasi quotidianamente impegnati nel favorire il “buon esito” dei concorsi in dette amministrazioni dello Stato da parte di giovani candidati, a fronte di un’illecita elargizione di denaro proveniente direttamente dagli aspiranti ovvero dai loro prossimi congiunti, speranzosi di assicurare un futuro certo e tranquillo ai loro cari».

Mercoledì mattina tocca al generale Luigi Masiello rispondere alle accuse firmate dal pm Giancarlo Novelli e replicare anche alle dichiarazioni del giovane testimone. Difeso dal penalista Federico Simoncelli, Masiello potrà raccontare il suo punto di vista, per scrollarsi di dosso l’idea di essere un corrotto capace di lucrare sul desiderio da posto fisso di un esercito di aspiranti militari, in lista d’attesa per poter ripristinare l’ordine, forti di una divisa addosso, di un fisso mensile e di un peccato originale a cui non dare peso. 
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