Centro Ester di Barra, il caso delle suore e della riabilitazione altrove

Giovedì 7 Dicembre 2017, 15:20
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Spettabile Direzione de “Il Mattino”,
ho seguito con molto interesse l’articolo a firma di Giuliana Covella apparso sulla vostra edizione online il 4 dicembre scorso sul Centro Ester anche perché conosco la storia di quella Associazione fin dalle sue origini, mia moglie è logopedista presso di loro e viviamo proprio a Barra, un quartiere della periferia est di Napoli, dove, come viene detto molto bene nell'articolo, un gruppo di persone è riuscito ad affossare una delle realtà più belle forse a livello cittadino.

Vi scrivo perché successivamente alla sua pubblicazione, nella giornata di ieri 6 dicembre ho potuto notare l’aggiunta di una replica attribuita alle Povere Figlie della Visitazione secondo le quali non sarebbe vero che i bambini del quartiere non fanno più riabilitazione da quando la struttura Centro Ester è chiusa perché le suore li avrebbero “indirizzati ad altre strutture operanti sul territorio". Non so sulla base di quale documento abbiate deciso di provvedere a dare spazio a questa opinione, ma desidero segnalarvi che con ogni probabilità la “replica” è arrivata proprio da quel gruppo di suore che, ancora adesso, accetta a malincuore il commissariamento del Papa e che preferisce i legami con le proprie famiglie di origine a quelli con la Chiesa. Non so se il Commissario Apostolico inviato dalla Santa Sede (Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica) sia al corrente della “replica”, ma sarebbe ben strano che lo fosse e che accettasse una tale pubblicità soprattutto se fondata su notizie false. Concludo questa mia lettera ringraziandovi per l’attenzione che finalmente avete dato a questa incresciosa situazione che vive il mio quartiere e invitandovi ad approfondire i temi lanciati con questo primo articolo che includono il dramma sociale di chi non vede rispettato il diritto alla salute, ma anche la gestione disinvolta di (cospicue) risorse pubbliche.

Cordialmente, prof.
Raffaele Velotta
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