Catacombe, tre ragazzi della Paranza scrivono a Papa Francesco: «Ci aiuti»

Catacombe, tre ragazzi della Paranza scrivono a Papa Francesco: «Ci aiuti»
di ​Giuliana Covella
Lunedì 26 Novembre 2018, 08:38 - Ultimo agg. 09:40
3 Minuti di Lettura
La speranza. Parte da qui l’ultimo tentativo di salvare l’esperienza della cooperativa sociale “La Paranza” che, con i suoi 50 giovani, gestisce da dieci anni le Catacombe di San Gennaro. In una gremita basilica di Santa Maria della Sanità padre Antonio Loffredo e i “suoi” ragazzi hanno lanciato l’ennesimo grido d’aiuto verso la Santa Sede, per far sì che la rinascita di un sito resuscitato dall’incuria e dall’abbandono non venga interrotta per sempre. L’appuntamento per il quartiere, le associazioni e tanti esponenti delle istituzioni è stato ieri pomeriggio nella chiesa simbolo del quartiere. Quella di San Vincenzo, ’o Monacone, la cui statua campeggiava all’ingresso tra due file di panche affollate di fedeli e non solo. In prima fila personalità come il fotografo Mimmo Jodice, Sylvain Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte, Daniele Sansone, leader dei Foja, molti sacerdoti come don Franco Esposito, cappellano del carcere di Poggioreale, ma soprattutto la gente del Rione Sanità che, ancora una volta, ha manifestato la sua gratitudine al parroco che ne ha cambiato il volto. Padre Loffredo ha chiuso l’incontro con parole pregne di speranza, un concetto che più volte ha ribadito, illustrando «il gesto compiuto da alcuni dei suoi ragazzi».
 
«Stasera l’unica parola che può sintetizzare tutto è speranza - ha detto dall’altare don Antonio - e un quartiere che non perde la sua speranza è l’esempio di un cammino che nessuno potrà mai fermare. Qui alla Sanità, come dice Ermanno Rea, c’è la Napoli al quadrato e l’iniziativa di tre ragazzi è stata l’emblema di tutto questo». Tre ragazzi della “Paranza”, come racconta con la voce rotta dall’emozione il loro parroco, «in settimana hanno deciso di sfruttare per una volta una loro conoscenza. Una suora che lavora nella segreteria di Papa Francesco. Si sono messi in auto e sono andati fino a Roma, quasi posteggiando per ore la suora, per consegnarle la lettera che hanno scritto al Pontefice». Un estremo tentativo per non mettere fine al sogno di 50 ragazzi, che ogni giorno tornano a casa col sorriso dalle loro famiglie, per le quali quel lavoro alle Catacombe rappresenta l’unica fonte di reddito. «Noi sappiamo aspettare - rimarca padre Loffredo - le cose buone sono già successe e nessuno ce le ruberà, nemmeno al 50%», ironizza riferendosi alla iniziale richiesta della Pontificia commissione di archeologia sacra di versare la metà degli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti.

Quella di ieri nella chiesa della Sanità è stata una festa, un momento di aggregazione e di solidarietà cui hanno partecipato oltre 500 persone. Ad aprire l’evento, coordinato da Susy Galeone, la lettura di alcuni brani significativi per la storia del quartiere e per il sito archeologico, dove riposano le spoglie di San Gennaro: l’Elogio alla illusione di padre Giuseppe Rassello (con accompagnamento musicale delle orchestre Sanitansamble e Scarlatti); la storia di Lello dal libro “Vico Esclamativo” di Chiara Nocchetti; Le tartarughe, brano estratto da “I Piccoli Principi del Rione Sanità” di Cristina Zagaria; alcuni brani estratti dal testo del Sinodo dei Giovani del Papa; un brano estratto da “Nostalgia” di Ermanno Rea e, a chiudere, il Cantico di Maria. 

Solidarietà alla causa della “Paranza” e di padre Loffredo dagli assessori comunali alla Coesione sociale e al Lavoro Laura Marmorale e Monica Buonanno; dal presidente della III Municipalità Ivo Poggiani, con l’assessore Carmela Sermino e il consigliere Ciro Guida; una rappresentanza di altre Municipalità (Luigi Petroli della II, Carmine Stabile e Simona Riso della IV); Antonio Cesarano, papà di Genny; Maria Luisa Iavarone con il figlio Arturo. «Se questa esperienza si interrompesse sarebbe una sconfitta civile», dice l’assessore Marmorale. «Il modello Sanità va conservato, potenziato e raccontato», le fa eco Buonanno. Mentre Iavarone sottolinea «il sostegno che si deve continuare a dare ai ragazzi e a don Antonio», Poggiani parla di «una coop che si è fatta traino di una rigenerazione mai vista prima nel quartiere».
© RIPRODUZIONE RISERVATA