Bufera sulla Normale a Napoli:
il direttore protetto dalla polizia

Bufera sulla Normale a Napoli: il direttore protetto dalla polizia
di Gigi Di Fiore
Giovedì 13 Dicembre 2018, 22:56 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 10:21
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Chi lo conosce e lo ha incontrato due giorni fa, conferma che è ammalato. Da qualche giorno, il direttore Vincenzo Barone non si vede nel suo ufficio nella sede della Normale di Pisa. Proprio lui che, insieme con il rettore della Federico II di Napoli, Gaetano Manfredi, era stato il vero promotore del progetto di una Scuola Normale meridionale napoletana abortito due giorni fa, Ci aveva creduto, nel rispetto di un’idea di sinergia e collaborazione scientifica tra accademie che lo ha sempre accompagnato. Due giorni fa, quando a Roma il sindaco leghista di Pisa, Michele Conti, e il sindaco-ombra Edoardo Ziello, 27enne parlamentare della Lega già segretario cittadino dello stesso partito, annunciavano trionfanti lo stop al progetto, al Senato accademico della Normale i tre rappresentanti degli studenti presentavano una mozione di sfiducia contro il direttore. E, come hanno confermato al Mattino dalla Prefettura di Pisa, per qualche ora sotto casa del direttore Barone è stato effettuata «in via precauzionale» una sorveglianza saltuaria. Nulla di definitivo o di stabile, solo un atto nato da momentanea preoccupazione, senza seguito, legata al «clamore mediatico» sul progetto non realizzato della Scuola pisana a Napoli.
 
Resta, invece, la mozione di sfiducia al professore Vincenzo Barone presentata nella riunione del Senato Accademico. Non è stata discussa per l’assenza dell’interessato, a casa ammalato. Se ne riparlerà a gennaio, ma sembra che lo stesso direttore Barone sia intenzionato a dimettersi prima. I rappresentanti degli studenti continuano la loro critica, lamentando «mancanza di trasparenza sul progetto, su cui nessuna componente è stata ascoltata dalle istituzioni locali e nazionali». Giovanni Tonolo, Giovanni Maria Tomaselli e Stefano Cusumano, che rappresentano gli allievi nel Senato accademico, confermano il giorno dopo quanto inserito nella mozione di sfiducia: «Siamo contrari a un sistema universitario bipolare, fatto di piccoli centri iper-finanziati e per pochi, e di grandi atenei ridotti al collasso per tutti gli esclusi. In questo modo, sotto il vessillo dell’eccellenza si vuole coprire la mancanza di investimenti in diritto allo studio e ricerca».

A Pisa, gli schieramenti politici locali sono ormai chiari. Sulla stessa posizione della Lega, sono schierati i consiglieri comunali di Forza Italia, Riccardo Buscemi e Virginia Mancini. Anche loro ribadiscono che «la Scuola Normale superiore è solo di Pisa e la levata di scudi cittadina ha fatto fare retromarcia al governo». E ancora, continuando nella difesa campanilistica di un’istituzione che nel 1810 Napoleone volle a imitazione della Scuola superiore francese: «Il prossimo passo deve essere quello di ripristinare alla denominazione Scuola Normale Superiore la specificità di Pisa, per farla ben distinguere dai nuovi progetti di imitazione».
La difesa della presunta imitazione di un’antica gemmazione. Rispetto al centro-destra, il Pd pisano è invece di parere contrario. I consiglieri comunali Giuliano Pizzanelli e Olivia Picchi parlano di «sconfitta della ricerca italiana». E aggiungono: «C’è una sconfitta per Pisa, che avrebbe potuto diventare un punto di riferimento fondamentale per la politica nazionale della ricerca correggendo magari incomprensioni e timori non sempre giustificabili».
In città, c’è chi pensa che, dopo lo stanziamento ottenuto, la Federico II possa diventare in prospettiva una concorrente diretta della Scuola Normale di Pisa con spirito conflittuale e non più collaborativa. Una posizione interpretata anche dal quotidiano locale Il Tirreno, che ha scritto: «La Federico II ora, dopo che non potrà fregiarsi del titolo di succursale dell’eccellenza pisana, è pronta a fare in proprio e a dar vita alla Scuola Superiore Meridionale. Ci sono già 50 milioni per farla decollare? A quel punto, per la Normale si dovrà davvero combattere. Non contro se stessi, però, ma contro una concorrenza fuori controllo».
Un autogol, dunque, con protagonista la Lega e il suo principale esponente pisano: il giovane deputato Edoardo Ziello. E il sindaco Michele Conti, eletto grazie soprattutto ai voti della Lega e all’appoggio di Ziello, per spiegare l’impegno del direttore Barone sulla collaborazione tra Pisa e Napoli, aveva dichiarato: «Vuole portare la Scuola a Napoli perché lui è napoletano». Non è vero. Il professore Vincenzo Barone è nato ad Ancona. Il legame con Napoli sta nell’essersi laureato e formato alla Federico II. La sua è l’apertura del fisico e del ricercatore che sa come la chiusura e la mancanza di collaborazione nel campo accademico non portano lontano. 
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