Campi Flegrei, nuovo studio sui rischi: «Eruzione catastrofica tra 20mila anni»

Campi Flegrei, nuovo studio sui rischi: «Eruzione catastrofica tra 20mila anni»
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 16 Novembre 2018, 12:00
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Visti dall'alto, i Campi Flegrei sono una miriade di crateri più o meno circolari. Un campo, appunto, di vulcani che una volta sprofondati o esplosi si chiamano caldere, ciascuna delle quali ha dato luogo a eruzioni catastrofiche. Due di esse, avvenute negli ultimi 60 mila anni, hanno emesso grandi quantità di magma che hanno prodotto estesi depositi vulcanici noti come Ignimbrite Campana e Tufo Giallo Napoletano che ricoprono gran parte dei nostri territori e in più punti sono visibili in tutta la loro imponenza. In questa terra infuocata dove giace un vulcano assopito vivono oltre 500mila persone e ora una nuova teoria sembra riaccendere il terrore poiché si ipotizza una ricarica della camera magmatica che potrebbe dar luogo a un'eruzione altrettanto catastrofica. Ma sia gli autori del nuovo studio che gli scienziati che sorvegliano quotidianamente l'area dei Campi Flegrei rassicurano con pacatezza definendoli «allarmismi ingiustificati» e chiariscono: «Se mai avverrà questa eruzione, sarà non prima di 15-20 mila anni».

Ipotizzare l'evoluzione magmatica dei Campi Flegrei attraverso un nuovo modello sul lunghissimo termine è il lavoro a firma dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), La Sapienza Università di Roma, Politecnico federale di Zurigo (Eth) e Università di Cardiff e pubblicato su «Science Advance». Per capire cosa stava succedendo nella camera magmatica, gli studiosi hanno esaminato la geochimica delle rocce eruttate negli ultimi 60mila anni, sommandoli ai dati di altre pubblicazioni. Con questi dati hanno creato un modello per simulare le condizioni che portano a un'eruzione e ricostruire delle ciclicità dell'area. «Volevamo studiare l'evoluzione magmatica sul lungo termine, ovvero su decine di migliaia di anni, dal momento che la maggior parte degli studi precedenti ha affrontato eruzioni singole o brevi periodi di attività» spiega Gianfilippo De Astis, ricercatore Ingv e autore della ricerca. Ciò che è emerso, è che dopo l'ultima eruzione del Monte Nuovo del 1538 potrebbe essere iniziata una nuova fase evolutiva della vita della caldera, con la camera magmatica in fase di rialimentazione che anticiperebbe un'eruzione catastrofica «in tempi lunghissimi e imprecisati nel futuro». Si parla di 15-20 mila anni, ere geologiche insomma. Per chiarirci, il vulcano è attivo, ma neanche minimamente vicino a un'eruzione.
 
Il direttore dell'Osservatorio Vesuviano Francesca Bianco è un po' amareggiata per il «clamore con cui i social hanno commentato lo studio di Science Advanced. Non serve innescare un clima di terrore, non fa bene né agli scienziati, né a chi opera in termini di protezione civile. Il nostro compito, oltre che monitorare, studiare e analizzare le aree vulcaniche e sismiche, è quello di informare la cittadinanza. Quindi leggo titoli erronei su catastrofi imminenti, vedo il nostro ruolo vanificato, e ciò è ingiusto, poiché questo studio è molto importante scientificamente e non è scritto in nessuna riga che i Campi Flegrei stanno per eruttare. Ci sono altri recenti studi, realizzati da ricercatori Ingv, che propongono diversi modelli e interpretazioni dell'evoluzione del sistema magmatico flegreo. Nessuno offre una interpretazione univoca dei processi in atto nel sottosuolo. Il nostro mestiere è quello di studiare i dati con strumentazioni sempre più sofisticate affinché siano sempre più precise le ipotesi. Ma restano ipotesi».

La settimana scorsa c'è stata una riunione tecnica tra Osservatorio Vesuviano, Protezione civile e amministrazioni locali. «Un incontro programmatoper fare il punto sui piani di evacuazione, le emergenze, l'uso del territorio - continua Bianco - entro il 2019 si faranno le simulazioni dei piani di evacuazione, e compito di tutti dovrà essere di inculcare la consapevolezza di un rischio. I Campi Flegrei sono dal dicembre 2012 al livello di attenzione giallo. È un vulcano attivo e gli abitanti dell'area devono averne contezza. Ciò non significa che erutterà domani».
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