«Stuprata dal baby branco a 12 anni», in commissariato con mamma e papà

«Stuprata dal baby branco a 12 anni», in commissariato con mamma e papà
di Rosa Palomba
Sabato 26 Maggio 2018, 11:21 - Ultimo agg. 13:58
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Inviato a Castellammare

Storie riservate, sgarbate, sbagliate. Storie segrete rinchiuse nel dolore più intimo. Inconfessabili, almeno fino a quando la sofferenza irrompe come uno squarcio e la verità chiede rivincita. La liberazione è l'unica chiave per sopravvivere. E la vittima ammette, rivela. Come l'altra sera.

La dodicenne sembrava ancora più piccola e indifesa. Tra la sua mamma e il suo papà ha varcato la soglia del commissariato di Castellammare di Stabia. Ha raccolto tutto il coraggio possibile alla sua età e ha raccontato la sconcertante vicenda. Lei vive a Gragnano, il comune più grande dei monti Lattari, il più vicino ad autostrade e città. Alcune sere fa, nei pressi della villa comunale di Castellammare, un ragazzino che lei frequentava le ha offerto un passaggio in scooter. Era già buio, l'ha invitata a una festa. Invece, l'ha portata da altri tre ragazzi e tutti insieme hanno avviato le oscene sequenze di un allucinante stupro a turno. Tutti, fra i 14 e i 16 anni di età e tutti muniti di cellulare per foto e riprese. La polizia diretta dal vicequestore Vincenzo Gioia, ha raccolto informazioni, scritto i verbali, informato la procura per i minorenni. A quel punto la bambina, stretta fra i genitori avviliti, arrabbiati e impauriti, «scortati» da un ispettore di polizia è entrata nel pronto soccorso del San Leonardo.
 
Nessun «Percorso Rosa» nell'ospedale dei 600mila e più utenti. Però nel reparto di Ginecologia, i responsabili hanno allestito una camera destinata alle vittime della violenza. Negli ultimi due anni infatti, in questa zona fra Napoli e la costiera sorrentina, di casi come questi ce ne sono stati diversi. L'ultimo due settimane fa, ancora una tredicenne; e sempre ieri, un'altra tredicenne di Vico Equense, ha accettato un passaggio da un suo amico che ha incontrato sempre a Castellammare, ancora in Villa Comunale, sul litorale della movida: l'ha portata nell'edificio abbandonato e devastato delle Terme e ci ha provato. Dopo i primi palpeggiamenti la piccola è riuscita a scappare, a raggiungere la «civiltà», e a denunciare.

Due sere fa invece, nella «stanza rosa» del San Leonardo, per la bambina di Gragnano medici e infermieri hanno dovuto attivare anche i servizi di supporto psicologico. Quindi, la visita specialistica. La violenza non sarebbe stata una soltanto. Anzi, forse già da tempo la dodicenne aveva regolari incontri sessuali. Forse non aveva raccontato nulla perché minacciata; forse quelle scene erano state riprese con i cellulari ed era ricattata. Forse, ha vuotato il sacco perché quel ragazzino che frequentava e di cui si fidava l'ha tradita e l'ha proposta ad altri tre suoi amici. Ma non è escluso al momento, che la vicenda sia saltata fuori perché la bambina aspetterebbe un figlio. Le procedure medico legali sono state subito avviate e i campioni di tracce organiche sono ora nei laboratori dove saranno decifrati i Dna degli aggressori. Uno fra loro potrebbe essere il papà del neonato che difficilmente vedrà la luce. Tutti sono stati denunciati, dal più piccolo al più grande che ha sedici anni, appunto. A tutti sono stati sequestrati i cellulari. Sarebbero legati agli ambienti della malavita di Scanzano, storico quartiere di clan. «Nessuno ci ha informati. Però cerchiamo di non trasformare una lampadina in un lampione», dice il responsabile delle Politiche sociali di Gragnano, Giuseppe Aceto.

«Sicuramente saremo chiamati a intervenire», dice Andrea Di Fiore, assistente sociale in servizio al Municipio, che si occupò del caso di Pimonte, ancora nei monti Lattari, vicenda molto analoga a questa appena emersa. E poi ci sono gli abitanti, il quartiere, le insegnanti: il fatto è che in questa zona ci sarebbe bisogno di tanti interventi legati al sociale. Sarebbe necessario un esercito sì, ma di educatori, psicologi, volontari.

ha collaborato Dario Sautto
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