Gli armatori napoletani
alla guerra dei traghetti

Gli armatori napoletani alla guerra dei traghetti
di Antonino Pane
Mercoledì 19 Settembre 2018, 12:10
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Sarà la magistratura a dichiarare il cessate il fuoco tra i gruppi armatoriali Onorato e Grimaldi? Il primo accusa il secondo di utilizzare marittimi extracomunitari e di beneficiare del regime fiscale previsto per chi imbarca personale italiani; il secondo accusa il primo di avere contributi pubblici in virtù di una convenzione tra lo Stato e la Tirrenia e di non garantire la dovuta continuità territoriale (prezzi da pendolari) con la Sardegna. «Siamo perfettamente convinti, con prove che porremo a piena disposizione degli inquirenti ha affermato Vincenzo Onorato, presidente dell'omonimo gruppo armatoriale che le reali motivazioni di questa campagna diffamatoria traggano origine dalla battaglia nella quale ci siamo impegnati ormai da anni per difendere l'occupazione dei marittimi italiani, denunciando una truffa ai danni dello Stato e una violazione sistematica delle norme che consentono a troppi gruppi armatoriali italiani di attuare a bordo delle loro navi, battenti bandiera italiana e in quanto tali esenti da qualsiasi tassazione, di sfruttare manodopera extra-comunitaria a livello di pura schiavitù».
 
Onorato individua nell'ex parlamentare Mauro Pili l'ariete del gruppo Grimaldi. Così Vincenzo Onorato ha deciso di querelarlo per diffamazione e di chiedere un risarcimento di danni a partire da 20 milioni di euro per le continue iniziative contro la Tirrenia che sarebbero condite da notizie false. E non basta. Onorato ha chiesto all'autorità giudiziaria di indagare anche «su una campagna diffamatoria articolata anche attraverso interventi diretti del direttore short-sea della Grimaldi Lines, Guido Grimaldi, come provato dalla diffusione di messaggi telefonici personali in particolare alla comunità estesa dell'autotrasporto». Secondo Onorato le dichiarazioni sono «perfettamente sovrapponibili a quelle rilasciate da Pili anche nell'ambito di una petizione in rete finalizzata a colpire la convenzione con lo Stato per l'esercizio dei servizi di collegamento marittimo con la Sardegna, Sicilia e isole minori e attraverso la gestione di attività di volantinaggio all'imbarco dei traghetti del gruppo Grimaldi».
La replica di Guido Grimaldi è arrivata a stretto giro. Un ambiguo ruolo di Guido Grimaldi nella petizione lanciata dall'ex Presidente della Regione Sardegna Mauro Pili per la revoca da parte dello Stato della convenzione alla Tirrenia? Il presidente dell'Alis, nonché Presidente della Commissione Corto Raggio della Confitarma e Corporate Short Sea Commercial Director del Gruppo Grimaldi precisa subito che apprezza l'iniziativa del presidente Mauro Pili, nonché quella del presidente Ugo Cappellacci. «Ci rallegriamo - aggiunge - per la sottoscrizione della petizione da parte di oltre 60.000 cittadini i quali chiedono la revoca della Convenzione per la continuità territoriale vigente tra lo Stato Italiano e Tirrenia». Guido Grimaldi aggiunge che si tratta «di una convenzione che non è stata messa in gara, a differenza dell'unica convenzione sottoscritta dal Gruppo Grimaldi (con la formula Public Service Obligation) con lo Stato Maltese la quale è stata oggetto di gara per ben tre volte nell'arco degli ultimi 10 anni. Tale convenzione prevede un modestissimo importo annuo di 200mila euro per collegare, con l'Italia, una nazione più grande dell'isola d'Elba (per la quale vengono erogati oltre 20 milioni annui). Inoltre, il nostro Gruppo opera servizi regolari tra il Pireo e l'isola di Creta (Heraklion e Chania) con modernissime navi traghetto senza ricevere alcun contributo dallo Stato Greco, contrariamente ai 72 milioni annui erogati alla Tirrenia per collegare la Sardegna al Continente». Grimaldi propone al governo italiano di adottare il modello spagnolo in alternativa all'attuale Convenzione vigente tra lo Stato e la Tirrenia. Tale modello offre un sistema efficace ed efficiente di continuità territoriale tra la Penisola Iberica e le Isole Baleari e le Canarie, con contributo erogato direttamente ai nativi e residenti di tali isole. «Per quanto riguarda il settore merci - sottolinea Grimaldi - si può prevedere un contributo simile al mare bonus per sostenere la continuità territoriale».
 
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