Napoli, Santagada: «Parchi, via al restyling: ​in campo anche i privati»

L'assessore comunale: più sinergie

Il parco Virgiliano
Il parco Virgiliano
di Davide Cerbone
Lunedì 17 Luglio 2023, 10:05
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A fotografare il disarmo, come spesso capita, è l'evidenza dei numeri: sono oltre 30mila le piante affidate alla cura del Servizio Verde del Comune di Napoli, che oggi conta in organico otto agronomi. A ciascuno di loro ne toccano in custodia più o meno 3.800. Un rapporto che fino a poche settimane fa era ancora più deprimente, considerato che la cura del patrimonio arboreo municipale era sulle spalle di un solo professionista. La proporzione, in questo caso, è drammaticamente elementare. Eppure sulla gestione del capitale botanico la macchina si è rimessa in moto. E promette di continuare ad accelerare grazie ad un modello di gestione aperto ad associazioni e privati. Alla guida c'è Vincenzo Santagada, titolare della delega al Verde e alla Salute nella giunta Manfredi.

Assessore, dopo anni difficili, qualcosa finalmente si muove. Di chi è il merito?
«Di un lavoro di squadra e di un efficientamento delle poche risorse a disposizione. Le selezioni per il concorso si sono concluse da poco, nel frattempo abbiamo dovuto far fronte alle tante esigenze con una dotazione di personale assolutamente sottodimensionata.

Basti pensare che per circa due mesi abbiamo avuto in servizio un solo agronomo. Oggi ne abbiamo otto, un numero ancora insufficiente, considerata la vastità del territorio, l'estensione del verde e il numero di alberi. Ma l'amministrazione sta lavorando per aumentare l'organico».

I nuovi innesti consentiranno di intervenire con il bisturi invece che con l'accetta sulle alberature potenzialmente pericolose, evitando abbattimenti indiscriminati?
«Noi dobbiamo fare sia manutenzione che prevenzione. Con le nuove assunzioni possiamo abbattere laddove è necessario e ripiantumare il giorno dopo. A proposito: da un anno e mezzo stiamo piantando nuovi alberi. Un'operazione del valore di 5,6 milioni che in quartieri come Fuorigrotta e il Vomero è stata quasi completata. Vogliamo riempire tutte le fossette vuote con una sostituzione specie su specie».

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Si farà lo tesso anche per i compianti alberi di Posillipo, dei quali si è spogliata la vista da cartolina?
«Lì i pini verranno sostituiti da altre essenze arboree autoctone: ne sono state scelte cinque, a seconda delle vie, per evitare che in caso di infestazione parassitaria si distrugga di nuovo il patrimonio verde. In questo modo, si aumenta anche la biodiversità».

C'è attesa anche per i progetti su Villa comunale e Virgiliano.
«Trattandosi di beni monumentali, e ad alto valore paesaggistico, sono in corso le interlocuzioni con la Soprintendenza, ma siamo in fase avanzata. I lavori, che al netto di ostacoli inizieranno tra la fine del 2023 e l'inizio del 2024, dovrebbero durare circa un anno. Faremo in modo di lasciare aperti i parchi delimitando le aree di cantiere».

Tra i siti dei quali avete annunciato la riapertura c'è il parco Minopoli, più conosciuto come parco dell'ex gasometro. Quando lo riconsegnerete alla comunità?
«Poiché si tratta di un'area anche a vocazione didattico-agricola, per l'apertura a circa venti anni dall'inizio del progetto di questo polmone al centro del Vomero attenderemo l'inizio dell'anno scolastico, così da coinvolgere subito studenti e insegnanti».

Ci sono aree verdi che per le condizioni socio-economiche e ambientali dei quartieri che li ospitano meritano una particolare attenzione. A che punto sono quei progetti?
«Sono finiti i lavori nei parchi Anaconda, a Pianura e Ventaglieri, ma anche al parco Buglione, in via Domenico Fontana, mentre sono in via di completamento quelli nel parco storico Re Ladislao e nel parco di via Nicolardi. Inoltre, stiamo per affidare i lavori di altri sei parchi: Mascagna, Ciro Esposito, Poggio, San Gaetano Errico, De Filippo e San Gennaro. I lavori dovrebbero iniziare entro l'autunno e per la prossima primavera saranno completamente riqualificati. Inoltre, è in fase avanzata la realizzazione del nuovo parco della Marinella, a ridosso della zona portuale: 30mila metri quadri che dopo quasi 25 anni sottrarranno definitivamente al degrado un'area all'ingresso della città. Nel Parco dei Camaldoli, invece, grazie ad un accordo con l'ente Parco delle Colline Metropolitane saranno eseguiti interventi per riaprire alcuni varchi e percorsi interni. Di imminente acquisizione, infine, il progetto del parco Massimo Troisi».

Dopo aver riaperto, però, bisogna gestire. Quale sarà la strategia del Comune in questo senso?
«La gestione è la principale sfida di questa amministrazione. Il personale giardiniere e addetto alla sorveglianza è quasi completamente azzerato, è in corso uno studio per un piano di gestione definitivo di tutto il verde cittadino. E si sta valutando l'ipotesi di affidare parzialmente il verde orizzontale ad un global service».

Intanto Napoli è ancora sprovvista di un regolamento del verde urbano: quando sarà approvato?
«È stato inviato in bozza alla commissione consiliare Salute e Verde e alle principali associazioni e comitati del settore. In autunno lo approveremo in giunta per poi sottoporlo al Consiglio comunale. Il testo affronta appunto la questione del coinvolgimento dei privati. Pensiamo che un partenariato pubblico-privato sotto il continuo monitoraggio del Comune sia la strada migliore».

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