Allerta meteo, il pasticcio bollettini: scuole aperte con 7 codici arancioni

Allerta meteo, il pasticcio bollettini: scuole aperte con 7 codici arancioni
di Paolo Barbuto
Martedì 23 Ottobre 2018, 10:47 - Ultimo agg. 10:51
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Se volete capire perché ieri le scuole sono rimaste chiuse dovete avere memoria lunga e tornare allo scorso mese di febbraio. Italia percorsa dai brividi artici, nevicate ovunque, previsioni di gelate anche a Napoli. La Protezione Civile regionale dirama un comunicato: allerta idrogeologica inesistente, di colore verde, ma gelate in vista, sicché bisogna procurarsi sale da gettare sulle strade per evitare la paralisi delle città.
A Palazzo San Giacomo leggono che l’allerta è «verde» e non badano al resto, le scuole vengono mantenute aperte il 26 febbraio mentre la città è paralizzata dalla nevicata. Saranno chiuse, invece, il giorno successivo quando il sole poderoso ha già sciolto ogni fiocco di neve. Polemiche e sfottò si sono susseguiti: bisogna leggere con attenzione i bollettini, hanno chiosato in tanti.
 
L’ORGANIZZAZIONE
Il Comune di Napoli ha un accuratissiimo piano di emergenza per il rischio idrogeologico e idraulico. Non è recente, risale al 2012 quando in sella c’era già il sindaco de Magistris. 
Quel piano prevede che, in presenza di allarme arancione scatti una poderosa macchina organizzativa che ha, al vertice, proprio il primo cittadino. Non appena viene diramato il documento di allerta, spiega il piano del Comune, va attivata l’unità di crisi gestita dal sindaco che pretende in attività tutti gli uomini e i mezzi della Protezione Civile comunale. Contestualmente si mette in movimento un gruppo tecnico che verifica la funzionalità dei sistemi di allarme previsti per avvisare la popolazione (non sappiamo quali siano ma ci sono certamente, non dubitiamo dei documenti ufficiali). Poi si apre una sala operativa ad hoc con presenza fissa di uomini in sala comunicazioni, di gruppi di pronto intervento, team di assistenza sanitaria, gruppi di sostegno alla popolazione, pool di esperti che predispongono eventuali luoghi di accoglienza per cittadini eventualmente costretti a lasciare le abitazioni, esperti capaci di tenere il censimento della popolazione nelle aree a maggior rischio.
Insomma, avete capito domenica pomeriggio, mentre Napoli era a passeggio, quale poderosa macchina organizzativa s’è messa in movimento dopo che è stato diramato l’allarme idrogeologico di colore arancione?
A dire la verità noi non abbiamo contezza che quella macchina organizzativa sia realmente scattata, ma il meccanismo dovrebbe attivarsi automaticamente secondo il piano di emergenza del Comune di Napoli, e probabilmente sarà proprio questa macchina organizzativa che ha generato il progetto di tenere chiuse le scuole napoletane.
I COLORI
La suddivisione in colori per gli eventuali allarmi idrogeologici è stata varata qualche anno fa dalla Protezione civile Nazionale. Serve a identificare con immediatezza i pericoli ai quali si potrebbe andare incontro, in modo da predisporre in anticipo eventuali contromosse, sperando che non siano necessarie (i dettagli li leggete nel grafico pubblicato in questa stessa pagina). L’attuazione delle contromosse, però, è delegata alle singole amministrazioni che conoscono il territorio e possono operare proprio nei luoghi a maggiore rischio. Ecco perché il Comune di Napoli ha varato il piano del quale avete già letto.
CODICE ARANCIO
Quel che non appare chiaro, dopo aver analizzato il percorso di un’allerta lanciata dalla Protezione Civile Regionale, sono le contromosse del Comune di Napoli.
Fortunatamente nell’ultimo anno non c’è stato nessun «allarme rosso», però ci sono stati ben sette bollettini di allarme arancione.

Considerando che due sono stati diramati in piena estate, ne restano cinque che il Comune ha ricevuto quando le scuole erano tutte in funzione: e allora perché in quelle occasioni non è stata deciso di lasciare a casa gli studenti per tutelare la loro salute? Una risposta, sebbene non certa ed esaustiva, è arrivata ieri dalle dichiarazioni del sindaco alla web tv del Comune: «Abbiamo atteso dettagli dalla Protezione civile Regionale, poi abbiamo visto in tv quello che stava succedendo a Roma e non abbiamo avuto più dubbi». Insomma, pare di capire (ma potremmo anche sbagliare) che la chiusura delle scuole sia stata determinata dalle immagini del tg. La procedura di allerta prevede la consultazione di decine di esperti, eppure alla fine è bastato dare uno sguardo alla tv per decidere.

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