Da metà dicembre il suolo dei Campi Flegrei ha arrestato la sua corsa iniziata nel 2005. La velocità di sollevamento, infatti, già diminuita in due step dopo un’estate estremamente ballerina, ora è pari allo zero, mentre prima si manteneva su un centimetro al mese. A dirlo è l’ultimo bollettino mensile pubblicato dall’Osservatorio Vesuviano che precisa che il sollevamento totale registrato al Rione Terra di Pozzuoli da quando è iniziata l’attuale fase di unrest (cioè l’attuale crisi bradisismica) è di circa 119 centimetri. Il fenomeno, però, non è affatto anomalo e per ora non possiamo dire se porterà a una fase di abbassamento del suolo e la fine di questa crisi bradisismica. Tra il 2007 e il 2011 c’era stata perfino una fase discendente, cioè il suolo si era abbassato in fasi alterne, e, come dichiara la direttrice Francesca Bianco, anche tra il 2013 e il 2014 c’era stata una stasi, e un’altra era avvenuta tra fine giugno e inizio luglio 2022. Non essendoci innalzamento del suolo, anche l’attività sismica ha subito ha subito un’enorme diminuzione poiché o fenomeni sono strettamente correlati: a dicembre si sono registrati solo 76 scosse, tutte di energia molto bassa e non avvertite dalla popolazione.
Settantasei scosse: per ritrovare un numero così basso dobbiamo tornare all’agosto 2020 quando ce ne furono appena 35.
Come dicevamo, dalla metà di dicembre non si registrano deformazioni del suolo significative, mentre dal punto di vista geochimico, la composizione delle fumarole e i parametri monitorati indicano il perdurare dei trend pluriennali di riscaldamento e pressurizzazione del sistema idrotermale. Il flusso di CO2 (anidride carbonica) diffuso dal suolo per l’area della Solfatara è pari a circa 4.000 tonnellate al giorno.
La riunione della Commissione nazionale per la previsione e prevenzione dei Grandi Rischi – Settore Rischio Vulcanico del 15 dicembre scorso ha confermato lo stato di allerta Giallo per i Campi Flegrei e ribadito che non c’è alcuna variazione significativa dei parametri monitorati, sebbene ribadisca che «alcune fenomenologie sono imprevedibili in qualunque livello di allerta e pertanto il rischio non e mai assente». Anche nel Bollettino dell’Osservatorio Vesuviano si dichiara che «sulla base dell’attuale quadro dell’attività vulcanica sopra delineato, non si evidenziano elementi tali da suggerire significative evoluzioni a breve termine» e il monitoraggio dell’area flegrea permane al livello di Attenzione ossia lo stato di allerta Giallo.
Dal gennaio al dicembre 2023 sono stati registrati 6.066 terremoti, quasi il doppio di tutto il 2022 in cui ebbero 3.181 scosse. È comunque l’anno più energetico dall’inizio dell’attuale crisi bradisismica. I mesi più dinamici sono stati agosto e settembre, rispettivamente con 1.118 e 1.106 scosse. La scossa più forte, record degli ultimi quarant’anni, ha avuto magnitudo 4.2 ed è avvenuta il 27 settembre. Le scosse con magnitudo superiore a 3 durante il 2023 sono state appena 12, mentre quelle superiori alla magnitudo 2 sono state 70: tutte percepite dalla popolazione. Da ottobre è diminuito il numero di scosse (533, 159 a novembre e 76 a dicembre), così come le magnitudo a esclusione dell’evento di magnitudo 4 del 2 ottobre; la prima metà dell’anno, però, non ha mai mai avuto meno di 200 sismi.